Muore Pino Daniele, simbolo di Napoli anche con Na tazzulella ‘e cafè
Pino Daniele è morto e si porta via una stagione di musica e di simboli di Napoli. Un infarto lo ha stroncato nella sua casa di Magliano in Toscana in Maremma.
La Rai a fine dicembre gli aveva dedicato una puntata monografica e l’ultima apparizione pubblica è stata il concerto al Forum di Assago qualche giorno prima di Natale.
Sul palco erano saliti anche i suoi due amici di sempre: Jam James Senese e Tullio De Piscopo.
Che c’entra Pino Daniele in un sito di cibo? Nel suo album di esordio, oltre alla celeberrima Napule è, c’è Na tazzulella ‘e cafè: e fu soprattutto quest’ultima a diventare colonna sonora dell’estate 1977. Sembrava una canzone divertente tutta improntata sul colore delle tradizioni napoletane che sono l’humus di cui si nutre la musica di Pino Daniele.
Ma anche a distanza di quasi 40 anni da quegli ascolti dal jukebox a Marina del Cantone, nel bar accanto al ristorante Taverna del Capitano, l’articolo di Mario Luzzato Fegis sul Corriere della Sera riporta il senso degli albori di quello che fu definito il “Neapolitan Power“, l’energia napoletana che vuole un cambiamento.
È stato capace di evocare la grande varietà di umori, di atmosfere e di stili di una Napoli che nessuno aveva colto prima di lui. «Na tazzulella ‘e cafè» è la canzone degli esordi. Che a un ascolto distratto può sembrare qualcosa di leggerino. Ma leggendo con attenzione il testo troviamo altri significati reconditi. «E nuje tirammo ‘nnanze, cu ‘e dulure ‘e panza… e invece ‘e ce ajutá, ce abbóffano ‘e cafè…» («Noi tiriamo avanti, con dolori di pancia… e invece di aiutarci ci riempiono di caffè…»): vale a dire, «basta governarci con la locuzione feste, farina e forca dal sapore borbonico»
Una rivoluzione che sarà compiuta dal vivo nel celeberrimo concerto a Piazza del Plebiscito il 19 settembre del 1981. Quasi un anno dopo dal terremoto, la piazza parcheggio si riempie di 200 mila persone venute ad assistere a quello che diventerà un evento con i musicisti che segneranno un’epoca. Non c’erano smartphone per documentare in quantità industriali Tullio De Piscopo alla batteria, Tony Esposito alle percussioni, James Senese al sax, Rino Zurzolo (più o meno quattordicenne) al basso e contrabbasso e Joe Amoruso alle tastiere.
Resta solo il ricordo dell’amico che si era quasi incatenato al palco ad orario antelucano per salutare il ventiseienne Pino Daniele che era diventato una star e l’odore dei fritti e delle pizze che sbucavano assieme agli spettatori da via Chiaia, dal pallonetto di Santa Lucia e dalla funicolare centrale.
[Immagini: Roberto Panucci Facebook, fancityacireale]