Milano. Tano passami l’olio da Nicola Cavallaro è quasi un fumetto!
Avete seguito la serie di appuntamenti di “Un giovedì a Milano” alla Cascina Cuccagna?
È stata Franca Formenti a fare da apripista, “reportagiando” la cena a quattro mani di Nicola Cavallaro con il telegenico chef Rubio. Stasera c’è l’ultimo appuntamento in programma: Nicola Cavallaro incontra Cristiano Tomei dell’Imbuto e sarà Emanuele Bonati a dirci cosa è successo.
Ora tocca a me mostrare cosa accade nelle cucine di Un posto a Milano quando a varcare la soglia è un Colosso della cucina. Nicola ha, infatti, invitato un suo caro amico, Tano Simonato, chef patron del pluripremiato Tano passami l’olio.
Ho saputo che le richieste di un tavolo sono schizzate alle stelle e il locale è completamente prenotato… con doppio turno.
Non ero mai stata a Cascina Cuccagna a trovare Nicola.
L’architetto, Luca Mercatelli, ha fatto un ottimo lavoro nel riportare alla Vita questo immobile! L’ambiente è notevolmente informale ma ricercato.
Nulla è lasciato al caso. Ogni ragnatela che fa capolino tra le travi, ogni crepa o muro scrostato, è creata ad hoc per trasmettere un’emozione, quella di una Milano contadina che non c’è più.
Arrivo ed entro subito in cucina (qui il video).
Sono le 20 e 30 e Nicola è già indaffaratissimo al pass. Sta dirigendo la brigata come un direttore d’orchestra. Il tempo è scandito dal tintinnare nervoso del campanello che Nicola schiaccia con forza ogni volta che un piatto è pronto. La sua postazione è apparecchiata con decine di comande. Ci vuole un gran sangue freddo.
E Tano? Tano è tra i tavoli a spiegare il menù e ad abbracciare amici e fans. No, non alzate le sopracciglia. La cucina è fatta di pietanze ma anche di racconti.
Saper descrivere un piatto predispone la mente al pasto e aumenta la salivazione, è scienza! Del resto Nicola non sembra per nulla preoccupato per l’assenza dell’amico perché se c’è una buona organizzazione all’inizio, si possono affrontare anche le più dure battaglie culinarie.
Comunque, mezz’ora dopo, anche Tano è di corvée. Nicola lo aspetta sorridente con un piatto di tartufi da pelare. Guardandomi attorno pare di essere nella cambusa di un veliero spagnolo. Gli spazi sono risicati, il viavai è frenetico e non è facile farsi piccoli piccoli (soprattutto per la sottoscritta) in modo da cogliere i momenti salienti nella preparazione dei pasti senza intralciare troppo cuochi, camerieri e lava piatti.
Aspettate, sapete di cosa sto parlando? Siete mai stati nella cucina di un ristorante nel momento di massimo lavoro? No? Ebbene, ritenetevi fortunati.
Immaginate i preparativi per un Cenone di Capodanno, moltiplicati per dieci. I momenti di stress, gli scambi di tenerezza e i risicati attimi di relax, si alternano a un ritmo frenetico.
Ho cercato di dare un’idea con un video ma, vi assicuro, la videocamera ha condizionato un po’ i comportamenti dei protagonisti e alla fine sembra tutto abbastanza quieto. Mi sarei dovuta mimetizzare meglio.
Alla sinistra c’è la zona lavaggio stoviglie, con l’acquaio e una piccola dispensa, di fronte il cosiddetto office, che comprende la zona pasticceria e la preparazione della frutta, se prevista.
Sulla destra è la cucina vera e propria con i fuochi, i forni e le vettovaglie pronte per essere cucinate o completate.
Alla fine cosa ho assaggiato?
Il menu comprende due piatti ideati e preparati da Nicola, il padrone di casa: nello specifico un primo piatto e un dessert (magistralmente realizzato da Francesca Gittardi). Poi c’è un antipasto e un secondo, proposti dall’amico in visita, Tano.
Ecco il percorso.
1. Tiramisù di seppia
2. Tortelli ripieni di pecorino con fave fresche e pomodori appassiti
3. Petto d’anatra croccante in crema di senape al miele e tartufo nero
4. Mandorle e cioccolato
Una cena assai piacevole in cui il cibo è parte e non protagonista unico del successo della serata. Qui, a “Un posto a Milano”, si trova un melange esplosivo di culture, idee, ambienti, sentimenti e situazioni che hanno il dono di mettere a proprio agio proprio tutti, facendo abbassare le barriere e frangendo i costrutti sociali.
Ci si sente bene come a una cena a casa di amici. In una sola parola direi che, alla Cascina Cuccagna, regna la giusta atmosfera (o mood, per dirla all’inglese). Ci tornerò.
Intanto voi siete pronti per stasera? C’è l’incontro con Cristiano Tomei. Il divertimento dovrebbe essere assicurato anche questa volta
Prezzo a persona: 40€ – acqua e caffè inclusi (vino escluso).
Un Posto a Milano. Tel. +39 02 5457785 – info@unpostoamilano.it