Vini d’abbazia: cosa sono, 7 etichette da comprare e a che prezzi
Il matrimonio tra il vino e il divino è tra i più longevi di sempre, e i vini d’abbazia ne sono prova provata.
Senza andare a scomodare Noè, biblico viticoltore anche troppo entusiasta, esempi tangibili ne sono le tante abbazie che ancora oggi danno il nome a vini di pregio assoluto.
D’altronde, è ai fratelli e le sorelle che rinunciavano alle lusinghe del mondo secolare che dobbiamo la diffusione della vite e dei suoi prodotti nel mondo.
Hanno studiato, sperimentato, selezionato e coltivato alcune delle varietà più importanti del nostro panel ampelografico. Benedettini, Cistercensi, Templari, Gesuiti & Co. sono i padri spirituali e materiali del Cirò, del Santa Maddalena, del Bardolino, del Soave, del Freisa, del Riesling e così via, come li conosciamo oggi.
Al di là di qualunque valore simbolico si possa dare al rapporto con la terra, in realtà il vino è parte integrante dell’Eucaristia quindi dovunque si sono insediati dei cristiani che dovevano celebrare la Messa, lì veniva coltivata la vite. Il resto lo ha fatto il tempo, l’evoluzione, l’acquisizione di esperienze e anche l’affidamento delle vigne a enologi esperti.
Nei secoli poi, molte comunità hanno visto diminuire il numero dei conventuali. Un tempo erano i monaci stessi o le monache a coltivare i grandi appezzamenti di terre che circondavano i monasteri, conventi e abbazie.
Oggi molto spesso i vigneti sono dati in gestione a vigneron di professione, in grado di esaltare al meglio le potenzialità del terreno e degli impianti e quindi di offrire al pubblico il miglior prodotto possibile.
Da alimento fondamentale per la vita cristiana della mensa eucaristica, oggi per molte comunità monastiche è proprio il vino la principale fonte di sostentamento materiale.
I vini d’abbazia si presentano
In Italia c’è un grande evento che si occupa esattamente di questo particolare comparto della viticoltura, ed è – nemmeno a dirlo – Vini d’Abbazia.
Giunto alla sua seconda edizione quest’anno si è tenuto presso il chiostro dell’Abbazia di Fossanova, una straordinaria struttura tardo romanica creata dai monaci cistercensi nel XII secolo e arrivata praticamente intatta ai giorni nostri.
Con 30 cantine in degustazione, 3 giornate di assaggi e masterclass, ha gettato una luce intensa su un settore ingiustamente considerato di nicchia.
Tra le tantissime referenze degne di attenzione abbiamo selezionato 7 vini d’abbazia italiani e francesi. Sono quelli che ci sono piaciuti di più, che ci hanno colpito, che ci hanno spinto a un secondo assaggio.
Sono etichette dai costi assolutamente abbordabili ma che hanno tutte una storia e una tradizione che vale la pena conoscere, Un’occasione in più tra l’altro per ampliare la propria enoteca e scegliere etichette con storie secolari da raccontare.
Partiamo dal nord, dall’entroterra francese, per spingerci poi nel nord Italia.
Vini d’Abbazia francesi
Sebbene forse il più famoso di sempre è l’abbé Pierre Perignon che ha perfezionato il metodo champenoise, non è l’unico religioso che in terra d’Oltralpe si è cimentato con mosti, fermentazioni e affini.
1. Champagne Monial Libera Me brut
All’antichissima Abbazia di Clairvaux fondata niente di meno che da San Bernardo nel XII secolo, appartengono i vigneti di Chardonnay e Pinot Noir che Monial spumantizza.
Trovandosi in zona, sarebbero da visitare le cantine (Cellier aux Moines) a Colombe le Sec, che ancora conservano la struttura a volte e il design austero a luce naturale tipici dell’arte cistercense.
Il Libera Me brut è blanc de noirs 100 % pinot nero. Remuage manuale, attenzione a tutte le fasi di vinificazione e sboccatura regalano uno spumante dal perlage molto fine. Profilo olfattivo prevalentemente di frutta bianca e grano, e una beva molto morbida dalla giusta acidità, leggiadra e disimpegnata.
Costa 22 € sul sito del produttore.
2. Abbaye de Frontfroide, Ocellus AOP Corbières Blanc
Siamo a ridosso dei Pirenei, tra Carcassonne e Narbona. Lo scenario è quello di un Abbazia fondata nel XI secolo e affidata da poco tempo ai monaci cistercensi.
