Roma. Giulia Restaurant e i piatti di primavera della cena stampa
In un edificio storico del centro di Roma, c’è Giulia Restaurant, guidato dallo chef Pierluigi Gallo.
Mi ha invitato e ho deciso di andare a verificare cosa succede nel ristorante che porta il mio nome (vanità femminile, cosa ci posso fare?)
Innanzitutto l’ingresso non è dove sembra: su via Giulia si affacciano quattro vetrate, ma l’ingresso è sul Lungotevere dei Tebaldi.
Giulia Restaurant nasce dalla passione e dall’esperienza dell’imprenditore Carlo Maddalena, da sempre attivo e presente sulla scena enogastronomica capitolina. Lo spazio del ristorante, all’interno di una palazzina curata dall’architetto Marcello Piacentini, è ricavato dall’ex laboratorio del dottor Cesare Frugoni, poi tramutato in atelier e magazzino artistico.
Circa 45 coperti, si sviluppano su più livelli intimamente distanziati. Il bancone in legno attraversa l’ala principale fino alle cucine, ed è sempre operativo dalla mattina al dopo-cena. Con l’arrivo della bella stagione è possibile cenare anche sulla suggestiva terrazza di circa 10 coperti, con una vista dalla prospettiva unica sulla città. La struttura è completata dalle tre accoglienti camere per gli ospiti: due doppie, di cui una con terrazzo, e una suite quadrupla con terrazzo.
La cucina è affidata al giovane Pierluigi Gallo di origini abruzzesi e campane, romano di adozione, che vanta parecchie esperienze importanti, tra cui la più importante da Niko Romito del Casadonna Reale di Castel di Sangro, 3 stelle Michelin. La cucina di Pier (così lo chiamano amici) è un connubio di sapori veri, riconoscibili e mediterranei, di esperienze professionali e di tecniche moderne.
E poi sorpresa: in sala c’è una mia vecchia conoscenza, Antonello Manias, maître e sommelier con esperienze importanti, tra cui 4 anni da Pascucci al Porticciolo di Fiumicino.
Sono arrivata al momento giusto: Gallo ha appena cambiato il menu, e così vi presento i piatti della sua “collezione primavera”.
Una delle grandi passioni di Pierluigi è la panificazione. Tutto il pane servito al ristorante, è di produzione propria, preparato con il lievito madre di 70 anni, così mi racconta il maître. In effetti, il suo cestino di pane provoca dipendenza e potrebbe costituire un pasto a sè: basterebbe aggiungere una bottiglia di buon vino ed è fatta.
La mia cena degustazione a sorpresa inizia con una serie di piccoli amuse bouche: macaron con spuma di mortadella, cubetto di zucchine alla scapece, spugna di peperoni con cubetti di cetriolo e una sfoglia sottile all’arrabbiata.
Tracina e asparagi (vi ricordo che sono assaggi e non piatti interi). Crudo su crudo, la freschezza e la sapidità che si abbracciano (17 €).
Asino ragusano alla pizzaiola e gelato al pane. Carne tenera anche se non è tagliata a carpaccio, delicati profumi di erbe e di pomodoro e il gelato che da una nota di sapidità. Ne mangerei a chili (20 €).
Kebab di polpo. Forse il polpo è il vero fashion victim degli ultimi anni, servito ovunque, spesso cucinato male senza saperlo fare. Per fortuna Gallo l’ha reso tenero ma sostanzioso e la salsa tzatziki fa pensare ai sapori del kebab (18 €).
“Senza” spaghetti alle vongole. Secondo me è un capolavoro. Ogni raviolo racchiude il concentrato di condimento alle vongole, inatteso e intenso. Forse l’unica variante sul tema che mangerei ancora (19 €).
Fusilli pastificio Gentile con piselli e anguilla affumicata. La dolcezza dei piselli e il fumé di anguilla si sposano proprio bene alla consistenza della pasta (19 €).
Ghocchi ripieni di spuntature con fave e pecorino. E’ uno dei cavalli di battaglia dello chef. Era un piatto invernale con le puntarelle e alici, ma i clienti habitué hanno insistito per riaverlo nel menu nuovo. Ed eccolo nella veste primaverile. Aspettiamo quella estiva che, ci dice, sarà con pomodorini gialli e alici (18 €).
Bottoncini pasta e patate con telline e salicornia (fa parte del menu degustazione fisso). In ogni bottoncino c’è un’esplosione di sapori di mare, unito all’affumicato della provola. Deliziosi.
Baccalà, spuma di ventricina, bufala e lattuga. Baccalà cotto a bassa temperatura, tenero e delicato, sostenuto perfettamente dalla salsa piccanti alla ventricina (22 €).
Pescatrice ai carboni, cacciatora e erbe di campo alla genziana. Quando il salmastro si mescola all’amarognolo delle erbette, è un abbinamento azzeccato (25 €).
Piccione, melanzane e pomodoro. Anche se ogni ristorante di un certo livello ritiene indispensabile di mettere il piccione nel menu, non tutti dovrebbero farlo. Ma Giulia Restaurant è promossa (32 €).
Pane, latte e caffè. Sapori di casa, sapori di infanzia, ricordi dello chef e di tutti noi (11 €).
Pastiera, cacao e peperoncino. Non riconoscereste mai la pastiera in questo dolce raffinato, ma basta assaggiare la crema, per riportarla al palato grazie ai fiori d’arancio, alla ricotta e al grano. Anche se per me il cacao è di troppo (10 €).
Nocciola e pompelmo. Bello, elegante, non troppo dolce e nemmeno troppo amaro, un dolce che piace e che lascia la bocca piacevolmente pulita (11 €).
Mini pasticceria, un piccolo rito per finire la cena, sia con il caffè che senza.
Se la scelta dei piatti è complicata, avete due menu degustazione da provare: “Ricordi” (4 portate a 60 €) e “Pierluigi racconta…” menu a sorpresa a 85 €.
Scommetto che avete già immaginato una cena sulla terrazza vista Tevere!
Giulia Restaurant. Lungotevere dei Tebaldi, 4a. Roma. Tel. +39 06 9489 2076
[Immagini: Giulia Restaurant, iPhone Giulia Nekorkina]