Cos’è Identità Milano, hub gastronomico che apre con ristorante e pizzeria
Identità Golose non è più (soltanto) un congresso gastronomico a Milano e in giro per il mondo.
A breve sarà un hub della gastronomia. Un ristorante. Un centro di formazione e informazione. Un luogo di eventi e di confronto. E, segnate in agenda, anche una pizzeria.
Il fortunato modello da prendere a riferimento è Identità Expo, il punto di incontro tra formazione, informazione, alta cucina, vino e produttori che Identità Golose aveva creato in occasione dell’evento che ha fatto da spartiacque tra un prima e un dopo.
La sede, prestigiosa, è l’ex-Fondazione Feltrinelli in via Romagnosi. Abbiamo usato le parole ristorante e hub, la prima di immediata interpretazione, la seconda da spiegare meglio. Lo spiega Claudio Ceroni, che di Identità, insieme a Paolo Marchi, è fondatore.
Noi vogliamo fare il primo Hub Internazionale della Gastronomia a Milano. Il nostro business e la nostra vocazione è la comunicazione, non facciamo i ristoratori di professione, quindi anche se ci sarà il ristorante, l’obiettivo non è quello di fare il ristorante di Identità Golose.
Così come in Expo2015, dove Identità gestiva un ristorante in cui si avvicendavano cuochi da tutto il mondo, sotto la supervisione di Andrea Ribaldone: il concetto è lo stesso, comunicare l’alta gastronomia, facendo assaggiare quello di cui si parla. E allora ci sarà questo spazio dedicato alla ristorazione, con uno chef diverso ogni settimana, e anche più di uno, il meglio della gastronomia italiana e internazionale, grandi nomi ma anche giovani ancora sconosciuti ma promettenti. Con un prezzo fisso di 75 € comprensivo dell’abbinamento vini, proprio per avvicinare la gente all’alta ristorazione: è questa la molla che ha spinto più di 50.000 persone a cenare a Expo.
Alla fine di Expo, Marchi e Cerioni si sono resi conto che era un peccato non continuare con quella esperienza, visto che tre giorni di congresso di Identità non bastano a far nulla, dal punto di vista della comunicazione, e che comunque il respiro internazionale di Milano, anche in campo gastronomico, acquistato a partire da Expo, era un’occasione che andava sfruttata e alimentata. Un’ulteriore motivazione è stata senza dubbio lo sviluppo del turismo enoastronomico, che conosce un momento particolarmante felice.
Quindi: chef ospiti per quattro giorni alla settimana, e lunedì martedì ci sarà qualcos’altro, ideato man mano con Ribaldone, chef stellato che si metterà a disposizione di un progetto che (possiamo dirlo) ci piace già così.
A farcelo piacere ancora di più ci saranno le pizze di Franco Pepe.
Vorremmo che fossero non tanto un elemento di pizzeria, quanto un elemento straordinario che entra dentro il nostro spazio come una portata: infatti cli chiederemo anche di pensarle di dimensioni diverserispetto alla classica pizza stesa, in modo da poter prendere il posto di un primo piatto, o di un secondo. Il mezzogiorno sarà dedicato a pizza pasta lievitati (il ristorante gastronomico sarà aperto solo la sera).
Quella di Pepe sarà una presenza fissa, con una proposta ad hoc, anche se non si escludono partecipazioni esterne. Il forno servirà sia per le pizze che per il pane – che sarà un lievitato pensato apposta, una specie di simbolo (come la pagnotta di Niko Romito).
Ci sarà, oltre all’area ristorante, spazio per eventi, un cortile bellissimo con un glicine centenario, su un migliaio di metri quadri, di cui 600/700 dedicati alle attività e gli altri ai servizi. L’ex-fondazione è uno spazio storico, e la ristrutturazione, affidata all’architetto Egidio Tordera (grazie per lo schizzo del nuovo Identità Milano in anteprima!), iniziata a dicembre, dovrebbe terminare verso maggio, con l’inizio delle attività appunto entro l’estate. E l’apertura del ristorante da settembre, si pensa.
L’Hub sarà un grande contenitore, una vetrina, un centro di studi, di comunicazione soprattutto, un posto dove si potrà mangiare, ristorante e pizzeria, parlare, comprendere, diffondere la cultura del cibo. E l’alta ristorazione non è una cultura elitaria, destinata a pochi: lo si vede dal prezzo del ristorante, certo non alla portata di tutte le tasche, ma comunque abbordabile – e l’alta ristorazione comunque contribuisce e non poco allo sviluppo delle conoscenze e della cultura gastronomica.
Insomma, una nuova stagione del fare gastronomico firmato Claudio Ceroni e Paolo Marchi.