Come tutte le grandi abbazie è stata molto attiva nelle vicende politiche e spirituali durante tutto il basso medioevo, e poi subire un periodo di declino fino alla rivoluzione francese quando fu definitivamente sciolta la comunità che vi risiedeva.
Le mura romaniche suggestive, perfettamente conservate, sono oggi di proprietà privata e ospitano mostre eventi culturali e artistici. Oltre naturalmente alla produzione del vino che ricade nella appellation d’origine Corbieres.
Tra i vini d’abbazia in produzione, in particolare ci è piaciuto Ocellus, Corbieres blanc, un bland di Grenache Blanc al 50% Roussanne 25% e Vermentino per il restante 25%. Vino fresco giovane, che sa di fiori bianchi con finali di agrumi e di bergamotto, una discreta sapidità e carattere. In cantina, naturalmente in abbazia, costa 12,10 €.
Vini d’Abbazia italiani
Torniamo in Italia per assaggiare tre vini in Alto Adige e in Veneto.
3. Abbazia di Novacella Prepositus, Sylvaner 2017
Nel 1142 vicino a Bressanone vedeva la luce un convento agostiniano. Il convento di Novacella che nel tempo si è arricchito di edifici e strutture, si occupa di formazione ed educazione dei ragazzi. È diventato Abbazia solo nel 1956. I vigneti sono di proprietà dell’Abbazia ma non coltivati dai monaci.
La posizione dell’Abbazia è nella zona più fredda dell’Alto Adige ai limiti della viticoltura. Grazie alla produzione e alla vendita del vino l’Abbazia di Novacella è in grado di prendersi finanziariamente autonoma. Le tipologie di vitigni prodotte sono caratteristiche della zona, quindi Gewurtztraminer, Kerner, Riesling, Pinot bianco, nero, grigio e naturalmente il Sylvaner.
In particolare il Sylvaner della linea top di gamma tra i vini d’abbazia di Novacella, che è commercializzata con etichetta Praepositus.
Viene da vigne a 650/700 m di altezza, coltivate su terreni molto drenati, fondamentalmente morenici, con esposizione verso sud.
Buoni escursioni termiche e irraggiamento, una densità di coltivazione di 6000 piante per ettaro e una resa molto bassa sono dietro alla indubbia personalità di questo vino.
Il legno, presente in piccole dosi, è molto ben gestito e dona eleganza senza soverchiare. Grande mineralità, note di frutti a polpa bianca, fresche, croccanti e fiorite al naso, e attacco del sorso intenso e avvolgente. È un vino da invecchiamento che lascia prevedere note di zolfo di idrocarburo con il tempo.
La bocca è ampia, lunga e tridimensionale sostenuta in tutte le sue sfumature da un acidità elegante. Sul sito del produttore si trova l’annata 2021 a 21 €.
4. Sabiona Kerner Cantina Valle Isarco
Valle Isarco è una cantina sociale che raccoglie le uve di vigneti in una delle zone di produzione più a nord del paese.
Il paesaggio è tipico di una zona collinosa, circondata però da alte montagne innevate, con i vigneti distribuiti su pendenze ai limiti della viticoltura eroica.
Il sottosuolo racconta delle complesse formazioni geologiche di questo territorio che alterna minerali e quarzi a rocce vulcaniche, a tutto vantaggio dell’ampiezza olfattiva e gustativa di questi vini d’abbazia.
La cantina riunisce 135 soci conferitori, con una filosofia produttiva più possibile rispettosa che prevede inerbimenti e raccolte manuali. Tra i soci c’è anche l’abbazia benedettina di Sabiona, che per la cantina Valle Isarco produce due etichette: il Sylvaner e il Kerner.
Quest’ultimo dal bouquet esplosivo di pesca, acacia, erbe aromatiche e note fumé, che si inseguono in un sorso tondo e intenso. L’affinamento avviene per il 50% in acciaio e 50% in botti (barrique e tonneau) nuove e usate.
Sul sito del produttore l’annata 2020 costa 35 €.
5. Emeritus, Abbazia di Praglia
Altra abbazia questa volta in Veneto sui Colli Euganei. All’Abbazia di Praglia si fa il vino da quasi mille anni su un terreno di origine vulcanica, ma all’interno delle mura medievali la cantina ospita attrezzature moderne.
Il terreno vitato si estende su quasi 11 ettari, parte in pianura e parte in collina oltre i 500 metri d’altezza. I vitigni sono quelli tipici del territorio Chardonnay garganega Merlot, Moscato giallo e naturalmente il Raboso.
