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14 Marzo 2017 Aggiornato il 16 Marzo 2021 alle ore 09:28

Sala. Chi è Valerio Capriotti che va in tv con Primo Appuntamento

Se a un Primo appuntamento nella Sala del ristorante trovate uno come Valerio Capriotti a guidarvi, dal piatto al vino, da un sapore a un profumo, allora
Sala. Chi è Valerio Capriotti che va in tv con Primo Appuntamento

Se a un Primo appuntamento nella Sala del ristorante trovate uno come Valerio Capriotti a guidarvi, dal piatto al vino, da un sapore a un profumo, allora potete star sicuri che proprio al buio quell’appuntamento non sarà.

Non a caso, una volpe dell’intrattenimento televisivo del calibro di Simona Ercolani, l’ha scelto come anfitrione di Primo Appuntamento, il nuovo dating show di Real Time, stasera all’esordio sul 31, con 40 coppie che si conosceranno al buio al ristorante del maître Caprotti.

Valerio ci ha messo come sempre del suo, dalla Roma di Prati, dov’è nato 37 anni fa, con tutto quello che ne consegue in simpatia, disincanto e conoscenza del mondo. Ai primi giovanissimi passi d’animatore di villaggi turistici e aspirante attore sotto schiaffo di maestri come Gigi Proietti e Jack La Cayenne.

Una volta arrivato al dunque del lunario da adulto, si è calato con equanime sorriso prima dentro un classico doppiopetto al Ceppo della marchigiana sapienza delle sorelle Milozzi, e dopo in servizi più informali, ma di carattere, all’Uno e Bino dei fratelli Gravina, che a quel tempo battezzava gente come Giovanni Passerini; dai fratelli Roscioli, che scuotevano la cucina e le cambuse di Roma dai loro torpori; e al Duomo di Ciccio Sultano a Ragusa Ibla, nomen omen e luogo sia fisico che dell’anima.

La sua prossima tappa sarà tra qualche mese il nuovo Spazio di Niko Romito in piazza Verdi a Roma, del quale a sbirciare qui e là tapas del progetto si finirà per parlare a lungo, ma che certo, tra accademia e avanguardia, proporrà avventure di cibo e cucina capaci di andare in giro per il mondo.

Sguardo azzurro e malandrino, Valerio sa come guidare un tavolo alla scoperta di materie prime sconosciute, prodotti che vengono da lontano, discese ardite e risalite, al punto che conosce il Barolo come pochi, ma quand’era in Sicilia si è messo al servizio dei piccoli produttori creando un’associazione fuori schema come Bevitori Indipendenti.

Se poi vogliamo stare nei dintorni di quella realtà in grado di strizzare l’occhio al reality show, per capirci può essere utile un gioco che talvolta si finisce per fare con lui con divertimento. Ovvero, partiamo dal famoso finale di Blade Runner e diciamo: “Ho visto cose che voi umani…”. Lui allora mi snocciola, nocciole tonde e gentili di Langa, estremamente divertenti, senza fare nomi anche quando sono famosi, “Perché un’etica professionale c’è e ci deve essere!”.

Come quella volta che una signora arrabbiata vuotò in una pianta una bottiglia di Dom Perignon del ’90 e se ne andò, mentre il suo accompagnatore restò imperturbabile a sedere, salvo aggiungere: “Me ne porti un’altra, ma se non le dispiace proverei un ’96”, senza battere ciglio in quel momento e poi al momento del conto.

O come quell’altra, in cui senza volere gli capitò di vedere un piedino incrociato tra due coppie sedute allo stesso tavolo, ma inconsapevoli dell’incrocio. Poi, però aggiunge: “O forse no?”

Insomma, c’è poco da fare, pur avendo più anni di lui, a quel gioco vince sempre lui. Perché la sala di un ristorante è vita, e anche un po’ scena, che cambia ogni giorno il suo menu, ma anche protagonisti e relativi appuntamenti, ai quali per altro non può che fare sempre bene l’intervento di un maître de plaisir discreto e sapiente, o di un conviveur, come qualcuno oggi ama definirsi con qualche esagerazione, e come invece, senza timore di smentite, si può definire Valerio Capriotti, per quello che sa cercare e trasmettere a vantaggio di chi prende posto a un suo tavolo.

Ecco, se è possibile dare un consiglio per un primo appuntamento: fate in modo che in sala ci sia uno come lui, perché almeno in tavola qualcosa da ricordare ci scapperà di sicuro, e mangiare e bere con soddisfazione difficilmente ostacola la digestione dei sensi.

[Alessandro Spinaci]

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