Report: 5 cose che non sapevo su nocciole, pesticidi biodiversità e Nutella
Che mondo sarebbe senza Nutella, ricorda Report con un famoso slogan, ma al termine della puntata c’è da chiedersi che mondo sarà con troppe nocciole.
Nel mirino dell’inchiesta condotta da Bernardo Iovene finiscono le nocciole. Quelle che ci accompagnano in pasticceria e in gelateria. L’incipit è dei più dolci, con un gelato alla nocciola, il gusto più amato. Ma il finale è amaro.
Proprio come quello delle nocciole cimiciate. Non è una varietà di nocciole, ma sono le nocciole attaccate dalla cimice che diventano l’oggetto dell’inchiesta di Report.
E noi, davanti allo schermo, ci avventuriamo in un percorso popolato da nocciole, gelati, torte, baci di dama, sbrisolone, panettoni, Nutella. E ovviamente cimici.
1. Una nocciola cimiciata e dolci e gelati sono fregati
Ne basta una sola di nocciola cimiciata tra le tante nocciole che compongono la pasta e il gelato e la torta non sono più buoni, spiega a Report Davide De Simone della Gelateria Gianni di Bologna.
Se una cimice punge la nocciola, lascia un sapore sgradevole, tra l’amaro e il rancido. Sembra impossibile che 600 grammi di pasta di nocciole su 4 litri di latte possano rendere cattivo un gelato. Eppure è così.
Il guaio è che la nocciola cimiciata non è distinguibile dalle altre. Né sull’albero né tra tutte quelle raccolte.
Per scoprire la nocciola cimiciata va fatto un test dopo la raccolta. Si inseriscono 100 nocciole in una sorta di ghigliottina e le si aprono a metà. A quel punto si scoprono le nocciole cimiciate.
Il test è quello utilizzato anche dalle aziende che acquistano le nocciole e l’esito determina il prezzo. È quindi necessario che nella ghigliottina tra le 100 nocciole non ce ne siano di cimiciate, spiega Report.
2. Le nocciole stanno cambiando la Tuscia, dice Report
Bernardo Iovene è a Vignanello. Siamo nella Tuscia, in quel lembo di territorio dell’alto Lazio che confina con Umbria e Toscana. In pratica, la provincia di Viterbo con i laghi di Vico e di Bolsena.
“Vignanello si chiama così perché era il paese delle vigne. Oggi è letteralmente circondato dai noccioleti”, spiega Bernardo Iovene. Toccherebbe cambiare il nome. Da Vignanello a Vignocchiole o Nocchianello, commentano Cesare e Maurizio, due agricoltori che hanno tagliato la vigna per far posto alle nocciole.
“Un ettaro di nocciolo rende di più di un ettaro di vigna, poi nella vigna c’è molto lavoro e nel nocciolo no”. Basterebbe già questa spiegazione per comprendere perché le nocciole distruggono uno degli aspetti più importanti dell’agricoltura e del paesaggio italiano: la biodiversità.
Niente vigne, ulivi e cereali, ma solo nocciole si vedono nelle riprese di Report. E non è solo un fatto di terra. C’entra anche l’acqua.
3. Acqua e nocciole significa inquinare, spiega Report
Danilo Piersanti, sindaco di Gallese, spiega a Report che con l’invasione delle nocciole c’è un maggiore consumo di acqua. Tale che alcuni corsi di acqua si sono asciugati. Le autorizzazioni al prelievo d’acqua ci sono, ma magari la quantità utilizzata è dieci volte quella autorizzata.
E non va meglio a Nepi, zona ricca di sorgenti e di acque. Il j’accuse del sindaco, Franco Vita, non ammette repliche: “Da qualche anno abbiamo registrato un aumento dei noccioleti da parte di persone che vengono da fuori Nepi. Questo comporta una perforazione di nuovi pozzi, la distruzione della biodiversità, l’uso di alcuni prodotti fitofarmaci ci stanno preoccupando”.
Ma non è solo l’impoverimento delle falde acquifere a preoccupare nella questione nocciole di Report.
Per evitare che la cimice possa attaccare le nocciole, occorre effettuare trattamenti chimici. Tanti, troppi. Costringono gli abitanti in campagna a indossare le maschere anti gas per raggiungere la propria auto. E a tenere condizionatori e purificatori d’aria in casa. Lì dove penseresti di stare nel verde e lontano dall’inquinamento delle città. Non è così.
“I terreni sono a macchia di leopardo, non sono di un proprietario solo. Quindi se ogni confine, se ogni proprietario terriero fa tre trattamenti per mille, ipotesi, diventa 3mila trattamenti, non c’è vizio di continuità”. Così spiega Matteo prima di indossare la sua maschera anti gas e salire in auto.