Proprio raboso 100% è lo spumante Emeritus, blanc de noir con 30 mesi di permanenza sui lieviti. Un naso elegante si presenta con note floreali di violetta e di frutta di bosco – mora in particolare – leggermente in sottotono, rispetto a sensazioni più fresche e minerali. La bollicina è fine, quasi cremosa, e rende vivace un sorso ritmato da un’acidità molto piacevole.
Sul sito del produttore si trova a 18 €.
Vini d’Abbazia firmati
Ovvero, quando i grandi produttori si innamorano dei vigneti e dei territori. Adottano le vigne, e investono per rendere loro l’onore che meritano, attraverso marchi ed esperienze di altissimo livello.
6. Curtefranca bianco doc, Convento SS. Annunciata Bellavista
Siamo in Franciacorta, territorio la cui produzione vinicola parla da sé. Questa in particolare viene dalle vigne coltivate da 500 anni dai monaci del convento Santissima Annunciata. Situato sul Monte Orfano, oggi è un luogo per ritiri spirituali e vacanze nella pace nel silenzio.
Ma le vigne sono state adottate dalla famiglia Moretti della celebre maison Bellavista che da parcelle selezionate, su un appezzamento di meno di sei ettari, produce questa etichetta a base 100% Chardonnay.
Il Curtefranca bianco Doc SS Annunciata al naso si offre ampio e intenso, di frutta tropicale, albicocche, melone e macchia, ma anche di fiori generosi come la rosa e la peonia.
Il sorso è coerente ricco ma alleggerito da una nota minerale che snellisce la beva.
Sentori lievi e piacevoli di vaniglia sono dovuti all’ elevazione in barrique di rovere per almeno un anno. Si trova in commercio a circa 35 €.
7. Abbazia di Rosazzo, Livio Felluga
Siamo un sui colli orientali del Friuli più precisamente nel comune di Manzano e l‘Abbazia di Rosazzo perde le sue origini addirittura prima dell’anno mille, quando secondo la tradizione, l’Eremita Alemanno nell’anno 800 sceglieva queste località silenziose e solitari per trovare la pace e la spiritualità che cercava.
Vero o no, le cronache riportano che l’eremo del Monaco Alemanno già nel 1100 era stato elevato al rango di Abbazia. La cultura della vite e del vino tuttavia arrivò più tardi verso il 1200 con i monaci benedettini provenienti dalla Carinzia.
Fin da subito terreni e posizione vocati per la viticoltura hanno prodotto risultati straordinari tant’è che già nel 1500 la Ribolla gialla coltivata a Rosazzo era uno dei vini preferiti dal doge di Venezia.
Da allora la produzione di vini d’Abbazia non si è mai fermata anzi è stata estesa a tutti i vitigni autoctoni friulani. I terreni dell’Abbazia sono situati a un’altezza di circa 180 metri sul livello del mare.
Esposizione ventilazione e una particolare costituzione da anfiteatro fanno sì che questi terreni godano del clima temperato proveniente dall’Adriatico e risultano protette dalle correnti fredde provenienti da nordest. La Cantina di vinificazione è una delle più antica del Friuli e risale alla fine del 1200 ed è visitabile su appuntamento.
Livio Felluga e il Rosazzo
A gestire procedure di vinificazione e vigneti oggi è Livio Felluga, che produce il Rosazzo un blend di Friulano, Sauvignon blanc, Pinot bianco, Malvasia e Ribolla gialla.
Coltivate su terreni prevalentemente marnosi e arenarie, le uve vengono raccolte a mano, e dopo una breve macerazione, vanno in pressatura. Fermentano in acciaio inox e poi passano in botti di rovere fino a fermentazione malolattica effettuata.
Una volta imbottigliato il Rosazzo potrà proseguire l’affinamento in vetro ancora per molto tempo acquistando in complessità e profondità.
Già nel calice si intuisce la trasversalità di questo vino. Colore intenso, ampio. Naso seducente, fruttato e minerale insieme. Può sembrare già evoluto, dalle note di frutta candita, buccia d’arancia, albicocca e frutta tropicale, oltre alle sfumature balsamiche, di fiori fiori di sambuco, di grafite. Invece in bocca si sente tutta la freschezza di un vino che può stare in cantina ancora parecchio tempo.
Di indubbia struttura, di beva pulita, e molto lunga. Vino importante che si accompagna ad abbinamenti di pari livello. Crostacei pregiati, e anche ostriche che non ha timore di sfidare né per intensità né per persistenza. Si trova in commercio a circa 55 €.