Elogio incondizionato della cacio e pepe di Oliver Glowig da Settembrini
Sembra che la trattoria contemporanea di Oliver Glowig – se nascerà – non sarà tra le mura di Settembrini che con l’ampliato Cafè, il futuro Ristorante e la rinnovata Officina si appresta a diventare (un’altra volta) punto di riferimento nella maniera più appassionata e divertente.
Anche con questa cucina frizzante quanto rigorosa.
Se non ci credete, non dovete mancare il prossimo appuntamento con Oliver Glowig in territorio patrio. Intendo l’Italia, perché la sirena tedesca sta lì ad ammaliare lo chef bistellato mentre i suoi fan sperano in una sistemazione italiana, anzi, romana.
Merito quindi a Settembrini che ha aperto le cucine del suo Cafè per una serata che ha visto ricostruito uno dei miei dream team preferiti: Oliver Glowig, appunto, e Domenico Iavarone che di stella ne ha una al Maxi Capo La Gala e che ha volentieri fatto da sous chef.
E poi c’è l’innesto della peperina Faby Scarica che dal suo orto vicano riesce ad inurbarsi alla perfezione tra gli alberi e i tavolini di via Settembrini.
Cena da offerta speciale che nemmeno a Groupon riesce: 60 € compresi i vini selezionati al solito dal prestante Luca Boccoli che accarezza la clientela come solo lui sa fare insieme alle sue collaboratrici di sala.
E si inizia con un’insalata di puntarelle e alici alla colatura con ricotta. Il primo bonus, per me amante del genere, è per la colatura che Oliver utilizza sempre con grande giudizio.
Il menu che sposerei è fatto di foie gras. Non c’è il piccione che resta una delle migliori esecuzioni del tedesco di Capri, ma la scaloppa di fegato grasso d’oca con sorbetto di cipolla rossa e lamponi è ottima.
Passo un po’ a bocca di cucina perché il duo che sommerebbe tre stelle è come lo avevi lasciato. Preciso, veloce, tedesco e anche napoletano. Ed è sempre bello vedere lavorare una così grande sintonia. Poi c’è anche l’idiosincrasia di un paio di ospiti in sala per il flash e non gli si può loro dare torto: a volte c’è da riprendersi dalle fatiche quotidiane con una bella serata.
Le eliche cacio e pepe ai ricci di mare non mi stancherei mai di mangiarle. Sempre precise, sempre buonissime. Me la tiro un po’ con un minimo di tromboneria: quando Oliver arrivò a Roma andammo a cena la sera da Arcangelo Dandini perché gli volevo far assaggiare cacio e pepe. E coda. E sono nati due piatti da quella chiacchierata con forchette che hanno raccolto tanti estimatori.
Suvvia, la lacrimuccia va sempre per l’equilibrio tra ingredienti che spiattellati così su carta farebbero venire la pelle d’oca.
Dopo la cacio e pepe glowigghiana nulla può essere così raffinato e piacione al tempo stesso. Neppure l’ottimo baccalà con latte di mandorle, topinambur e alghe all’aceto di Barolo.
O la guancia di vitello alla liquirizia con finocchio e mela verde.
Chiudiamo con il sablé di cioccolato al fior di sale con banana caramellata.
E una preghiera agli dei della tavola: fatelo restare a Roma Oliver Glowig che potrebbe venir più difficile farsi un piatto di eliche cacio e pepe a Monaco o a Berlino.
Non vi pare?
Settembrini Cafè. Via Luigi Settembrini 21, tel. +39 06 97610325
[Immagini: Vincenzo Pagano, Daniele Amato, iPhone Vincenzo Pagano]