Milano. Non dubitate di piadina e cappelletti da Piano che si dichiara cappelletteria
No, non credo si vogliano ipotizzare serate concertistiche. Né tantomeno si voglia alludere a un’italianizzazione esortativa della lentezza propugnata da Slow Food. Secondo me, Piano sta per Pida e Anolèn, ovvero piadina (gastronomica) e cappelletti (artigianali), perfetta fusione quindi delle due anime, emiliana e romagnola, che si affacciano sulla sponda meridionale del Po.
Un altro locale aperto da poco, in viale Piave, lungo la Circonvallazione Interna di Milano, che si sta arricchendo di locali e ristoranti vari come l’hamburgeria vegana. Locale minimo, una dozzina di posti a sedere. Si entra, ci si siede (se c’è posto), si scrive l’ordine su un blocchettino, e dopo un’attesa abbastanza breve arriva l’ordine (prima la piadina poi gli anolini, per velocizzare). Servizio a domicilio, con JustEat, viste le dimensioni del locale – e poi, la piadina è un cibo da strada. Il menù prevede anolini (nome parmense-piacentino dei ravioli o cappelletti o tortellini o…), piadine, e (giovedì) gnocchi.
L’idea è semplice: un prodotto fortemente geolocalizzato, fatto nella sua terra d’origine, rigorosamente con ingredienti dop igp e comunque controllati e garantiti, e trasportato velocemente a Milano. Se “anolinerie” o “cappelletterie” non sembrano avere molto appeal, non foss’altro che per la scarsa pronunciabilità del nome, le “piadinerie” sono ormai diffuse quasi quanto le hamburgerie – uhm, ok, ancora moolto meno.
I cappelletti (disponibili in porzione classica, quella che ho scelto io in un momento di crisi dietologica, o abbondante) sono ripieni di Parmigiano Reggiano stravecchio, pangrattato, tuorlo d’uovo, noce moscata e stracotto di manzo. La mia nonna, piacentino-parmigiana anch’essa, li faceva senza stracotto: ma mi adeguo. Possono essere serviti “lisci”, cioè in bianco, con olio d’oliva e Parmigiano, o in brodo di manzo (la mia nonna usava il brodo di gallina, o di cappone). Oppure al ragù, al pomodoro fresco, alla spalla cotta di San Secondo e panna, alla panna e culatello. 8/9 € la porzione classica, 10/11€ quella abbondante.
Posto che la mia nonna li faceva diversi – ho preso la versione normale in brodo (8 €), sono buoni, il brodo è bello sostanzioso (e un po’ salato); forse avrebbero potuto cuocere ancora un poco.
Per le piadine, sono previste diverse basi (crudo di Parma, salame di Felino, cotto, coppa, mortadella, spalla cotta, culatello…) che si possono chiedere anche in versioni “arricchite” (con squacquerone, rucola, formaggio di fossa di Sogliano, caprino, gorgonzola, caciotta di Romagna…). Dai 6,50 ai 10 €.
Buona anche la piadina: sono andato sul semplice, piadina con culatello (9 €): qualche lembo del salume era un po’ duro, ma insomma, sul culatello non si può dire nulla per principio.
C’è poi un “Fuori menù” che cambia ogni mese a seconda della stagionalità degli ingredienti. Questo mese, sugo di porcini freschi e di noci per gli anolini (10 e 12 € normali / abbondanti); piadine con pere Abate, gorgonzola e gherigli di noce, con culatello e crema di porcini freschi, con strolghino, da 8 a 11 €.
Mi sono lasciato tentare dal dolce: sugo d’uva, ovvero un budino ottenuto dal mosto dell’uva. Mi è piaciuto – anche se naturalmente la mia nonna…
PianoMilano. Viale Piave, 5. 20129 Milano. Tel. +39 3442952032