Ristoranti Milano. Dove bere il migliore sakè con Sakenomy
“Che figo!”. Sono al temporary sakè bar Sakenomy nello Swiss Corner in via Palestro a Milano e la mia autostima sale ulteriormente dopo aver confessato e messo in fila le migliori gelaterie della città.
I commenti appaiono sullo schermo del mio iPhone durante la diretta Periscope con Hidetoshi Nakata. E se di primo acchito ho pensato “ah, mi hanno riconosciuto!”, ho focalizzato subito che stavo riprendendo uno dei calciatori (ok, ex-calciatori) più esteticamente interessanti degli ultimi vent’anni (il Beckham giapponese, lo chiamavano, se non erro) – e che forse “figo” era lui.
O magari la sua idea per lanciare il Sakè nel mondo: Sakenomy, appunto.
Primo giocatore giapponese, o quasi, a giocare nel nostro campionato, chiamato nel Perugia di Gaucci nel 1998, si è ritirato nel 2006. Una carriera volutamente breve ma importante, giocata quasi tutta in Italia, da un calciatore “anomalo” – uno che leggeva, che si interessava del mondo fuori dallo stadio. Anche per questo probabilmente ha deciso di lasciare l’attività agonistica – e ha iniziato a viaggiare, da solo, a scoprire il mondo che prima aveva solo scorto oltre i cancelli dei vari stadi in cui aveva giocato. E dopo il mondo, il Giappone: resosi conto di quanto poco sapeva del suo Paese, ha iniziato a percorrere in lungo e in largo le sue 47 prefetture.
«In questi ultimi sei anni», ci ha detto Nakata, «ho fatto questo viaggio nel Giappone, dal sud al nord, visitando contadini, artigiani, produttori di sakè per imparare la cultura giapponese. E il sakè mi piace tantissimo, e ho deciso di fare qualche cosa con loro.»
Un nuovo impegno, quindi, per la conoscenza del mondo artigiano. «L’artigianalità secondo me è una cosa molto importante per la cultura in qualsiasi paese del mondo. Purtroppo oggi come oggi tanti artigiani stanno morendo, qui in Italia come in Giappone. Vorrei collegare artigiani di tutto il mondo, partendo dalla collaborazione fra Italia e Giappone. Anche perché secondo me Italia a Giappone sono molto simili.»
E allora: che cos’è Sakenomy?
«Sakenomy è il nome di una app. Fai la foto a un’etichetta di sakè, e la app ti dà tutte le informazioni su di essa – in italiano, inglese, giapponese.» E i tipi di sakè elencati sono oltre 6000.
E cos’è il sakè?
«Il sakè praticamente è uguale al vino. Viene fatto dal riso invece che dall’uva; il sapore è un po’ diverso dal vino, ma la categoria è quella. Normalmente è tra il 15% e il 18%, come un Amarone,»
E il sakè si potrà degustare in un temporary sakè bar – anche questo Sakenomy – aperto fino al prossimo 24 giugno presso lo Swiss Corner in via Palestro 2 (l’angolo con piazza Cavour) a Milano. Una trentina fra i sakè migliori in degustazione in quello che Nakata definisce «il miglior sakè bar attualmente in Europa». E sicuramente anche uno dei più eleganti.
Ma il sakè sarà anche protagonista nel menù di alcuni ristoranti qui a Milano – Finger’s Garden e Finger’s Milano (ma anche Finger’s Porto Cervo), Four Seasons, Iyo, Langosteria 10. E al D’O di Davide Oldani, che alla presentazione del Sakenomy bar ha proposto il suo riso e zafferano al sakè: una nota originale in quello che ormai è un “classico”.
Inutile dire che ho assaggiato alcuni dei sakè proposti durante la serata. A temperatura ambiente, uno, Tsuruume, liquoroso, addirittura freddo (e per essere sicuro che mi piacesse, ho ripetuto l’assaggio: sì, mi piace molto). Provato anche il mojito fatto con il sakè: fresco e delicato, piacevole anche agli assaggi successivi…
Devo dire che il sakè è stata una scoperta, a partire dal numero di varietà per arrivare al gusto. E ora grazie alla app potrò segnarmi i preferiti, saperne qualcosaa in più, provare quelli segnalati come simili… Ecco: magari Sakenomy potrebbe essere resa un poco più “facile”, ad esempio elencando i sakè in ordine alfabetico, o inserendo la ricerca a partire dal nome, aggiungendo qualche notizia di tipo storico, degustativo… Ma anche così, inizierò presto a utilizzarla: magari già stasera, al Sakenomy bar.
Ci vediamo lì?