Passata di pomodoro italiana: come si riconosce dopo il caso Petti
Il giudice per le indagini preliminari ha convalidato il sequestro di quasi 4.500 tonnellate di passata di pomodoro italiana Petti.
Si arricchisce di nuovi particolari la vicenda dell’azienda toscana accusata di etichettare come “pomodoro 100% italiano” e “pomodoro 100% toscano” prodotti destinati alla vendita. In realtà mescolati con concentrato di pomodoro proveniente da paesi extra UE.
Secondo il gip, le prove raccolte nell’indagine per frode in commercio e durante il sequestro del 26 aprile scorso negli stabilimenti di Campiglia e Venturina, confermano il quadro indiziario.
Ce n’è abbastanza per confermare la confisca della passata di pomodoro Petti perché non italiana. Valore commerciale almeno a 3 milioni di euro.
Il sequestro, per effetto del clamore mediatico sollevato, ha ulteriormente disorientato quei consumatori che, non avendo il tempo di fare la passata di pomodoro in casa, la scelgono al supermercato.
Una scelta complicata dalla quantità dell’offerta, con decine di marche presenti tra gli scaffali, anche molto diverse tra loro per qualità.
Chi tra i consumatori, è animato da un forte desiderio di passata di pomodoro italiana, lamenta una certa opacità delle etichette. E non sa cosa cercare per individuare l’origine dei pomodori.
Come scegliere la migliore passata di pomodoro dopo il caso Petti
Vi abbiamo suggerito le 9 marche da comprare al supermercato dopo il caso Petti. Ma soffermarsi sulla lettura attenta delle etichette può, al solito, aiutare nella scelta giusta.
Un indizio positivo è la base della passata fatta esclusivamente di pomodori. Sarebbe logico che fosse così, ma le diverse aggiunte sono sempre in agguato.
Sono invece indizi negativi sale e zucchero presenti in quantità consistenti. Così come la scritta: “succo di pomodoro concentrato”.
Cosa cercare in etichetta per individuare l’origine dei pomodori
I paradossi non mancano.
Per esempio, non è detto che la presenza in etichetta dell’indirizzo di un produttore localizzato in Italia corrisponda a una passata di pomodoro italiana.
Quell’indirizzo potrebbe equivalere al luogo di imbottigliamento del pomodoro.
Invece, nelle etichette delle passate di pomodoro si devono precisare obbligatoriamente sia il Paese in cui i pomodori vengono coltivati, che quello in cui vengono trasformati in prodotti derivati. Come, appunto, la passata.
Quando i due processi si svolgono in Italia, la dicitura sarà unica: “Origine del pomodoro Italia”.
Per capire se la passata di pomodoro è italiana impariamo poi a distinguere i vari loghi.
– Il logo UE del biologico è un credibile attestato di italianità dell’agricoltura e, di conseguenza, del prodotto.
– Ma se lo stesso logo è accompagnato dalla dicitura “IT-BIO-007, agricoltura Ue”, l’etichetta attesta soltanto la lavorazione di materie prime dell’Unione Europea.
– Infine, è possibile che nell’etichetta sia presente una bandiera italiana. Questo, tuttavia, non basta ad assicurare che sia una passata di pomodoro italiana.
Deve essere completata da informazioni quali “Origine del pomodoro italiana” oppure “Pomodoro italiano al 100%”. Altrimenti si tratta della classica frode.
Dalla quale, tuttavia, possiamo difenderci da soli.