Montepulciano Àita, vino eccellente di Muscari Tomajoli a 100 euro
L’azienda Muscari Tomajoli racconta la rinascita e la valorizzazione del territorio. Sorge e prospera nell’incantevole paesaggio di un anfiteatro naturale, protetto da un lato da fitti boschi e aperto sul mare da una lunga spianata che digrada dolcemente verso la costa dell’Alto Lazio. A pochi chilometri da Tarquinia, una delle culle della civiltà etrusca, queste terre stanno tornando a far parlare di sé grazie alla lungimiranza di imprenditori locali, come Marco Muscari Tomajoli, che ha saputo trasformare un’eredità familiare in un progetto vitivinicolo d’eccellenza.
L’inizio negli anni Venti
La storia della famiglia Muscari Tomajoli affonda le radici negli anni ’20 del secolo scorso, quando il bisnonno di Marco, reduce dalla Prima Guerra Mondiale, riuscì ad acquistare a prezzi vantaggiosi un pezzo di terreno nella zona. Inizialmente dedicata alla coltivazione di ortaggi, l’attività agricola produceva vino esclusivamente per consumo familiare. Fu con Sergio, padre di Marco e ammiraglio della Marina Militare, che nacque una vera passione per la viticoltura. Tuttavia, a causa delle sue continue trasferte, Sergio non poté dedicarsi completamente alla cura delle vigne.
La svolta arrivò nel 2007, quando Sergio Muscari Tomajoli decise di fondare ufficialmente l’azienda vinicola, affiancato dall’enologo Gabriele Gadenz. Nel 2016 tuttavia, Sergio viene a mancare, lasciando i vigneti ancora giovani e l’azienda in uno stato embrionale. Ma Marco era legato a queste terre e al progetto e al di là di ogni indecisione, si è buttato anima e cuore nel sogno vinicolo.
I terreni unici di Muscari Tomajoli
Ha voluto intanto capire perché quei terreni, rispetto ad altri limitrofi, fossero così vocati per la coltivazione della vite. Sono vicini alla costa, ma su un rilievo già collinare, a 200 metri slm. Confinano con la Bandita di S. Pantaleo, uno dei pochi boschi rimasti nella zona, da sempre riserva naturale e sopravvissuta alle lottizzazioni degli anni Venti del ‘900. Godono quindi di un patrimonio biologico vivo e sano, a tutto vantaggio della salubrità e della qualità di uva e vigneto.
Un vigneto a forma di ferro di cavallo
Oggi l’azienda Muscari Tomajoli copre 3,5 ettari vitati, in un vigneto a corpo unico a forma di ferro di cavallo che gira intorno alla cantina. Questa scelta apporta diversi vantaggi, in termini di rapidità di esecuzione delle lavorazioni una volta raccolte le uve. I vigneti sono esposti in modo ideale a sud ovest, e i terreni (dati Ispra) presentano caratteristiche peculiari rispetto ai territori limitrofi.
La componente vulcanica, tipica del territorio, qui è secondaria rispetto alla pietraforte, pietra arenaria a grana fine e cemento carbonatico. E’ la pietra con cui sono costruiti i palazzi storici di Firenze, come Palazzo Vecchio, che dà struttura e profondità alle uve. Nel sottosuolo sono stati ritrovati fossili che risalgono al cretaceo, la bellezza di 94 milioni di anni fa, una ricchezza unica, che va rispettata. Muscari Tomajoli coltiva Vermentino (un clone corso), Montepulciano e Petit Verdot. Lavora manualmente le vigne, non fa uso di erbicidi, di concimazione e di irrigazione. Per 17 anni il vigneto non ha ricevuto alcun tipo di sostegno dall’esterno, cosa che si è tradotta in rese naturalmente basse, pari a circa 40 quintali/ha, più o meno ½ kg a pianta.
Ovvio che le bottiglie prodotte sono limitate, e attualmente ammontano a 7000 totali, su 4 referenze. Potrebbero aumentare quando sarà produttivo il nuovo vigneto ad alberello di Montepulciano, pensato per adattarsi ai cambiamenti climatici in corso e all’aumento delle temperature medie.
Guido Sileoni e Muscari Tomajoli
Ogni vino riflette il suo creatore, come ogni opera d’arte che si rispetti. E l’etichetta non può essere da meno. Cè la firma di Guido Sileoni su quelle dei vini di Marco Muscari Tomajoli (sopra tra l’enologo Gadenz e l’artista). Sileoni opera Tarquinia, e ispirato dalle immagini delle necropoli etrusche, per Muscari Tomajoli ha interpretato i quattro vini aziendali nelle personificazioni di miti, leggende, personaggi, raffigurandoli con un tratto che riprende il futurismo ma in chiave morbida, sensuale, cromatica.
Ecco che Pantaleone, il petit verdot in purezza, si esprime sui toni purpurei e seduttivi della Tomba delle baccanti (VI sec. A.C.). nel Vermentino Nethun c’è l’anima del dio Nettuno, con il suo seguito marino di sfumature di blu, nell’immagine ispirata dalla Tomba dell’Orco, del IV secolo A.C. Dagli affreschi della stessa tomba, ma nei toni del tramonto viene l’etichetta di Velca, il rosato di Montepulciano.
