10 vini naturali definitivi perchè dopo Nossiter tutto sarà come prima
La rampognata di Jonathan Nossiter che ha accusato i ristoratori di Roma di ricarichi monstre sui vini con il San Lorenzo a fare da esempio negativo, di lasciare fare la carta dei vini dalle enoteche che è “come delegare ad uno sconosciuto la scelta delle proprie pratiche sessuali…” (Felice al Testaccio ne è prototipo) e di non comprendere in generale che la strada dei vini naturali è la più forte barriera all’omologazione del gusto ci fa stilare una nuova lista nature a circa un anno dalla precedente. L’argomento vini naturali vs vini “gasati” non è sconosciuto ai lettori di queste pagine. Come a non pochi le parole sulle pratiche sessuali avranno riportato in mente quelle della pioniera in questo campo, cioè Black Mamba con il suo kamasutra del vino che, guarda caso, faceva proprio riferimento a Mondovino, il film di Nossiter.
Cominciamo subito col dire che sembra più corretto usare il termine artigianali che naturali. Non ci crederete ma la natura non produce vino! La categoria peraltro è abbastanza eterogenea e dai confini incerti, se n’è già discusso qui su Scatti di Gusto, poiché i sistemi di allevamento biologico o biodinamico e le varie tecniche di cantina non sono sufficienti ad indicare l’appartenenza a questo genere. Non abbiamo a che fare con dati empirici concreti ma con un’impostazione teorica (ideologica?) e questo è innegabile. Sicuramente l’argomento negli ultimi anni ha occupato uno spazio di gran lunga superiore a quelli che sono i numeri effettivi, infatti le superfici di vigneto coltivate con questi sistemi sia in Italia che in Francia oscillano fra il 5 e il 10%. Ma nel futuro il rapporto è destinato a cambiare, basti pensare che in Australia e in Israele le coltivazioni biodinamiche predominano. Da quei Paesi arrivano le principali innovazioni che faranno ridurre l’uso di rame e zolfo, oggi sopportato come male minore.
I primi a cogliere al volo questa tendenza sono stati i produttori di zone poco vocate come, in Francia, la Loira, nel tentativo (non di rado riuscito a dire il vero) di dare carattere e corpo a vini che avrebbero avuto non poche difficoltà a sfondare. Oltre al fatto che si forniva un argomento di cui parlare e sul quale centrare una comunicazione efficace. Non sono poch,i a tutt’oggi, i produttori che per lanciare un’azienda raccontano la bella storiella della conversione, ma per imparare a fare il vino in quel modo serve tempo, ecco perché abbiamo scelto per voi 10 vini, a nostro avviso convincenti, soprattutto per provata costanza qualitativa. Artigianale in fondo non vuol dire spontaneo, non stiamo parlando di funghetti o di tartufi. Valentini lavora così da sempre! Gravner ci ha sbattuto la testa e sono più di 10 anni che produce vini artigianali, Dettori e Picariello altrettanto. Insomma, date un’ occhiata a questo elenco se volete fornire la vostra cantina di vini artigianali o naturali o chiamateli come volete!
- Ciro Picariello (Fiano di Avellino)
- Dettori (Romangia bianco)
- Gianfranco Fino (Es)
- Giuseppe Rinaldi (Barolo Brunate Le Coste)
- Gravner (Ribolla gialla)
- Manicor (Sauvignon)
- Paltrinieri (Lambrusco Radice)
- Pievalta, Dominè (Verdicchio dei Castelli di Jesi superiore)
- Skerk (Malvasia)
- Valentini (Trebbiano)
Foto: nappozza