Derthona Timorasso, 12 vini bianchi da mettere in cantina
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Chi dice Timorasso dice Derthona, dall’antico nome romano di Tortona. Bisogna abituarsi a chiamarlo così, perché è allo studio la modifica al disciplinare Colli Tortonesi DOC per sancire anche nel nome lo strettissimo legame del Timorasso al suo territorio d’elezione.
Nel corso dell’evento Nebbiolo nel Cuore, abbiamo avuto modo di provarlo nella sua gioventù e in versione evoluta, prodotto da 6 delle più importanti cantine della zona.
Il Derthona Timorasso
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Per chi non avesse ancora avuto la fortuna di apprezzarlo, il Timorasso è un vitigno a bacca bianca originario in particolare delle colline tortonesi, nella provincia di Alessandria. A cavallo tra 4 regioni (Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Liguria), il territorio comprende 6 valli e 46 comuni. Conosciuto fin dal Medioevo, questo vitigno ha rischiato l’estinzione nel corso del XX secolo, soppiantato da varietà più produttive e facili da coltivare, come Barbera e Cortese.
“Matura male – spiega Giampaolo Repetto, presidente del Consorzio Colli Tortonesi DOC – rende poco, e richiede mediamente 3 volte le ore/uomo del Cortese”. Tuttavia, grazie alla convinzione e alla lungimiranza di alcuni coltivatori, su tutti Walter Massa, negli ultimi anni, il Timorasso ha conosciuto una crescita esponenziale sia in termini di produzione che qualitativa.
Nel 1987 – prosegue Repetto – c’era meno di un ettaro coltivato a Timorasso. Nel 2024 sono circa 440, su un totale di 1280 ha vitati nella DOC Colli Tortonesi”.
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Le colline tortonesi offrono un terroir ideale per il Derthona Timorasso, con suoli marnoso-calcarei e un microclima caratterizzato da buone escursioni termiche. Il Timorasso si coltiva solo in collina, le altitudini variano da comune a comune, e solo a mano. Sancire nel nome – Derthona Timorasso– il legame con i colli tortonesi servirà a identificare senza ambiguità l’appartenenza territoriale, dato che ormai il Timorasso si produce in altre parti del mondo, e – fino alla modifica del disciplinare – può essere vinificato in tutto il Piemonte.
Il vino
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Il Derthona Timorasso dà origine a vini bianchi di grande struttura e longevità, spesso paragonati a grandi bianchi internazionali per complessità e capacità di invecchiamento. Al calice, si presenta con un colore che va dal giallo paglierino dai riflessi dorati all’oro puro. Il naso distingue un bouquet ricco di note floreali, fruttate (pesca, albicocca) e minerali, che con l’invecchiamento evolvono in sentori di miele e idrocarburi. Al palato, spicca per la sua sapidità, freschezza e struttura, rendendolo adatto a un lungo affinamento in bottiglia.
Attualmente sono consentite in etichetta le diciture Derthona (minimo 10 mesi di invecchiamento), Piccolo Derthona (da viti giovani, meno importante per complessità), e Derthona Riserva (minimo 21 mesi di invecchiamento).
Per essere Derthona DOC Colli Tortonesi, il Timorasso deve essere minimo 95%, e la resa in uva per ettaro non deve superare i 75 quintali. Considerando i 100 quintali/ha consentiti per l’altro bianco di zona, il Cortese, è facile capire quanto sia più sfidante. Ma quanta soddisfazione all’assaggio!
I magnifici 12 Derthona Timorasso
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Niente di meglio per capire la capacità evolutiva di questo vitigno, che 6 mini-verticali delle referenze di altrettante aziende. Ciascuna composta da una bottiglia ‘giovane’ – le virgolette sono d’obbligo visto che alcune hanno già oltre 4, 5 anni – e una di annata più vecchia, che secondo il produttore può essere rappresentativa dell’evoluzione di quella particolare etichetta. Sono riproposti in ordine di assaggio.
