Post Eat. Il Trebbiano d’Abruzzo di Valentini vuol dire eccellenza
Abruzzo e Trebbiano sono un binomio sicuro, ottima espressione del patrimonio vitivinicolo italiano. Ma se alle parole Trebbiano e Abruzzo, accostiamo quella di Valentini, ecco che scatta l’eccellenza da incorniciare in un Post-eat.
Il Trebbiano d’Abruzzo firmato, diretto e orchestrato da Francesco Paolo Valentini (proprietario dell’omonima Azienda Agricola), non smette di stupire.
Lo scorso anno è stata presentata l’annata 2012 (62,50 €): l’inverno freddo e piovoso e il caldo anomalo di agosto, da cui sono derivate vegetazione abbondante e maturazione precoce, hanno determinato un vino interessante che la Guida Espresso ai Vini d’Italia 2016, ha premiato con un punteggio di 18,5 ventesimi. Come ogni figlio di casa Valentini, è subito riconoscibile: naso e bocca – armonici e coerenti – restituiscono sensazioni di sapidità e tostatura; note balsamiche non invadenti lasciano spazio a quelle aromatiche di salvia e timo, quando il vino è lasciato aprire qualche istante. L’annata è sostenuta da una buona acidità, che gli consente di riposare ancora un po’ in cantina.
Celeberrimo è invece il millesimo 2010 (75 €): il Trebbiano d’Abruzzo Valentini di quell’anno è stato il primo vino bianco italiano a ricevere, nell’edizione della Guida Espresso ai Vini d’Italia 2015, un punteggio di 20/20. Chiaramente non filtrato, come prescritto dalla filosofia aziendale, il Trebbiano Valentini 2010 presenta un registro aromatico intenso e complesso: al naso spiccano i profumi della macchia mediterranea e poi, sentori di tostatura e affumicatura invadono l’olfatto; si riconoscono le bacche di ginepro, la nocciola e, a completare, un’importante nota iodata. Notevole acidità.
Ma la schiera dei riconoscimenti dell’Azienda Agricola Valentini non si arresta scalando il passato: il Trebbiano 2007 (175 €) infatti si è aggiudicato il titolo di miglior vino d’Italia secondo la giuria internazionale di The Best Italian Wine Awards. Paiono infiniti i meriti di questa azienda che appartiene alla stessa famiglia dalla metà del 1600.
L’azienda di Loreto Aprutino (Pescara) è oggi nelle mani di Francesco Paolo che si definisce “un agricoltore quindi un artigiano”. Come tutti gli artigiani della terra, Francesco Paolo sa che ogni anno deve confrontarsi con la natura e i suoi umori altalenanti. Ogni anno quindi si traduce in un millesimo unico, sempre fedele al suo proprio territorio e figlio di una filosofia aziendale, negli anni immutata.
Non a caso, in occasione dell’apertura del Vinitaly 2016 (giunto alla 50ma edizione) è stato consegnato a Francesco Paolo Valentini il premio “Cangrande benemerito della vitivinicoltura italiana“. Tale riconoscimento, assegnato dal Ministero delle Politiche Agricole, Veronafiere e dalla Regione Abruzzo, commemorativo dei 10 anni della scomparsa di Edoardo Valentini (padre di Francesco Paolo), vuole essere una conferma dell’eccellente e instancabile lavoro dell’Azienda Valentini, pioniera del vino in Abruzzo.
L’azienda infatti segue, nella vinificazione, gli antichi usi locali: nessun affinamento in barrique ma solo grandi botti; nei 65 ettari vitati (di 200 totali) vengono coltivati solo autoctoni abruzzesi quali il Montepulciano (vinificato anche nella versione Cerasuolo) e il Trebbiano d’Abruzzo, di cui abbiamo appena parlato. Francesco Paolo, produttore ed enologo della sua azienda, non ama inserire il suo operato sotto un’etichetta standard: non biologico, non biodinamico ma artigianale. Ma la sua azienda artigianale non è solo vino, ma anche olio, grano. Distante dagli odierni strumenti di comunicazione, non ha un sito né una pagina social. Un modo per saperne di più sull’Azienda Agricola di Francesco Paolo Valentini? Andre a bussare alla sua porta.
[Immagini: Scatti di Gusto, Vinitaly, Elena Guzman, Facebook, emozionidelgusto]