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Cibo
26 Giugno 2012 Aggiornato il 31 Marzo 2019 alle ore 14:32

Tonno. Le scatolette sostenibili di Mareblu non piacciono alla Gdo

Ricordate Mareblu, il tonno eco-sostenibile benedetto da Greenpeace? La sua commercializzazione era data per imminente e la conversione totale
Tonno. Le scatolette sostenibili di Mareblu non piacciono alla Gdo

Ricordate Mareblu, il tonno eco-sostenibile benedetto da Greenpeace? La sua commercializzazione era data per imminente e la conversione totale dell’azienda a sistemi di pesca rispettosi dell’ambiente era attesa per il 2016.

Bene, anzi malissimo. Pare che la Gdo si sia messa di traverso e per ora non se ne faccia nulla.

Troppo costoso il tonno pescato selettivamente (solo tonni maturi) e con canna. Perciò non c’è storia: un tonno più caro del 20-30% di quello tradizionale non trova posto sugli scaffali dei supermercati. La parola d’ordine è convenienza anche se l’altra faccia della medaglia si chiama FAD, cioè pesca con galleggianti che fanno incetta anche di giovani tonni e fanno scempio dell’ecosistema marino.

Thai Union, la multinazionale dei surgelati tailandese che controlla Mareblu, quartier generale a Parigi e amministratore delegato italiano, Adolfo Valsecchi, e che ha deciso di puntare dritto al segmento del cibo sostenibile, resta ferma al palo e le scatolette col tonno pescato con la canna non arriveranno per ora sulle nostre tavole.

Per sostenere le ragioni della Gdo interviene Coop, una reputazione da difendere in materia di sostenibilità: “Non è affatto una una questione di prezzo, semmai di gusto”, dice Claudio Mazzini della direzione Qualità. “Ci viene proposto un tipo di tonno che è richiesto nei Paesi anglosassoni ma in Italia non ha mercato”.

Aspettando di sapere qual sia il tonno che piace agli Inglesi ma non agli Italiani (ci risulta che Asdomar, pescato con la canna, sia piuttosto buono) il tema vero è che in tempi di crisi come questi il prezzo gioca un ruolo essenziale nelle scelte del consumatore. Non è un caso, restando al settore pesca, che solo il 4% della produzione totale destinata all’industria provenga da sistemi di pesca sostenibili mentre il mercato mondiale è dominato dai FAD, competitivi anche perché richiedono un impiego di manodopera inferiore a quelli della pesca con canna.

[Link: lespresso.it]

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