I Carpini
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Iniziamo da un’azienda a noi già nota, I Carpini di Paolo Ghislandi, che si è distinta per l’approccio agli autoctoni piemontesi (oltre al Timorasso produce un’ottima Barbera) e per l’attenzione alla salubrità di vigne e terreni limitrofi. Il Derthona Timorasso di I Carpini fermenta spontaneamente sui propri lieviti.
1. Brezza d’Estate, Riserva 2019
La bottiglia giovane ha già quasi 6 anni, e viene da uve di una singola vigna di circa 20 anni. Il naso è ampio e minerale, di biancospino, fiori di sambuco, pesca con sfumature più morbide e calde di spezie e miele che farebbero pensare a un passaggio in legno. Che invece non c’è. Quasi tutto il Derthona Timorasso affina in acciaio e bottiglia, oppure anfora per alcune referenze. Il palato è dinamico e diretto e rivela la gioventù (e il futuro) di questa bottiglia. Costa 45,50 €
2. Brezza d’Estate, Riserva 2011
Quasi quindici anni perché questo Derthona Timorasso crescesse in ampiezza e profondità. Si invertono le proporzioni: c’è lo scheletro di fiori e mineralità, ma le note speziate e calde stavolta parlano più forte, mentre sale una bella nota di idrocarburo non invasiva. Il sorso è intenso, lungo, corposo.
Vigneti Repetto
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Passiamo a Sarezzano, da Vigneti Repetto, casa di Gian Paolo e sua moglie Marina. Agricoltori di famiglia, attenti alla sostenibilità e alla qualità dei prodotti, utilizzano per la vinificazione una tecnologia studiata appositamente, VinOxygen, che evita i travasi e quindi il contatto con l’ossigeno, consentendo così di ridurre al minimo l’aggiunta di solfiti. In verticale c’è Origo, uno delle referenze aziendali, quello che è più legato alla tradizione (Origo, latino per Origine). Solo acciaio, 15-20 mesi, e bottiglia, 25-30 mesi.
3. Origo Derthona Timorasso 2021
Bello, dorato, luminoso. Al naso è molto minerale, intenso, con una bella nota di bergamotto, lievemente sulfurea, che ricorda i vini di zone vulcaniche (non è questo il caso). Sorso vivace e teso. Costa 35 €.
4. Origo Derthona Timorasso 2018
Eccolo l’idrocarburo, il bel naso evoluto del Derthona Timorasso, importante eppure equilibrato, elegante. Come il palato, nelle sue stratificazioni tra frutta estiva, spezie che si fanno più scure e tostate, e la freschezza che resta a orchestrare il tutto.
Vigneti Massa
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Praticamente Walter Massa è sinonimo di Derthona Timorasso, la nuova rinascita del vitigno si deve alla sua lungimiranza. L’azienda è stata fondata nel 1879 a Monleale (che potrebbe diventare sottozona), e oltre al Timorasso coltiva altre uve tipiche del territorio. Massa non riporta menzione della DOC in etichetta, data la posizione per cui è il vino a parlare di territorio e non il contrario.
5. Costa del Vento 2021
10 mesi di macerazione sulle bucce per un colore oro pieno. Nel calice note di agrume maturo, di mollica di pane, sentori dolci di fiori di campo, su tutti la camomilla. Ricco e articolato il palato, che si gioca tra freschezza e materia. Costa 55 €.
6. Costa del Vento 2013
12 anni di evoluzione portati benissimo: tornano i fiori bianchi, polposi, pesca ma anche note più esotiche, comunque sempre fresche e vibranti. La bocca parte con note morbide, ci sento il litchie, ma si dissolve sul finale, che è fresco, lungo.
La Colombera
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Altra realtà simbolo del Derthona Timorasso, La Colombera è tra le prime aziende a credere nel vitigno, ed Elisa Semino, che oggi conduce insieme al padre e al fratello, si è guadagnata il titolo di “The Queen of Timorasso”. Il Derthona Timorasso di La Colombera vinifica e affina in acciaio.
