Firenze. Industria è il ristorante che mette all’angolo il Sindaco Nardella
Metti un po’ di Veneto sul Lungarno: dopo il ristorante tosco-spagnolo (recentemente inaugurato al piano terra dell’Hotel Westin Excelsior di Firenze) un altro chef (dal Veneto importato) viene a sfidare i precetti del Sindaco Nardella, che ha recentemente lanciato una crociata contro i menu non propriamente toscani nel centro storico, come testimonia la lotta all’apertura del McDonad’s.
Dal centralissimo Borgo Ognissanti il Ristorante Industria rilancia con una carta tosco-vicentina. L’Asiago contamina il pecorino, il Gateau di Schio si intinge nel Vinsanto e i ravioli danzano nel burro alle nocciole.
A dar corpo e gusto al menu Andrea Venzo, classe 1975.
Per anni è stato alla guida di un ristorante di Schio e poi è stato chiamato a Firenze dal titolare del Ristorante Industria Nicola De Lillo.
Dal mix di materie prime e piatti regionali è nata una proposta virtuosa – appunto – come vogliono suggerire il nome e l’allestimento intero del ristorante: una cucina guidata da creatività e innovazione, all’interno di quello che un tempo era un laboratorio artigianale.
Ricette lontane si incontrano e si esaltano a vicenda, l’atmosfera è easy e i prezzi rimangono tutto sommato abbordabili.
Per rimanere in Toscana si può cominciare con un tagliere di pecorini di Montepulciano (fresco, stagionato, ubriaco, tartufato) o una tartare di chianina con julienne di pera, oppure optare per un tortino di asparagi bianchi di Bassano e fonduta di Asiago.
I primi spaziano dalla più tradizionale pappa al pomodoro a un cannellone ripieno di porri e ricotta su crema di patate di Rozzo, scaglie di baccalà e capperi fritti.
Il più toscano “cacio con le pere” è rivisitato in diverse varianti: come ripieno dei ravioli (con pecorino erborinato, ricoperti di granella di nocciole e burro) o come condimento per la pasta fresca (in fiocchi, con pere e taleggio fuso).
La faraona, che nel Nordest vanta anche una confraternita, è servita con chips di patate al forno e mousse di carote al tartufo.
Anche le pizze sono melting pot: pizzaiolo kosovaro, solo farine Caputo per l’impasto, risultato a metà strada tra i gusti campani e toscani, piuttosto spessa ma croccante.
Tra i secondi ci sono anche i grandi classici fiorentini, per accontentare tutti, dal primo cittadino in giù.
Anche il dessert parla più dialetti: sul versante toscano si trovano un semifreddo di panforte con caramello al vinsanto, su quello veneto un Gateau di Schio la cui ricetta è stata “trafugata” al miglior pasticcere del vicentino e affinata a Firenze.
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Nelle mani dello chef Venzo il gateau è diventato una meringa morbida sormontata da una crema di zabaione con un crumble inzuppato nel vinsanto. Tanto per metterci un tocco di Toscana.
Breve ma dovuto excursus sui prezzi: per gli antipasti si va dai 7 € ai 14 €; per i primi siamo tra i 12 € e i 18 € e i secondi tra 12 € e 20 €. I dessert tutti a 6 €.
Così come tanta Toscana c’è sulla carta dei vini, ma in buona compagnia, perché se c’è una cosa che toscani e veneti hanno in comune è senz’altro la passione per il buon bere.
Se ciò basti a rispettare la proporzione di ingredienti locali imposta dal sindaco non è dato sapere. Ma di sicuro vale l’assaggio.
Ristorante Industria. Via Borgo Ognissanti, 45 Rosso. Firenze. Tel. +39 055 283714