Napoli. L’altro Coco Loco che apre a un fantastico mondo di alto e di basso
Alto e basso. Rischiamo l’incomprensione da titolo, ma se qualcuno ti propone ad altissimo livello una sublime insalata di ovoli e tartufo e una casereccia Genovese non puoi che sintetizzare il concetto di cucina buona.
Alta cucina e piatti pop eseguiti con rara pervicacia. È L’Altro Coco Loco, nome che sembra preso a prestito dal Mondo di Oz e si apre a lato di un garage. Location che avrebbe dell’assurdo raccontata così, ma basta guardare la cura della sala per rendersi conto che questo locale vive di ossimori.
Il patron è Diego Nuzzo, sufficientemente eclettico per mettere insieme attenzioni da gourmet indefesso e sollecitazioni di mercato e di buona, ottima, borghesia.
Che ama, tanto per dire, il vino ghiacciato e qui lo trova a mo’ di coccole senza se e senza ma. A lasciare riscaldare un po’ il Pian di Stio (coccola personale) c’è sempre tempo.
E la legge del fai sempre in tempo a togliere (un po’ di freddo) che ad aggiungere.
Ma non vi aspettate l’eccesso. Qui è tutto calibrato. Anche l’opulenza di un crudo di mare che riposa – sembra inutile dirlo – su una materia di primissima scelta.
Inutile soprattutto guardando il pescione che si affaccia dalla cucina pronto a tirare fuori la carta di identità o la faraonica carta degli antipasti che è un profluvio di promesse per tutti gli appassionati del genere.
Promesse che non vengono mai meno anche quando si transita dal crudo al cotto.
Forse il vezzo della provola nella tempura di baccalà adagiata sul letto di friarielli – flagship del genius loci – potrà portarvi un attimo fuori traettoria.
Ma è giusto un attimo prima di ripiombare nella millimetrica precisione dei cannolicchi alla griglia che mi hanno catapultato tra i vicoli di Roses dal “plancharo” che incanta un tale di nome Ferran Adrià.
Anche i piatti maggiormente decorativi come i crostacei avvolti nel tagliolino fritto sono una frecciata netta alle papille.
E una “commodity” come le cappesante – la 4 stagioni dei ristoranti – prende vita per dimensioni, consistenza e grigliatura accompagnata da un sapido guanciale.
C’è opulenza? Sì, ma di sostanza. Non stiamo a sbertucciare un improbabile stile Luigi XV o un barocchetto di maniera.
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L’insalata di ovoli e tartufo è una bella esplosione e non basta grattugiare tartufo a pioggia.
Tutto alto e in salita. Dove sarebbe il basso?
Basso, pop, da garage, da basso napoletano – ammesso che l’ingresso accanto al garage altra genialata per eliminare il problema parking – possa ricordarvelo.
A me lo ricorda una genovese paradisiaca tipo quella che sciorinarono in parecchi alla conquista del primo scudetto del Napoli tra tavolate improvvisate nei Quartieri Spagnoli. Altri tempi, ma il Maradona dei mezzanelli con carne e cipolla ve lo ritrovate qui con un calcio piazzato ai ricordi e alla solidità di un piatto intramontabile. Poi, come ogni furetto del gesto atletico, oltre al colore del condimento c’è anche l’abbinamento che esce fuori dai confini campani per beccare un Barolo.
A me è piaciuto come l’ingresso a burro o olio (ecco, forse alla lievitazione del pane darei un’occhiata in più) e alla chiusura con piccola pasticceria e millefoglie da goduria.
Insomma, ve lo raccomando – anche la sala nella cantina con il tavolo privé – avvertendovi che la qualità si paga al pari delle coccole (per darvi il metro vi dirò che la Genovese vien via a 18 €).
Ma almeno un buon regalo di Natale ve lo volete fare?
L’Altro Coco Loco. Vicoletto Cappella Vecchia, 4. Napoli. Tel. +39 081 7641722