Miracolo a Milano/54. Attenti al Gorille, bistrot low cost in zona Isola
“Attenti al GorillE? Ma la canzone non diceva attenti al gorillA? Me la ricordo benissimo…”
Siamo al Café Gorille, nuovo bistrot in zona Isola, nei pressi dei grattacieli di piazza Gae Aulenti, sotto il grattacielo Unicredit e a due passi letteralmente dal Ratanà. E sapevo benissimo che il nome avrebbe diciamo così stimolato il buon Totò.
“Mi sembri un navigatore satellitare! Comunque, lo so, De André ha tradotto la canzone di Georges Brassens, in francese appunto Le GorillE… una delle sue, delle loro canzoni più belle, un inno contro la pena di morte, contro la legge che…”
Sì, certo – il nome viene anche dalla canzone (che peraltro è trascritta su una tavola di legno nella toilette), ma anche da King Kong, il gorilla che scalava i grattacieli della metropoli – “E qui siamo sotto i grattacieli – giusto!” – e anche dalla moglie francese di Emanuele Coronini, patron del locale, che da dietro il bancone del bar sovrintende al tutto con occhio attento e cortese.
L’idea non è nuova – “un locale pensato per chi ama incontrarsi, mangiare e bere bene, fare due chiacchiere e lavorare con altri” – ma la realizzazione, e l’atmosfera generale, è particolarmente riuscita. Siamo al pianoterra di una casa di ringhiera di fine Ottocento – e dalla finestra del bar si vedono le ringhiere e i grattacieli (“Fichissimo!” commenta Totò).
Il locale è lungo, e diviso in spazi differenti, con archi e mattoni a vista, parte dei pavimenti originali; in fondo una vetrata dà sulla cucina. Le lampade a filamento di carbonio sono a vista su una struttura filiforme in acciaio che richiama l’ispirazione industriale del tutto. Il tutto curato dai proprietari con l‘architetto Chiara Mangiarotti e lo studio Lovli.
“Uffa! Posso parlare del menù? Mi sono piaciuti i pesciolini fritti!”
Anzitutto, erano alborelle, non semplici “pesciolini” – il menù le presentava alla milanese come Pessìt (pesciolini): ma hai ragione, erano buonissimi, fritti giusti, con qualche filo di buccia di limone.
Il menù si chiama “Fame?” ed è essenziale: a mezzogiorno, la proposta prevede “Un primo?” a 10 €, “Un secondo?” a 12 €, accompagnati da un contorno, “Un’insalata?” a 8/10 €, “Un dolce?” a 5 €, tutto a scelta fra due o tre piatti – che ritornano nel menù serale, che arriva a una quindicina di voci in tutto (da 3 € a 15 €). E cambia praticamente ogni giorno.
Noi abbiamo dovuto scegliere fra Tajin di polipo, Couscous alle verdure e Gnocchetti al ragù di coniglio: abbiamo preso questi ultimi, e non ce ne siamo pentiti, vero?
“Assolutamente no: sembrava un bel piatto, molto sugo, molto coniglio, forse gli gnocchi appena un po’ troppo morbidi.”
Secondo me, dici “sembrava” perché te ne ho fatti assaggiare solo due. E del resto anche tu mi hai fatto provare solo due alborelle, scelte accuratamente fra quelle che erano probabilmente a dieta.
“Storie! L’alborella è un pesce notoriamente magro.”
L’altro secondo era Galletto affumicato alla paprika, mentre i due contorni erano Tzaziky (sic), e te lo sei scofanato tu, e insalatina verde.
Le insalate, che non abbiamo proprio considerato, misticanza con cruditée di verdure e bresaola con scaglie di grana.
I piatti del menù serale, ideati dal cuoco, Alessandro, possono variare dall’insalata di avocado al foie gras mi cuit, dai taglieri di formaggi o salumi al maigret d’anatra con salsa di soia e semi di girasole, dal riso venere con gamberi e piovra alle linguine alla gricia, dai testaroli al roast beef all’orata al cartoccio al babaganoush…
Piatti che possono accompagnare un aperitivo, o diventare una vera e propria cena.
“Del dolce parlo io: Creme brulée al limoncello, buona – l’alternativa era una macedonia di frutti rossi e gelato fiordilatte. Fine.”
Non proprio fine: qualcuno si è preso anche, per finire in bellezza, dopo il calice di Ardì, Moscato secco della Cantina Adriano – “Bella scelta, bravo Emanuele (tu, non l’altro): aromatico il giusto, mi è piaciuto” – dicevo si è preso un bicchiere di Calvados finale – “Allora: Emanuele, – l’altro, il proprietario – ha preparato un poco di zucchero, fettina di mela, fiammeggiato con un po’ di Chartreuse, Calvados… et voilà!”
Carta dei vini con cinque o sei proposte al calice, e una ventina di bottiglie, con scelte interessanti, e in evoluzione.
Alla fine, abbiamo speso 31 € in due, dividendoci un piatto per uno.
“Ci torniamo? voglio fare colazione, e il brunch, e l’aperitivo…”
Il locale è aperto dalle sette a mezzanotte.
“Attenti al Gorille”: ne vale la pena.
Café Gorille. Via G. de Castillia, 20. 20124 Milano. Tel. +39 02 688 76 27