Pizza Magna Lega. Da Napoli la risposta alla gastrocrazia di Milano
C’era la Milano da bere della pubblicità degli anni ’80, degli spot televisivi sulla neonata televisione di Silvio Berlusconi, Canale 5, che da lì a poco sarebbero diventate tre con Rete 4 e Italia 1 grazie alle acquisizioni.
Oggi c’è la Milano del Pirellone tumefatto di imbrogli e mazzette con Renzo Bossi, il Trota, costretto alle dimissioni per aver intascato soldi del suo partito, la Lega Nord, che sono soldi pubblici. Con lui è stata travolta la famiglia e il cerchio magico, parole e motti che richiamano altre tradizioni ugualmente tremede dell’altro capo dello Stivale.
Sembra ieri quando alle ampolle del Po, ai riti celtici, ai manifestanti di Piazza San Marco, alla polenta e alla coda alla vaccinara nel centro di Roma piuttosto che alla movida della gastrocrazia leghista che preferisce i Parioli e i suoi locali, si aggiungeva il celodurismo e il grido che sembrava di una piazza affamata: Roma ladrona.
Ora sono in molti a rispondere ed è soprattutto il “solito” Gino Sorbillo che dal ventre di Napoli affida il messaggio di riprovazione al cibo popolare che sa maneggiare dopo la provocazione della margherita a 100 € per i politici. Nasce così la pizza Magna Lega che poteva sembrare l’unione di un regno sotto un condottiero ed è invece la prova che una volta al potere i duri si ammosciano e fanno esattamente come quelli che hanno contestato.
In una caduta senza fine della democrazia verso l’oligarchia e poi la tirannide. Nulla di nuovo sotto questo cielo.