Il design va d’accordo con la qualità del cibo?
Parigi. Non è una novità assoluta, ma mi ha dato da pensare. A’rom è un marchio che distribuisce sciroppi per l’estate (una quarantina di gusti) e poi si è lanciata nel Bio con la collezione Centurio che comprende l’olio extra vergine di oliva e i “vinaigre” che annovera anche un balsamique de Modène (!).
Uno stand multicolore, all’interno del nuovo spazio “histoire de goûts” nella hall 3 di Maison&Objet, che attirava gli sguardi. Il concept del cibo ci riserverà altre sorprese? E siamo disposti a credere che quello che è stato confezionato in un dispenser del sapone (o almeno tale appare) o in un tubetto di gel per i capelli possa avere caratteristiche di qualità elevate e non essere soltanto un gioco per attirare i clienti alla moda? Forse potrà funzionare meglio con prodotti come lo sciroppo d’agave che non è di utilizzo quotidiano per cui non ha ancora “forma” nell’immaginario collettivo. Meno convincente per noi sarà la pasta erotica.
Non mancano esempi di food o di chef che seguono strade innovative nella presentazione e nella composizione. Ma voi, come disse negli anni ’80 lo psichiatra napoletano Claudio Ciaravolo, ve la comprereste e soprattutto ve la mangereste una “bluschetta” cioè una pagnotta dipinta di blu? O usereste uno zucchero colorato in una confezione da pepe senza rischiare di commettere l’errore di usare il sale per il caffè della mattina?
Foto: Francesco Arena