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Ristoranti
11 Marzo 2021 Aggiornato il 11 Marzo 2021 alle ore 18:25

Perché il Covid non ha ucciso pizzerie e ristoranti napoletani negli USA

Le pizzerie e i ristoranti napoletani negli USA hanno retto l'onda del Covid. Lo spiegano Ciro Iovine, Marco Giugliano e Pasquale Di Maio
Perché il Covid non ha ucciso pizzerie e ristoranti napoletani negli USA

Un anno di Covid, un anno in affanno per le pizzerie e i ristoranti napoletani. In Italia, nel mondo intero e negli Stati Uniti, sempre particolarmente significativi. Non soltanto per i sogni di quegli imprenditori che hanno cercato e che ancora cercano il “Sogno Americano”, ma anche per tutte quelle aziende del nostro territorio che a loro volta sognano di esportare e di export addirittura ci vivono.

Il punto della situazione dei ristoranti napoletani, da Est a Ovest. Tra New York, Miami e Minneapolis. Tra le facce simpatiche e oramai iconiche della nostra Napoli a stelle e strisce.

Pizzaiolo, chef e imprenditore, se si volesse sposare per ciascuno una sola definizione.

Ciro Iovine, Marco Giugliano, Pasquale Di Maio

pizza e ristoranti napoletani Song e Napule

Ciro Iovine sfoggia comunque il sorriso tra le mura del suo gioiellino Song’ E Napule. Il sorriso, sì,  vero marchio di fabbrica qui, nonostante Manhattan sia senza dubbio il più colpito dei tre scenari e forse persino dell’intero quadro statunitense.

Marco Giugliano

Gli fa eco Marco Giugliano, volto già noto di una Florida quasi tornata alla normalità della vita sociale di sempre. Artista del fine dining alla guida del ristorante Dōma, che macina numeri pazzeschi, a dispetto di una crisi che qui si percepisce meno, per larghi tratti pure come superata.

ristoranti napoletani negli Stati Uniti Pasquale Di Maio

E infine Pasquale Di Maio, da un Minnesota meno esplorato, ma proprio per questo ancora più affascinante nonché interessante, anche in chiave investimenti. Pasquale che, già campione del “Best Slice of the Twin Cities” (l’ambito trofeo locale per il miglior trancio di pizza, Minneapolis è “gemella” di Saint Paul, ndr) ha saputo tirarsi su le maniche. Si è reinventato una vera e propria armata imprenditoriale fatta di pizza, catering e delivery, all’ombra delle sue nuove bandiere Vesuvio’s, Chuckwagon e Special Events.

La parola a loro, dunque, per capire lo stato di salute dei ristoranti e pizzerie napoletani.

Tra qualche preoccupazione, tanta forza e un’unica speranza: quella di lasciarsi alle spalle quest’anno di Covid.

Qui New York, Ciro Iovine di Song’ E Napule

Ciro Iovine

“In questo preciso momento, la situazione a New York è migliorata, sicuramente è migliorata rispetto all’anno scorso. Stiamo lavorando al 35% della capacità, ma i clienti nonostante si stiano vaccinando sono preoccupati dal rispetto delle distanze, cosa complessa considerata la dimensione del mio locale. Non nascondo che alle volte alcuni clienti hanno preferito andar via. Ma nonostante ciò, non mollo e ci credo: credo, cioè, che siamo arrivati alla fine di questo incubo, di certo non del nostro sogno”.

Qui Miami, Marco Giugliano di Dōma

Marco Giugliano

«Onesto? Il lavoro a Miami va alla grande. Anzi, probabilmente insieme a Dubai è una delle città più “busy” del mondo. Chi conosce l’universo della ristorazione sa che un periodo così, giocato a questi ritmi di quasi normalità, equivale a un gran goal, praticamente a una finale di Coppa del Mondo vinta. Poi certo, c’è chi fa un po’ di più e chi fa un po’ di meno, ma l’importante è continuare a mantenere alto lo standard, vivo il business, magari senza nemmeno troppo voler strafare. Qui, comunque, la capienza è al 100%, tutti i locali stanno riaprendo, tutto profuma della vita di sempre».

Qui Minneapolis, Pasquale Di Maio di Vesuvio’s Mobile Wood Fired Pizza

Pasquale Di Maio

«Tutto a gonfie vele. Siamo in una fase di grande ripartenza, attualmente al 50% di capacità nella ristorazione, ma con una valanga di delivery, quindi ok. Ci siamo dovuti adattare alle esigenze della vita perché con lo stop degli eventi, non avendo più lavoro per il catering, abbiamo reinventato il concetto della nostra azienda e fortunatamente stiamo andando molto bene. L’America, come il mondo intero del resto, scalpita, ha voglia di tornare, di riprendersi tutto».

I ristoranti napoletani al tempo dei vaccini

ristoranti napoletani negli Stati Uniti

Ma quanto è stato difficile resistere quest’anno da un punto di vista economico per i ristoranti napoletani? Quanti invece non ce l’hanno fatta? Quali le speranze da adesso in poi? In particolare con i vaccini che stanno andando alla grande…

Ciro Iovine

ristoranti napoletani negli Stati Uniti Ciro Iovine

“Uagliu’, che dire: io ho dovuto chiudere per 4 mesi, continuando a pagare il 50% dell’affitto grazie ai provvedimenti del governo che ci ha aiutato davvero tanto con questi “loan” (prestiti, ndr). Tanti locali invece hanno chiuso specialmente a Midtown. Ma grazie a dio questi vaccini stanno aiutando molto, tutti i newyorkesi si stanno vaccinando, tra poco anche io e i miei collaboratori”.

