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17 Novembre 2015 Aggiornato il 31 Marzo 2019 alle ore 12:37

Pizza. 500 mila firme per l’Unesco, ma è allarme rinvio

Nel tempio della pizza napoletana, la storica pizzeria da Michele di via Sersale, arrivano altre 50 mila firme #pizzaUnesco di appassionati del cibo
Pizza. 500 mila firme per l’Unesco, ma è allarme rinvio

pizzeria da Michele

Nel tempio della pizza napoletana, la storica pizzeria da Michele di via Sersale, arrivano altre 50 mila firme #pizzaUnesco di appassionati del cibo popolare partenopeo.

Serviranno a rimpolpare il tesoro fin qui raccolto dalla Fondazione UniVerde e dall’Associazione Pizzaiuoli Napoletani insieme ad altri soggetti che si sono impegnati sul fronte della moral suasion per arrivare alla dichiarazione dell’arte dei pizzaioli come Patrimonio Immateriale dell’Unesco.

A “depositarle” è il Mulino Caputo che ha raccolto firme in tutti i mercati in cui è presente.

Francesco Condurro

Ma l’occasione di incontro è anche sprone a raccogliere altre firme (a giorni ci dovrebbe essere l’adesione formale anche dell’Associazione Verace Pizza Napoletana e del mondo dei commercianti) perché c’è il rischio ingolfamento delle candidature italiane.

Alfonso Pecoraro Scanio, che si sta spendendo in Italia e all’estero per dare forma alla candidatura mondiale (dopo la vittoria italiana), suona la tromba. Sono arrivate molte candidature e c’è il concreto rischio che nel 2017 siano privilegiate le richieste provenienti da Paesi che non abbiano ancora beni nel Patrimonio dell’Unesco.

E l’Italia, ovviamente, ne ha molti compreso l’ultimo del settore enogastronomico, cioè l’alberello di Pantelleria.

Sono 64 le richieste in ballo e l’analisi di 14 di queste, tra cui l’arte della pizza, potrebbe essere rivista. Con la conseguenza che si potrebbe rimettere in gioco addirittura la candidatura dell’arte dei pizzaioli a favore di un altro bene immateriale come ad esempio – si ragiona nel gruppo promotore – l’opera lirica.

gruppo promotori pizza unesco

“Deve essere chiaro che se si va al 2017 a rappresentare l’Italia sarà sempre la pizza”, argomenta Pecoraro Scanio che è pronto ad alzare le barricate e a fare rumore sotto i ministeri competenti italiani.

La decisione su tempi e modalità sarà presa a fine mese, in Namibia dove i 21 Paesi del Comitato Unesco si riuniranno, ma l’ottimismo non manca perché a breve arriveranno altre firme a sostenere la candidatura mondiale.

pizza marinara da Michele

“Siamo a quota 500 mila e sarebbe uno schiaffo all’Italia non portare avanti la candidatura nell’anno dell’Expo”, insiste Pecoraro Scanio.

“L’impegno continua”, ribadisce Antimo Caputo “Noi abbiamo aderito da subito perché abbiamo sempre detto che la vera differenza nella pizza la fa l’arte dei pizzaiuoli e non è un caso che il massimo palcoscenico della pizza, il Napoli Pizza Village, sia nato accanto al Trofeo Mondiale che promuove proprio l’abilità di chi le pizze le prepara”.

Teresa Iorio

Anche dal punto di vista della tradizione, la pizza ha molte frecce al suo arco. Ci pensa Franco Condurro a ricordare che la pizzeria Da Michele arriva dagli inizi del ‘900 ed è indicata come caso di scuola per la capacità di proporre sempre e solo due pizze: Marinara e Margherita. “Ci siamo trasferiti dalle botteghe dell’Ascalesi alla sede attuale, ma questa è l’unica variazione della nostra centenaria ricetta”, spiega Franco Condurro.

Acqua sul fuoco? No, ma attenzione alle prossime mosse del Ministero dell’Agricoltura e raccolta firme in progress. Lo assicura anche Franco Manna, Presidente di Rossopomodoro che ha in programma altre aperture all’estero: a Monaco in Germania il 25 novembre e poi a Copenaghen.

Chiude la discussione Teresa Iorio, campionessa mondiale pizza STG, con espressione colorita: “Jamm’ bell, la pizza e i pizzaioli non possono aspettare”.

Argomenti:
da michele
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Vincenzo Pagano
Fulminato sulla strada dei ristoranti, delle pizze, dei gelati, degli hamburger, apre Scatti di Gusto e da allora non ha mai smesso di curiosare tra cucine, forni e tavole.
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