Ristoranti. L’ordinanza tavoli all’aperto in Calabria è illegittima?
“Iniziative che comportano misure meno restrittive non sono possibili» e sono «in contrasto con le norme nazionali», quindi «sarebbero da considerarsi a tutti gli effetti illegittime”.
Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha sottolineato questo passaggio nel corso dell’informativa alla Camera.
“Non ci sarà un piano rimesso a iniziative improvvide di singoli enti locali, ma basato su rilevazioni scientifiche”, è il succo del discorso che mette un logico paletto alla fuga in avanti del Presidente della Regione Calabria Jole Santelli che ha firmato un’ordinanza che consente la ripresa delle attività di bar, pasticcerie, ristoranti, pizzerie, agriturismo con somministrazione esclusiva attraverso il servizio con tavoli all’aperto.
Un provvedimento messo in discussione dalla linea enunciata da Giuseppe Conte ma anche dai malumori di molti sindaci dei comuni calabresi che, a prescindere dalla loro militanza politica, non hanno accolto con favore la disposizione del Presidente della Regione nel timore di vedere scoppiare focolai di contagio.
Una decisione molto politica, utile a occupare gli spazi dei giornali, ma poco efficace a stabilire che si possa convivere con il coronavirus semplicemente sedendosi ai tavoli all’aperto.
Le file dei contrari al provvedimento si va ingrossando di ora in ora. E accomuna politici e addetti ai lavori.
Le reazioni di ristoratori e pasticcieri
L’associazione Ambasciatori del Gusto è fortemente critica verso il provvedimento di Jole Santelli.
Nino Rossi del Qafiz a Santa Cristina d’Aspromonte, uno dei ristoranti della nouvelle vague calabrese, dice che “la Calabria è ridotta a banco di prova della politica salviniana. E’ inoltre inutile un provvedimento dalla sera alla mattina, che non fa altro che gettare confusione sul nostro comparto, un ristoratore per riaprire dopo una chiusura ha bisogno di programmazione. E’ vero che abbiamo basso contagio, ma abbiamo bisogno di certezze e pianificazione, il nostro prodotto non deve scendere di livello, abbiamo bisogno di agire in un medio periodo, non così all’improvviso”.
Giuseppe Pucci del ristorante A Casalura, Cirò Marina: “Non è ancora tempo di riaprire, ancor di più se solo con i tavoli esterni, non è ancora la stagione adatta. Siamo in balia di una politica poco accorta, per il momento ci sentiamo usati. Io da Pasqua lavoro con il delivery, dobbiamo resistere fino alla nuova normativa nazionale, nel frattempo organizzo il lavoro per il futuro. Secondo le previsioni, dovrebbero restarmi circa 11 posti nel ristorante, con il distanziamento, e accantonando progetti esterni ho messo fieno in cascina per resistere fino a gennaio, nonostante le restrizioni”, spiega a Repubblica.
Il pasticcere Angelo Musolino della Pasticceria Mimosa di Reggio Calabria, già presidente CONPAIT (Confederazione pasticceri italiani) ha rilasciato una dichiarazione su Facebook:
Abbiamo appreso qualche ora fa
Un affrettata decisione da parte del presidente Santelli di anticipare la fase 2 in Calabria a oggi 30 Aprile.
Comunichiamo che la nostra attività , seppur ansiosa di tornare ad addolcire le vostre giornate, continuerà a rimanere chiusa nei prossimi giorni, per la tutela di ognuno ritenendo attualmente sconsiderate le decisioni che prevedono da una parte la riapertura della regione Calabria e contemporaneamente il passaggio dal lock down alla somministrazione ai tavolini del bar…
Ci prenderemo il tempo dovuto come da DPCM per garantire la giusta sicurezza ad ognuno.
Le reazioni della politica
Sul versante politico imperversa egualmente la battaglia.
Il sindaco di Lamezia Terme, Paolo Mascaro, tra i centri più importanti della Calabria, ha pubblicato un post su Facebook in cui spiega la decisione di bloccare immediatamente l’ordinanza di apertura regionale.
“È vero che la Calabria è Regione interessata ad oggi in maniera marginale dall’epidemia Covid 19. Ciò anche per le condivisibili misure sinora adottate dalla Regione Calabria e per il rigore nell’osservare le prescrizioni indicate. Non è però ora il momento di operare strappi laceranti rispetto alle indicazioni date dalla Comunità Scientifica ed il ritorno alla auspicata normalità dovrà avvenire gradualmente e verificandone passo dopo passo gli effetti; non si può rischiare di vanificare i sacrifici immensi che da due mesi sopportano i nostri concittadini. Pertanto, il Comune di Lamezia Terme adotterà domattina ordinanza con la quale bloccherà da subito l’applicazione del provvedimento della Regione Calabria del 29 aprile e continuerà ad adeguarsi alle prescrizioni nazionali ed a quanto stabilito nelle ordinanze sindacali emesse o da emettere. Dobbiamo salvaguardare la nostra salute ed il nostro futuro“.
Tra gli altri sindaci contrari all’ordinanza di riapertura ci sono quello di Reggio Calabria, di Corigliano Rossano, Mimmo Lo Polito di Castrovillari, Ernesto Alecci di Soverato e Giuseppe Ranuccio di Palmi. A Carlopoli, nel Catanzarese, il sindaco annuncia che si atterrà a quanto stabilito dal Dpcm e quindi a concedere il solo asporto dal 4 maggio, mentre il sindaco di Trebisacce Franco Mundo si riserva di impugnare il provvedimento regionale.
Il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, scrive che “a volte la realtà supera la fantasia. Non si gioca sulla pelle e sulla salute dei cittadini. Spero che la notte porti consiglio, in caso contrario ci determineremo di conseguenza. Intanto chiedo a tutti di mantenere la calma, ne parliamo domattina”.
Flavio Stasi, sindaco di Corigliano Rossano ha detto che “con particolare riferimento alle attività commerciali interessate, restano in vigore le ordinanze sindacali in materia di contenimento del contagio. Capisco la sincera volontà di alcune attività, in grave difficoltà, di aprire e mi spiace, ma questo non è il momento di fare confusione. Il ritorno alla quotidianità deve essere ponderato”.
Pino Belcastro, sindaco di San Giovanni in Fiore , annuncia che emetterà “un’ordinanza che rispetta le norme varate dal governo, la mia città non la metto in pericolo”.
Cosa farà il Governo?
Il Governo potrebbe diffidare la Regione Calabria e chiedere di ritirare l’ordinanza?
Il terreno di scontro è quello politico perché Jole Santelli dovrebbe accettare. Altrimenti si aprirebbe la strada del ricorso davanti al Tar o alla Consulta con tempi lunghi, non meno di sei mesi.
E il Coronavirus non starebbe certo ad aspettare i tempi del conflitto di attribuzioni Stato Regione.