Aggiunge un «Finalmente!» colossale, e sospira.

Marco Giugliano

ristoranti napoletani negli Stati Uniti Marco Giugliano

“La situazione dei vaccini spero continui così, più che per “Dōma”, sinceramente per ritornare a viaggiare. Ho molti colleghi e amici che vogliono tornare qui a lavorare, ma non li fanno entrare ed è un vero peccato visto che sono fermi ormai da un anno e credo che non ci sia cosa più brutta che separare una persona dai propri progetti, dalla propria passione. Ci sono purtroppo tanti colleghi in zona che non ce l’hanno fatta, è stato un periodo davvero duro perché in America se non riesci a gestire le spese, diciamoci la verità, è tre-quattro volte più complicato che in Italia. Mantenere un affitto, una qualsiasi spesa e anche un’assicurazione sanitaria”.

“Qui le cifre “schizzano” in un attimo. Per mia fortuna, ho sempre lavorato e quindi sono riuscito a tenere testa a tutte le “botte” che abbiamo preso. Nonostante io non abbia la cittadinanza, sono stato comunque aiutato dal governo Trump verso cui sono molto molto riconoscente. Ora vediamo Biden, speriamo sempre bene, sempre meglio”.

Pasquale Di Maio

Pasquale Di Maio ristoranti napoletani negli Stati Uniti

“La mazzata c’è stata. Se la ristorazione è andata giù del 50%, noi siamo scesi del 95%, con il catering che è stato completamente stoppato. Quindi ci siamo detti: “Che facciamo? Chiudiamo o ci inventiamo qualcosa?”. Ce l’abbiamo fatta, ci siamo fatti forza, ci siamo inventati qualcosa. Mi ripeto ogni giorno: “Pure nella peggiore delle ipotesi, c’è sempre una soluzione”.

“La ristorazione qui ha sofferto molto, ci sono state circa 150 attività che hanno abbassato le saracinesche a causa delle spese molto alte e del personale che ha preferito la disoccupazione al lavoro, visti gli ingenti aiuti del governo. I vaccini stanno andando molto forte, la situazione è migliorata assai. Le quote sono ancora over 65, ma sono previsti dei provvedimenti specifici per chi lavora nella ristorazione. Detta molto francamente: qui stanno anni luce avanti”.

Gli aiuti del Governo americano ai ristoranti napoletani

Song e Napule ristoranti napoletani

Nel frattempo e per concludere, ancora aiuti da parte del governo.

Una serie di bonifici arrivati automaticamente sui conti correnti degli americani nel 2020.

Nel 2021, a distanza di un anno esatto dallo scoppio della pandemia, un altro pacchetto da 1 miliardo e 900 milioni di dollari.

  1. Qual è la sensazione?
  2. Quale il confronto “a pelle” tra la vecchia amministrazione Trump e la nuova amministrazione Biden?

Biden e Trump per i ristoranti napoletani

ristoranti napoletani pizza

Ciro Iovine: “Trump ha dato una grande mano a tutti gli americani e in particolare a noi imprenditori. Che vi devo dire? Non sono mica un esperto di politica, ma certo mi auguro che Biden almeno in questo senso prosegua nella stessa identica direzione. Per la West Coast e per la East Coast, Biden doveva vincere e basta. Ma per quanto riguarda il lato imprenditoriale, credo che Trump sarebbe stato meglio, vista anche la situazione qui a New York, dove De Blasio e Cuomo hanno imposto delle restrizioni talmente rigide che da un punto di vista economico quasi ci hanno distrutti. Nonostante gli aiuti del governo e nonostante i risparmi accumulati in una vita intera”.

Marco Giugliano: “La Florida sta andando a 1000 km/h, non c’è nessuno che al momento si sta lamentando. Io sono qui da 2 anni e mezzo e non ho mai visto così tanta gente. Personalmente credo che questa nuova amministrazione continui sulle orme della precedente vista l’economia di nuovo in crescita, anche se c’è da dire che Trump è stato straordinario. Chiunque lavori nel mondo della ristorazione non può aprire bocca. Trump è stato come un secondo padre per quelli come noi. Tutto sommato qui c’è una sensazione incredibile, di svolta, di rinascita”.

Pasquale Di Maio: “Lo Stato americano ha aiutato moltissimo le aziende, indipendentemente da dimensioni e settore, in particolare con l’amministrazione Trump. Adesso si stanno concentrando pure sulle aziende con profitti medio-alti, che comunque meritano sostegno perché danno lavoro a un sacco di gente. Nonostante io sia dichiaratamente apolitico, credo che per noi imprenditori Trump avrebbe fatto meglio. Ciò non toglie che l’amministrazione Biden sicuramente seguirà, almeno in questo settore, le orme della precedente. Perché parliamoci chiaro: se muore l’economia, muore l’America. E questo non succederà mai. Neanche per questo fottuto Covid”.

[Immagini: Facebook ristoranti]

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