Nel periodo della raccolta delle nocciole, continua Report, i terreni alzano nuvole di polvere e di fitofarmaci.
4. Le nocciole rendono non potabile l’acqua
E veniamo all’acqua inquinata che preoccupa forse anche di più della mancanza di acqua. “In un territorio vulcanico dove già naturalmente è presente il gas radon, che crea problemi tossici ai polmoni, e l’arsenico è necessario ridurre ulteriori fonti di inquinamento”, ragiona Bernardo Iovene.
E gli dà ragione Antonella Litta, medico dell’Associazione Medici per l’Ambiente. La situazione è delicata tanto che 13 Comuni si sono associati nel Biodistretto e, attraverso ordinanze comunali, hanno cominciato a vietare gli erbicidi agli insetticidi.
Il Sindaco Di Nepi, Franco Vita, ad esempio, ha emesso un’ordinanza per vietare l’uso del glifosato e dei nicotinoidi che sono quei fitofarmaci che uccidono le api e tutti gli impollinatori vari.
Una mossa che non è piaciuta all’Assofrutti, il cui presidente Pompeo Mascagna sottolinea che la scelta di un’agricoltura bio è appunto una scelta, non un’imposizione.
Solo che la Ferrero, il cui nome molti amministratori locali nemmeno pronunciano, non chiede nocciole bio. E quindi, ricostruisce Report, le nocciole sono piantate come bio per avere le sovvenzioni ma poi passano a noccioleti convenzionali. Perché non fanno frutti per cinque anni e quindi la trasformazione è possibile con il decorrere del tempo.
“La Ferrero non vuole il biologico, questo già orienta gli agricoltori verso l’agricoltura convenzionale e quindi sei costretto a mettere chimica, chimica e chimica”. Così dice Famiano Crucianelli, presidente del Biodistretto Via Armerina.
La chimica si aggiunge alle caratteristiche delle acque in questi territori vulcanici e il risultato è che non è potabile. Nonostante l’impianto di depurazione. Un’acqua potabile assicura il sindaco (al momento dell’intervista) di Caprarola, Eugenio Stelliferi.
Ma Pierluigi Morganti, responsabile ufficio tecnico del comune di Caprarola, lo smentisce: l’acqua non è potabile.
Restano i distributori comunali.
5. Le nocciole bio non sono attaccate dalla cimice, assicura Report
Sembrerebbe che non ci sia scampo a questo circolo di produzione delle nocciole come illustrato da Report.
“Spruzzare chimica dove l’acqua è già compromessa da sostanze nocive, per via dell’origine vulcanica del territorio, aggrava i problemi della popolazione. I comuni captano l’acqua potabile dal lago di Vico, dove ci sono ci sono problemi con l’arsenico. A questo si aggiunge, quanto accertato dall’ISS: la presenza di fosforo che proviene dai fertilizzanti usati per i noccioleti”, chiosa da studio Sigfrido Ranucci.
Ma Bernardo Iovene ha la soluzione che ci fa sperare in un futuro con nocciole amiche dell’ambiente. Sembra un paradosso, ma non lo è. Va in un’azienda sempre del viterbese che produce nocciole biologiche, non le vende a Ferrero ma le usa per una propria crema spalmabile.
Ovidio Lucciano fa la prova della ghigliottina. E a fatica lui e Bernardo Iovene individuano solo tre nocciole cimiciate. La coltivazione bio e soprattutto la biodiversità tengono le nocciole al riparo degli attacchi delle cimici che preferiscono leguminose e trifoglio. I cento ettari dell’azienda agricola non sono coltivati solo a nocciole, spiega Report.
La strada è quella dei divieti? Ne è convinto Franco Vita, sindaco di Nepi, che si sta organizzando per multare i comportamenti scorretti legati alla coltivazione delle nocciole. Un metodo che rimpinguerebbe anche le casse comunali, confessa.
Una guerra in cui si inserisce Manuela De Angelis di Dea Nocciola Biologica che fa il 70% del fatturato all’estero con le creme biologiche.
Cosa succederà con le nocciole
Sarà la strada che seguirà anche la Ferrero e che con la sua decisione può orientare il mercato?
È la speranza coltivata da Report. Sigfrido Ranucci dà conto della risposta scritta della Ferrero. Il suo prodotto in Italia è tracciabile al 70% e attinge principalmente nel viterbese, ma anche ad Asti, Cuneo, nel napoletano e nell’avellinese. La mail è sul sito di Report.
“Bene. Peccato che non accettino mai un’intervista dove scambiare due chiacchiere in libertà “, chiude Sigfrido Ranucci.
C’è solo da sperare: se son nocciole bio, fioriranno.