Milano. La migliore pizzetta abruzzese per mangiare a meno di 5 €
Pizze “al taglio, al banco, basse, fritte, gourmet, mini, napoletane e sottili”. Questa la tassonomia visintiniana proposta a latere della classificazione delle migliori pizzerie – nuove – di Milano.
Posso immaginare che con “mini” si intendano le pizzette abruzzesi – e me lo conferma la voce “Pizza Trieste” nell’articolo di VMV(isintin): “Mini pizza. Impasto semintegrale. Lievitazione 14 ore.”
Mini-pizze è quindi solo un altro nome per indicare le pizzette abruzzesi che fa appunto Pizza Trieste – mamma mia che mondo complicato.
E come devo chiamare allora le pizzette che fa ad esempio Princi, delle dimensioni delle “focaccine del Forte”? e quelle, sempre rotonde, un po’ più grandi delle pizzette di Princi, ma un po’ più piccole di queste di Trieste, o di quelle di Briscola?
Pizza Trieste
Comunque. Sul sito di PizzaTrieste (ormai non c’è più spazio per il buon vecchio “c’era una volta…”, o “si narra che…”: oggi “ho trovato su Internet”) si racconta che questa pizza di dimensioni ridotte, rotonda, non troppo alta, cotta in un padellino, dal bordo croccante, sia stata inventata nel 1958 (ah… quindi io sarei più vecchio…) da Gabriele Ciferni, titolare dello stabilimento balneare Trieste, sul lungomare pescarese; e il successo, immediato ed evidentemente prolungato, ha portato all’apertura di quattro locali in Abruzzo, e di altri addirittura all’estero, uno a Londra (ora chiuso), uno a Madrid (e prossimamente a Oslo e a Miami), con il marchio Tonda, e poi anche a Roma, e infine, da poco, a Milano. A proposito, trovo il logo “Trieste” di un’eleganza estrema.
Trieste è un locale leggermente più largo dei soliti street food, anche se lo spazio per la consumazione in loco è anche qui abbastanza ridotto (e le sedute cinque o sei, con meno piano d’appoggio). Anche qui, il forno elettrico fa bella mostra di sé dietro il bancone; l’arredamento prevede molto legno, quindi un’aria diciamo rustica, un grande pannello con il menù, un altro con una descrizione generale. Venti e passa pizzette, da 2,20 € (la margherita) a 3,60 € (quelle con le alici).
Se la prima – patate e salsiccia – era buona, nonostante una fetta di patata fosse rimasta leggermente cruda, la seconda – salsiccia di fegato, briccoli e ferfellone – era buonissima. Un po’ perché la salsiccia di fegato era finita, e me l’hanno sostituita con una salsiccia di trippa (aromatizzata leggermente all’arancia, o agli agrumi) ottima – un po’ per l’insieme dei sapori, ferfellone compreso. Che poi il ferfellone è un peperone rosso dolce secco fritto – ottimo, aggiungerei. Ovvero: grande attenzione alle materie prime, esplicitata anche nelle info alla clientela: olio di Loreto Aprutino, maiale di Villa Celiera, pomodori del Gargano…
Trieste. Corso di Porta Ticinese, 67. 20100 Milano. Tel. +39 3339901959.
Al Pizzetta
Conoscevo già la pizzetta-nel-padellino abruzzese nella sua versione “da esportazione”: è infatti aperto da un po’ Al Pizzetta, in zona 5 Giornate.
Localino mini, come usa peraltro per lo street food, carino, qualche tocco originale nell’arredo, qualche sgabello affrontato a un piano d’appoggio che corre lungo le pareti laterali, forno (elettrico) dietro il bancone, e dietro la cucina. Alcune pizzette-base, fisse, una decina diciamo – da 1,90 a 3,50 € (1,30 € la bianca), più una scelta di pizzette “del giorno”, a seconda di ingredienti stagioni e così via.
Ci sono stato qualche volta, l’ultima un paio di giorni fa: devo dire che le pizzette che ho mangiato – una focaccia una margherita e una salsiccia e friarielli – mi sono sembrate un po’ troppo secche rispetto al solito. Forse erano più buone qualche mese fa.
Insomma, devo indagare se ci sono in città altre pizzette abruzzesi immigrate da sperimentare. Si accettano segnalazioni.
Al Pizzetta. Viale Monte Nero, 73. 20129 Milano. Tel. +39 02 36508599.
[Immagini: iPhone Emanuele Bonati]