Gennaro Esposito da Settembrini. O del perché andare alla Mostra del Cinema di Venezia
State cercando un motivo per andare alla Mostra del Cinema di Venezia, appagare la vostra voglia di cultura gastronomica e non giocare a rimpiattino per cercare un bacaro degno di questo nome, per evitare un ristorante che vi scambi per un pollo o per decidere di non impegnare l’argenteria in qualche tavola di lusso?
Ebbene, tenetevi saldi alla tastiera perché il motivo c’è ed è anche bello grosso: assistere il 7 settembre alle ore 22.00 (Casa degli Autori, La Pagoda) alla proiezione del film Più come un artista di Elisabetta Pandimiglio nella sezione Giornate degli Autori.
E che c’entra la tavola? Facile, i protagonisti sono Gennaro Esposito e i cuochi della Torre del Saracino. Lo chef stellato di Vico Equense, ideatore della Festa a Vico e gran mattatore della Notte degli Chef su Canale 5 (do you remeber?), si conferma personaggio poliedrico e prova a sbancare anche il botteghino. Sembra quasi un rewind leggendo la sinossi: “Tra un piatto e una spadellata nell’inarrestabile cucina del ristorante di Gennaro Esposito, uno degli chef più quotati del momento, si vivono conflitti e passioni; si diventa tanto amici o tanto nemici; ci si ama e ci si odia. ”
Ma vuoi vedere che c’ha visto giusto Alfredo Signorini che ha armato di forchette e coltelli tre squadre pronte a combattersi in singolar tenzone (e va bene che tv e cinema c’hanno preso gusto con la cucina e le sue dannazioni)?
Ma le sorprese non finiscono qui. Perché la casa produttrice del film si chiama Settembrini film. Bravi, avete azzeccato, proprio quel Settembrini di Roma, locale glamour e frequentato dai volti della televisione e del cinema, capitanato da Marco Ledda che con Gianluca Arcopinto ha dato fiducia alla regista e fondatrice di Telefono Rosa.
Non so perché sento che vi state chiedendo quale potrebbe essere il motivo che ha spinto Marco Ledda patron del Settembrini “dove si mangia” a scegliere Gennaro Esposito e la cucina della Torre del Saracino in Costiera Sorrentina piuttosto che Luigi Nastri e la cucina del Settembrini nel quartiere Prati di Roma. Ma una cosa è certa: ora avete un ottimo motivo per andare alla Mostra del Cinema di Venezia e appagare la vostra fame di cultura senza dover fare il gioco dell’oca per andare a mangiare in laguna.
[Copiaincollo le note di regia così potrete discutere al bar o su scaip se uno chef è un cuoco, un artigiano, un artista o uno che vi prende per la gola e vi fa stare bene. E comprendere che se Gennaro è lassù in cima ci è arrivato a suon di scale]
Appostamenti lunghi intere giornate tra i vapori spessi di una cucina movimentata e sempre affollatissima. Tre, a volte quattro operatori, schiacciati negli angoli, telecamere strette addosso. Impossibile però non intralciare, cercando – nei gesti rituali, i passaggi bruschi, le elaborate preparazioni – i segreti di un mestiere che ti chiama, ti avvolge, diventa stile di vita.
«Una volta, se dicevi a una ragazza che facevi il cuoco, lei ti guardava come si guarda un bandito. Oggi non è più così – dice Gennaro Esposito – anzi sei considerato quasi un artista». Ma arrivarci, a fare l’artista, non è facile, perché il cuoco è un lavoro massacrante: ritmi frenetici, orari folli, convivenza forzata spalla a spalla, totale dedizione. La colorata squadra della cucina di Vico Equense è una vera piccola comunità multietnica: c’è Peppe che va pazzo per la moda e il design; Fumiko che alla Torre del Saracino ha trovato persino l’amore; Masato che ha lasciato la fidanzata in Giappone per viaggiare “leggero”; Salvatore diviso tra cattolicesimo, spiritualità ibride e il suo chiodo fisso: le donne! E poi pensieri più intimi che irrompono tra i dialoghi della presa diretta svelando anche i segreti di una brigata di giovani cuochi su cui si posa con affettuosa intransigenza lo sguardo del loro chef, che intanto ricorda e si racconta: bimbo pasticcere a soli nove anni, per saldare un debito di famiglia; lo sconforto dei momenti più bui; un percorso passo dopo passo, pietra su pietra, fino alla costruzione della sua cucina ideale, simbolo del riscatto di un’intera vita.
[Credit: Settembrini Film, Elisabetta Pandimiglio]
(Big Picture: le foto possono essere ingrandite cliccando sull’immagine)