Ma è Àita, il dio dell’Oltretomba etrusco, impetuoso e oscuro, nero e rosso, raffigurato barbuto e con una pelle di lupo sul capo a dare il nome al vino di punta dell’Azienda, un Montepulciano in purezza di estrema eleganza e profondità allo stesso tempo. Dove “montepulciano” ed “elegante” sono raramente termini nella stessa equazione.
Muscari Tomajoli. I vini e le verticali
Per essere un’azienda produttiva da non moltissimi anni, Muscari Tomajoli è stata comunque in grado di mettere a confronto bottiglie di diverse annate per ciascuna delle sue refererenze.
Nethun, Vermentino IGT. 20 €
2022 – Annata calda e secca questa, con una primavera mite e agosto decisamente torrido. Tuttavia l’esordio all’olfatto è delicato con sfumature minerali, di impronta iodata. La bocca è salina, strutturata, speziata, e vira sui ritmi del cedro e dell’agrume maturo. 1853 bottiglie. Goloso.
2018 – Un andamento tendenzialmente umido e piovoso, con un estate che improvvisamente diventa calda si traduce in un’impronta nettamente più scura della precedente. La frutta è matura, tendente al candito, la mineralità si evolve, ed emergono note di fieno in retrolfattiva. 2960 bottiglie. Intenso
Velca, Montepulciano rosato, IGT. 18 €
2021 – A un inverno rigido è subentrata un’estate calda. Raccolto il 12 settembre, quest’annata ha prodotto solo 1580 bottiglie di Velca. Prodotto con pressatura soffice e 30% di grappoli interi, affina 6 mesi in acciaio e 3 in bottiglia prima della messa in commercio Al naso arrivano finocchio selvatico e anice, che giocano con note fruttate, su tutte di mela annurca. Al palato si conferma sapido e fresco, con netta prevalenza delle note vegetali. Intrigante
2017 – una stagione decisamente calda e secca, in cui è stata fatta una severa selezione dei grappoli in pianta. Raccolto il 5 settembre, ha prodotto solo 1118 bottiglie. Confettura di pesca e albicocca al naso, con ritorni vegetali e guizzi fumé. La bocca è sapida, come tutti i vini Muscari Tomajoli, e questa annata è decisamente salmastra. Marino
Pantaleone, Petit Verdot, IGT. 22 €
2021 – Come già accennato, inverno rigido, estate calda. Uve che raggiungono l’ideale punto di maturazione zuccherina e fenolica. Al naso arriva un frutto scuro, mora ad esempio, ma anche la ciliegia nera, insieme ad erbe aromatiche, e al palato si percepiscono sentori delicati di caffè e una sfumatura di salamoia. Umami.
2019 – un pizzico di evoluzione si sente già nel calice, anche se parte da un’impronta più fresca della bottiglia precedente. Torna la frutta rossa scura, ma anche le erbe officinali. Un finale amaricante al palato, percezioni tanniche di rooibos e fiore di ibisco. Esotico.
Àita – Montepulciano IGT. 100 €
È il vino di punta dell’azienda Muscari Tomajoli. Viene da una parcellizzazione della vigna, particolare per composizione del sottosuolo. Uve raccolte tardi, a metà di ottobre, a mano in piccole cassette, pigiate entro un’ora dalla raccolta. Fermentazione spontanea per mezzo dei lieviti naturalmente presenti nelle uve. Al termine della stessa il vino viene trasferito in barrique T5 Taransaud, un’edizione limitatissima delle rinomate botti francesi. Contengono circa 225 litri e sono costruite con legno delle foreste di Tronçais ad Allier. Ogni barrique è costruita a mano e firmata da un mastro bottaio Meilleur Ouvrier de France o Compagnon du Devoir appositamente formato. Sono solo su prenotazione.
2021 – Solo 676 bottiglie e 56 magnum quest’annata di Àita Muscari Tomajoli profuma di frutti rossi, confettura di amarene, carruba e legno di cedro, pepe e rose. Polposo
2020 – Con un anno in più, inizia a calmarsi l’esuberanza. Si affacciano note sulfuree unite a sensazioni dolci di cioccolato, boero, mon cheri. Il tannino è fondente, preciso. Sensuale.
2019 – Un cannocchiale puntato sul futuro per un vino che di strada ne ha parecchia davanti a sé. Ricordi di salamoia al naso, insieme a erbe aromatiche e fiori secchi e spezie dolci. Il palato si conferma speziato, raddolcito dalla carruba, dal miele di castagno. Un sorso di bella lunghezza e ritmo, tra sensazioni morbide e picchi espressivi. Tannini già ben equilibrati che accompagnano le sensazioni e le fissano sul palato. Iconico.
Azienda Muscari Tomajoli. Strada Bandita del Casal Nuovo. Tarquinia (VT). Tel +393288990631