Racconti a tutta birra. Brewdog Punk IPA: ottima e selvaggia
Torniamo a parlare di birre dissetanti, ci teniamo alla larga dai supermercati, torniamo a girare per beershop, e andiamo ad assaggiare la Punk IPA di Brewdog, produttore scozzese di indubbia bravura.
Nata con una gradazione alcolica di 6°, poi un paio d’anni fa la ricetta fu modificata in quella che è che tuttora brassata.
Una Pale Ale che non segue il mercato, ma addirittura lo fa, diventando a suo modo riferimento del nuovo decorso dello stile IPA, o per alcuni, lo riporta alle sue origini. Luppolature decise che consentivano la conservazione del prodotto nei lunghi viaggi dal Regno Unito alle colonie indiane.
I luppoli usati sono Chinook, Simcoe, Ahtanum e Nelson Sauvin.
Un IPA che io personalmente definisco selvaggia, selvaggia come piò essere la campagna in pieno Luglio con i campi di grano mietuti e trebbiati, nel bicchiere si presenta giallo chiaro con un cappello molto persistente. Ad un bouquet fruttato esotico che ritroviamo all’ imbocco e dona subito requie alla calura fa da contraltare un corpo centrale e un retrogusto amaro, resinoso e lievemente citrico, che se sulla carta non può essere una combinazione dissetante in bocca invece lo è, nel suo complesso fresca, di facile bevibilità, che con una gradazione di 5.6°completa il quadro.
In oltre questa bontà può essere acquistata sia in 33 di vetro, che rimane il materiale migliore per la conservazione, ma anche nella molto più comoda e meno fragile lattina.
Ottima, ottima, ottima