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24 Aprile 2020 Aggiornato il 24 Aprile 2020 alle ore 19:53

Selvaggia Lucarelli attacca Gino Sorbillo: il delivery è una sorbillata, ma la verità è un’altra

La giornalista non ama il pizzaiolo più mediatico sin dal caso bomba e non ha perso l'occasione per inserirsi nella guerra tra pizzaioli
Selvaggia Lucarelli attacca Gino Sorbillo: il delivery è una sorbillata, ma la verità è un’altra

“Buon lavoro a tutti quelli che ricominceranno a lavorare con il delivery in Campania, noi per ora non lo effettueremo, non riapriremo, ci sistemeremo e ci confronteremo per valutare le altre problematiche da segnalare per il bene di tutte le attività di ristoro!”. 

Firmato Gino Sorbillo. E poi un commento con un Bravo Gino, firmato dallo stesso Sorbillo con la sua pagina Sorbillo.

Selvaggia Lucarelli

È la conclusione della galoppata di una sempre effervescente Selvaggia Lucarelli dalle colonne web di TPI che ha un debole, nel senso che lo prende sempre di mira, per il pizzaiolo più mediatico che ci sia.

Piazzaiolo o pizza-pubblicità o altre varie ed eventuali per definire il genio della comunicazione che si è fatto pizza e risorge continuamente dalle cadute (?).

E colpisce nel segno con la sua faccia da bravo ragazzo della Napoli Bene, umile ma onesta verrebbe da dire ricordando altri tempi e altri attori.

L’errore di Sorbillo, parte I

post che accusa Sorbillo

La Lucarelli non ci può credere che in mezzo a tutto questo bailamme di virologi ed esperti che fanno previsioni e intimoriscono per rassicurare ci sia la Campania che vada bene (come oggi ha ricordato l’insuperabile Vincenzo De Luca nella sua conferenza del venerdì), sia stato costruito un ospedale Covid in 3 settimane (non 2, Selvaggia, lo ha detto VDL), ci sia l’eccellenza dell’ospedale Cotugno, sia stato contenuto il contagio ma sia esplosa un’altra bomba, sempre la stessa: Gino Sorbillo.

Non avendo nulla da fare in questi giorni di confinamento, riassumo il testo che potrete leggere comodamente qui, Gino Sorbillo ha sconfinato, ha effettuato il déconfinement lievitando di lievito madre prorompente per “evidente astinenza da visibilità”.

Fiuta il momento propizio del lockdown interpretato dai suoi colleghi pizzaioli come 15 giorni di vacanza da saldare con le feste pasquali e comincia il trenos partenopeo: la terribile crisi della ristorazione, parte I.

La sorbillata colpisce ancora

Gino Sorbillo

Sarebbe pure lecito mettersi alla testa delle truppe sbandate dagli annunci di #cittàchenonsifermano tranne inchiodarsi del tutto in una sera di un lunedì che non prometteva nulla di buono.

Siamo al 9 di marzo.

Ma tocca attendere la metà di aprile, sottolinea Lucarelli, per ascoltare l’intrepido Sorbillo in ascesa di consensi e like dire che se non sarà concesso il delivery sarà costretto a chiudere ben 4 pizzerie: 2 a Napoli e 2 a Milano tra cui quella da cui ha iniziato il delivery.

C’è qualcosa che non torna, ma la macchina della luce si è messa in movimento.

Accidenti, esclama la giornalista, un mese e una settimana hanno messo già in ginocchio l’auto-battezzato Pizzaman che apre pizzerie a destra e a manca e sul cui impero non tramonta mai il sole? E cosa dovrebbero fare i Rossopomodoro, i Berberè, i Briscola, i Fratelli La Bufala, gli Spontini? si chiede costernata.

Ma c’è la risposta. È una sorbillata per nascondere i bilanci avari di sue pizzerie che non mantengono il passo. Il “Povero Sorbillo” chiude da Coronavirus e non per Coronavirus, insomma.

Napoli è un farwest, dice la Lucarelli

Napoli

Giustamente Lucarelli osserva che Napoli è il farwest, mica l’ordinata Milano ed ha visto giusto De Luca a bloccare tutto per evitare che motorini scassati diffondessero il contagio insieme ai cartoni della pizza.

Bisogna stringere le maglie della mobilità il più possibile. Napoli, ricordatevelo, non è Milano che ha costruito un ospedale nel Portello, ma solo un ospedale nell’Ospedale del Mare che non è nemmeno da campo.

Gino Sorbillo il delivery non l’ha mai fatto nella sua vita ed è questa l’autentica bufala del Masaniello della pizza a domicilio che cerca solo visibilità altro che il Fateci riaprire prontamente raccolto e rilanciato dall’amico Repubblica.

L’attacco a De Luca

Vincenzo De Luca Presidente della Regione Campania

Una escalation che lo porta da co-editore del dorso napoletano del quotidiano che come è noto cambierà da lì a poco direttore su sua insistenza, ma addirittura si candida alle Regionali intervenendo nel salotto di Mara Venier e a Domenica In riceve l’appoggio di De Magistris con lo scopo di attaccare De Luca in coppia.

Dopo aver trovato, ma Lucarelli lo dimentica, l’appoggio del leghista Salvini.

Una manovra a tenaglia cui De Luca si oppone fieramente: inutile fare pressioni.

E invece a sorpresa cede ma non alle 22 del 21 aprile, come scrive in un flash atomico il Mattino (di cui Sorbillo è sempre co-editore), ma alle 12 del 22 aprile.

E Sorbillo cosa fa dopo essersi ingarellato con tutta questa faccenda del delivery?

NON APRE.

Gino Sorbillo

Era in cerca di visibilità e il popolo social lo punisce: “ormai Sorbillo non consegna pizze, ma ne riceve solo un sacco di virtuali”, è la chiusa poetica della Selvaggia.

In realtà noi sappiamo perché Sorbillo si è lanciato nella storia del delivery.

Volete saperlo?

Dai, dite di sì!

Lo avete detto?

Ok.

Si è messo d’accordo con le piattaforme di delivery per fare loro pubblicità e in cambio oltre a ricevere soldi è diventato co-proprietario. Proprio come è co-editore dei principali quotidiani a Napoli e di un paio di trasmissioni televisive e radiofoniche.

Non ci credete? A me lo hanno detto, giuro.

[PS. Ma non è che qui ci sia un accordo tra questi due per farsi un po’ di pubblicità?]

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