7. Derthona 2023
Verticale e agrumato, naso di fiori bianchi dolci, acacia e sambuco. Palato più delicato, meno impattante, sorso fine ed elegante, molto piacevole. Costa circa 18 €.
8. Derthona 2019
Bel bouquet di spezie, dalle suggestioni orientali, di curcuma e pepe bianco. L’idrocarburo c’è e si sente, e torna al palato che si conferma elegante, pur se più marcato e intenso del precedente assaggio, e decisamente sapido.
Luigi Boveri
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Trent’anni passati a curare le sue cinque vigne, ciascuna con una sua unicità da preservare fino all’ultima goccia in bottiglia. Luigi Boveri è uno che il vino si fa in vigna e “quando l’uva arriva in cantina dobbiamo solo essere bravi a non rovinarla”. Con la moglie Germana gestiscono in totale 28 ha, nella zona di Costa Vescovato e dintorni, coltivati, oltre che a Timorasso (6 ettari), a Cortese, Croatina e Barbera. I Filari di Timorasso 2022 ha conquistato i 3 bicchieri nella Guida del Gambero Rosso 2025.
9. I Filari di Timorasso 2022
Agrume e pietra focaia, fresco, verticale e minerale al naso, e un sorso fresco, intenso, sapido e strutturato. Si presenta così la versione giovane del Dertona Timorasso di Luigi Boveri, premiato con i 3 Bicchieri Gambero Rosso e 4 Viti AIS. Costa 29 €.
10. I Filari di Timorasso 2016
L’annata più vecchia si esprime con toni più scuri e morbidi. Il miele e l’idrocarburo si rincorrono al naso e al palato, che finisce con note lievemente amaricanti, e regala un’esperienza sensoriale interessantissima.
Claudio Mariotto
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Azienda fondata dal nonno, nel 1921, è stata tra le prime a credere nelle potenzialità del timorasso, che produce in cinque diverse referenze: Pitasso, l’etichetta storica, Derthona, la selezione, Bricco San Micheke, la vigna giovane, Cavallina, la vigna di vent’anni e L’Imbevibile (macerato e affinato in anfora) . Complessivamente lavora 54 ha di vigneti, coltivati – oltre che a Timorasso – a Barbera, Freisa, Moscato e Cortese. Come da prassi comune, Mariotto usa pressature soffici, e solo passaggi in acciaio e bottiglia per il suo Timorasso (anfora a parte).
11. Cavallina Derthona Timorasso 2021
Più timido dei precedenti ha un naso che non si mette in mostra subito, ma ha bisogno di prendere confidenza. Le note tipiche del timorasso giovane, fiori bianchi, frutta estiva croccante, si rivelano, per questa annata, un po’ più calde della media. Gigli più che biancospino, e la sensazione che questa bottiglia deve ancora esprimersi pienamente. Costa 37 €.
12. Cavallina Derthona Timorasso 2015
Un’esplosione di erbe officinali, il profumo delle botteghe di erboristeria si eleva dal calice appena versato, per far posto a una netta sensazione di cera d’api e miele, oltre alla freschezza virata verso l’idrocarburo. La bocca è fresca, tesa, ancora giovane, e la beva è piena di brio. Chapeau.
Cosa ci dice il Derthona Timorasso
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Innanzitutto che territorio non significa uniformità, le sei aziende hanno ampiamente dimostrato di generare esiti diversi, pur rispettando le caratteristiche di base del vitigno. Alcuni sono pronti e piacevoli già nelle annate più giovani, per altri vale la pena attendere qualche anno. Poi che il Timorasso si presta benissimo a lunghi invecchiamenti, e curiosamente, il profilo gustativo e olfattivo più che ampliarsi (è già piuttosto vivace in partenza) si approfondisce. Acquista il fascino misterioso del viaggiatore di lungo corso, senza essersi mai mosso dalla cantina.