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16 Febbraio 2011 Aggiornato il 21 Marzo 2011 alle ore 14:56

Un marziano a Roma/20 Osteria Di Monteverde. Basta crederci di più

Tutta la storia umana attesta che la felicità dell’uomo, peccatore affamato, da quando Eva mangiò il pomo, dipende molto dal pranzo. (Lord Byron) Nei
Un marziano a Roma/20 Osteria Di Monteverde. Basta crederci di più

Tutta la storia umana attesta che la felicità dell’uomo, peccatore affamato, da quando Eva mangiò il pomo, dipende molto dal pranzo. (Lord Byron)

Nei giorni scorsi ho spesso sentito parlare di questo nuovo localino, nella mia Monteverde. È curioso, non mi abituo ancora al fatto che il mio quartiere stia diventando alla moda. Ci abito dal 1984, e penso che all’epoca fossi il solo ragazzo che ci abitava, o quasi… Il mio condominio, grazie alla mia presenza, passò dai 70 anni di età media, ai 65! Un successo. Quando anni fa aprì l’Antico Arco in molti pensarono che fosse una follia, la zona era piena di trattorie antiche, ma la cucina gourmet non sapevano neanche cosa fosse.

Invece a poco a poco e soprattutto negli ultimi anni è stata una vera epifania. L’osteria di Monteverde è l’ultimo arrivato dei molti indirizzi golosi che oramai caratterizzano il quartiere. Nella blogsfera e in città è un inseguirsi di voci che lo indicano come l’ultimo must immancabile dell’anno.

Quindi quale posto migliore dove condurre il mio marzianino del martedì sera? Tra l’altro è ad un tiro di schioppo da casa, non è pregio da poco per la mia proverbiale pigrizia e lui è diventato un vero maniaco di cucina romana. Pare che su Alfa Centauri stiano studiando la dipendenza da matriciana.

Il locale è semplice e curato: un anonimo stanzone al confine tra Monteverde nuovo e vecchio, lindo e pinto di fresco. L’atmosfera è rilassata e un po’ caciarona come si confà ad una trattoria. Un post-buiaccaro penso, e spiegare a Qwerty cosa sia un buiaccaro è cosa perigliosa e complicata, come del resto a qualsiasi straniero. Il menù è semplice e giustamente stringato, molta Roma nel piatto e qualche ambiziosa (forse troppo) divagazione gourmet. La carta dei vini è fresca con uno straordinario rapporto qualità prezzo che rende la nostra scelta per la birra artigianale alla fine dispendiosa.

Come al solito ordiniamo tanto, probabilmente troppo. Nel complesso una cucina solida molto abbondante di sapori e porzioni. Che parte dalla tradizione e la reinterpreta con tocchi a volte felici e altre meno: molto aceto balsamico secondo una moda imperante e non felice, trovare in carta le animelle è un bel piacere, meno gli imperanti piatti rettangolari che mal si attagliano allo stile del locale.

Insalata di puntarelle e polpo. Le puntarelle sono deliziose, sode e scrocchiarelle. Il polpo morbido e succulento. Sarebbe una gran bella entrée territoriale e moderna, peccato per un aceto soverchio che appiattisce un poco tutto. Modaiolo.

Gnocchi con sugo di spuntature di maiale. Un piatto gagliardo, goloso e intenso. Per grandi appetiti. Gli gnocchi sono migliorabili come qualità, perfettamente rotondi e molto sodi. Il sugo è spaziale e gaglioffo. Nel complesso un primo di grande soddisfazione e pancia. Guascone.

Gricia. Molto classica: senza troppe smancerie e sofismi. Lontana miglia e miglia da quel mondo gourmet e austero di tante gricie moderne. Molto mantecata e morbida, il guanciale è stufato e saporito, il pecorino intenso e tipico. Il tutto risulta piacevole e molto legato, quasi da cacio e pepe mantecata a freddo. Solida.

Animelle glassate con puré di patate al cipollotto. Le animelle sono buonissime, cotte al millimetro e tirate. La crosticina golosa che scrocchia sotto i denti, il cuore tecnicamente fondente: rischia di esse un gran piatto. Peccato per l’aceto balsamico che lo appiattisce e lo sbilancia irrimediabilmente sul dolce. Pavido.

Baccalà arrosto con patate e pecorino. Una portata che fa della semplicità il suo pezzo forte. Il baccalà è succoso di bel taglio e cottura, la schiacciata di patate lo veste piacevolmente e il pecorino gli da un po’ di sprint che non guasta. Un secondo semplice e di buona soddisfazione. Efficace.

Millefoglie. Un dessert corroborante per amanti dei dolci. La crema al pistacchio rinfresca un grande classico che chiude adeguatamente la cena. Goloso.

Qwerty finisce il pasto contento e rimpinzato come al solito, pronto per salire sul suo disco volante e tornare tra le stelle. Io, tra le stelle della notte romana, rifletto su questa simpatica trattoria. Il nome è azzeccato, semplice e pulito, come la cucina che propone. Se solo ci credessero un pizzico in più sarebbe veramente un bel posto, ma si faranno!

Il servizio è familiare e cortesissimo, e da quel quid in più. Il conto sui 35 € a testa bevendo birra artigianale, rovina un poco la festa. È ora di tornare al mio divano e alla puntata di MadMan che Qwerty ha interrotto!

Osteria Di Monteverde. Via Pietro Cartoni, 163. Roma. Tel. 039 06.53273887

Foto: Andrea Sponzilli

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