10 pizzaioli che ti fanno dire sì, la pizza è un’arte Unesco
La pizza o, meglio, l’arte dei pizzaioli napoletani è finalmente la candidatura unitaria che l’Italia porta all’Unesco, a Parigi, per cercare il riconoscimento di Patrimonio Immateriale dell’Umanità.
Dovesse arrivare, nel marzo del 2017, la benedizione dell’Unesco, Napoli si troverebbe ad avere due patrimoni tutelati: il centro storico e – appunto – l’arte dei suoi pizzaioli cioè per analogia la pizza.
L’immateriale che si fa materiale, cibo, simbolo di una città e di un modo di vivere.
E 10 pizzaioli sono la bandiera di questo suo fare e di questa arte cui molti guardano.
Eccoli.
1. Enzo Coccia (La Notizia)
Il decano di una nouvelle vague che si è tradotto nel mantra riconosciuto da tutti gli appassionati della pizza: l’utilizzo di ingredienti selezionati e di qualità. Con lui si è aperta formalmente la caccia alle materie prime che non fossero gli scarti che imponeva la tradizione. Il più forte sostenitore della qualità dell’olio (di oliva) e della necessità di imparare ad essere (anche) fornai.
Pizza. Margherita.
2. Gino Sorbillo (Sorbillo)
Che la conoscenza della pizza dei Tribunali sia stata affidata al volto e alle buone maniere del pizzaiolo più mediatico d’Italia è un fatto indubbio. Vincitore assoluto di ogni pratica social sui canali di Facebook e Instagram, mattatore della Prova del Cuoco, venerato, imitato e odiato, Gino Sorbillo è il guizzo napoletano, la strada all’innovazione della pizza, il porto sicuro per critici ed organizzatori di eventi.
Pizza: la Quattro Latti che è andata oltre la vecchia quattro formaggi. È rossa.
3. Ciro Salvo (50 Kalò)
Poca mediaticità e tanta sostanza. Ciro Salvo entra di diritto nel dream team che qualsiasi allenatore vorrebbe nella sua squadra per tempestare di colpi vincenti il comitato chiamato a decidere se quest’arte della pizza è patrimonio dell’umanità. Non è stato coinvolto con convinzione in questa prima fase di raccolta firme, ma la moral suasion ha bisogno di lui.
Pizza: la carbonara che è a modo suo e ricorda una stupenda e profumata frittata di altri tempi.
4. Enzo Piccirillo (La Masardona)
Ma l’arte dei pizzaioli è solo l’arte di fare la tonda? Ditemi di no perché altrimenti bisognerebbe escludere un altro pezzo da 90: quella famiglia che dalle parti della “Ferrovia” delizia mezzo mondo con le sue fritte da sogno.
Pizza. La classica da mangiare in tre tempi.
5. Franco Condurro (Da Michele)
Più che un nome, un marchio. I Condurro hanno questa pizzeria alla Duchesca da un tempo immemorabile e da un tempo non sospetto fanno solo due pizze: Margherita e Marinara con le maiuscole conquistando registi, attori e gente comune disposta a file interminabili. Se i pizzaioli possono aspirare a far riconoscere la loro arte, la bottega artigiana dei Giotto e dei Raffaello cui fare riferimento è questa.
Pizza. La cosacca dei desideri.
6. Vincenzo e Raffaele Giustiniani (Capatosta)
Confermiamo un vecchio adagio: impara l’arte e mettila da parte, anzi, applicala. E per giunta fuori dalle mura della città partenopea. I fratelli Giustiniani vengono da Napoli e hanno la loro pizzeria a Recale, vicino Caserta. Dna in movimento che li ha portati a sostenere con convinzione le ragioni della candidatura all’Unesco italiana e a fare da picchetto ogni volta che c’era una riunione. Ma il loro biglietto forte è la pizza. E lo spumone. E il tortano. A ricordare che l’arte ha sempre molte sfaccettature.
Pizza. Margherita con i pomodorini gialli.
7. Davide Civitiello (Molino Caputo)
Le pagine dei giornali sono piene di riferimenti a campioni del mondo che vengono eletti dalle Alpi alle piramidi. Ma il titolo va solidificato e reso vivo dalla capacità di essere un player dell’intero globo terracqueo. Come Davide Civitiello, scuola dai Costa che vuol dire un pezzo importante della storia della pizza napoletana e applicazione con la farina di Molino Caputo e tavoli di Rossopomodoro, cioè i due brand ad alto tasso di napoletanità che hanno messo le ali alla raccolta firme perché hanno sedi, distributori ed ambasciatori della pizza napoletana nel mondo. Chiamati a raccolta proprio da Civitiello.
Pizza. La #pizzaunesco presentata proprio con la prima vittoria di candidatura italiana
8. Teresa Iorio (Le figlie di Iorio)
L’arte della pizza come la cucina sembrano appannaggio esclusivo degli uomini. Poi esce questa scugnizza che ha la sua piccola pizzeria vicino piazza Borsa e sbaraglia il tavolo andando a vincere il campionato mondiale di Napoli e ad accendere i riflettori sulle poche pizzaiole d’Italia. Una novella Sofia Loren con bandana e gote rosse che ti fanno pensare subito alla pizza e al pomodoro.
Pizza. Con le polpette che anche la mamma è donna.
9. Ciro Oliva (Concettina ai Tre Santi)
Il guitto della pizza napoletana ha contribuito alla sua maniera alla raccolta delle firme acchiappando personaggi famosi e cercando la via immediata alla notorietà. Ha fatto veri disastri come durante la puntata della serie Quattro Ristoranti di Alessandro Borghese che rappresenta una pagina nera della pizza napoletana molto più di quella bruciata di Report o ha cannato la partecipazione a Sanremo con una pizza metodologicamente sbagliata lui che si professa accanito difensore del territorio e della stagionalità. Ma arriva da uno dei quartieri in cui la pizza può meglio rappresentare la voglia di riscatto sociale di una città che sa essere bellissima e bruttissima al tempo stesso.
Pizza. Frezzella.
10. Vincenzo Capuano (Rossopomodoro)
Sfornare (in squadra) 184 mila pizze a Expo 2015 è un ottimo biglietto da visita per un’arte che deve essere riconosciuta globalmente a Est e a Ovest di Napoli. Faccia da bravo ragazzo, anzi, da Eroe dei due mondi che potrebbe essere stampata sui biglietti per convincere che la pizza napoletana ha antenati illustri. Il suo stare a Milano è un po’ la continuazione del leit motiv delle differenze culturali e antropologiche di due città ai poli opposti del sistema italiano. Ma la pizza, quando è buona, non pare conoscere confini.
Pizza. Margherita o Marinara impasto Las Vegas.
E ora a voi. Perché sicuramente avrete il vostro artista che affrescherà con entusiasmo le vostre migliori serate in pizzeria. E noi siamo sempre curiosi di conoscere nuovi artisti.