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Vino
15 Febbraio 2019 Aggiornato il 9 Ottobre 2019 alle ore 07:56

Sangiovese. 5 etichette da mettere in cantina

Tra i vitigni piu coltivati lungo buona parte della penisola, sul Sangiovese e sulle sue origini la letteratura enologica si è spesa largamente. Antico,
Sangiovese. 5 etichette da mettere in cantina

Tra i vitigni piu coltivati lungo buona parte della penisola, sul Sangiovese e sulle sue origini la letteratura enologica si è spesa largamente. Antico, probabilmente era già noto agli Etruschi, sicuramente tra i primi ad essere menzionati nei documenti che iniziavano ad apparire dal Rinascimento in poi, dal trattato di enologia del Giovan Battista Soderini al ‘disciplinare’ ante litteram emanato da Cosimo III De’ Medici nel 1716 (che definiva territorio e composizione di quella che è in tempi recenti diventata la Docg Carmignano).

Mutevole, come si richiede a un vitigno sensibile a latitudini e corredo geologico dei suoi territori, si presta a molte interpretazioni e si può esprimere con esiti diversi. Una versatilità che gli si ritorce contro quando – e succede spesso – si cede alla tentazione di paragonare il sangiovese all’altro grande performer sulla scena enologica nazionale, il nebbiolo, che però finisce immancabilmente per brillare unico sul posto più alto, come una vera star.

Eventi come Sangiovese Purosangue, invece, che ogni anno Enoclub Siena organizza e porta in varie piazze d’Italia, raccontano storie diverse. Tante quante sono i produttori presenti, che ci mettono la faccia oltre che le mani, e ci tengono a raccontare com’è fatto il loro vino, e ti spiano mentre lo annusi e lo degusti cercando di carpire un’impressione, un cenno, un indizio di gradimento.

Oltre alla Toscana, che naturalmente ha recitato la parte del leone, si sono distinte anche altre zone come Umbria ed Emilia Romagna e si è affacciata la Sicilia, a conferma dell’interesse per questo vitigno anche al di là dei territori con cui viene comunemente identificato. Tra le tante etichette in degustazione, sono andata a cercare quelle fuori dalla zona del Chianti: questa è la mia top five.

1. Soviano Regale Riserva 2011, Colle Uncinano

Siamo in Umbria, alle pendici dei colli Martani, in territorio spoletino. Nei suoi vigneti situati sul crinale di una collina, alle pendici dei monti Martani, la cantina Colle Uncinano coltiva e vinifica uve tipiche della regione: Grechetto, Trebbiano spoletino, Sagrantino, Sangiovese (appunto) e altre naturalizzate come Merlot e Cabernet Savignon.  Il Soviano Regale è sangiovese in purezza, vinificato con macerazione sulle bucce a temperatura controllata, matura in acciaio per almeno 18 mesi (dove svolge anche la malolattica) e poi affina in bottiglia. Il risultato è un vino dal frutto deciso, cui gli anni non hanno domato la freschezza. Non si concede smancerie, ma dichiara apertamente il suo carattere: struttura e tannini giocano piacevolmente con le note di viola, di amarene e rabarbaro. Si trova in commercio a circa 13 €

Colle Uncinano, Località Uncinano. Spoleto (Perugia). Tel +39 0743 269005

2. Petra Honorii 2015 Riserva, Romagna DOC, Tenuta La Viola

Ci spostiamo in Emilia Romagna, nella sottozona Bertinoro, dal nome del borgo medievale che corona il territorio, per un vino completamente diverso. Stefano Gabellini acquisisce la proprietà e i vigneti nel 1962, e dal 1999 è ufficialmente un viticoltore biologico. Microclima ed esposizione particolarmente favorevole, un sottosuolo ricco di calcare, sabbie e fossili marini, le brezze fresche dell’Adriatico che giungono fino alle vigne, tutto contribuisce alla particolarità del Petra Honorii, così chiamato proprio perché era l’antico nome di Bertinoro durante le guerre gotiche. Anche qui il sangiovese è in purezza, fermenta in acciaio ma poi riposa circa 12 mesi in botte grande e tonneau (percentuali variabili a seconda dell’annata) e poi almeno altri 16 in bottiglia. Questa 2015, pur nella sua gioventù, è già elegante e vira verso le note più scure, sia nel frutto che nelle suggestioni di fuoco e fuliggine che evoca. Vino di media struttura e dalla beva molto piacevole, si trova in enoteca al prezzo medio di 18 €.

Tenuta La Viola, Via Colombarone, 888. Bertinoro (Forlì-Cesena). Tel +39 0543 445496

3. Reciso 2015, Pietro Beconcini, Toscana Rosso IGT

Nel pisano, Pietro rappresenta la terza generazione di vignaioli dell’azienda, nata quando suo nonno, negli anni Cinquanta, acquisisce dai Marchesi Ridolfi la proprietà di quei terreni su cui fino ad allora aveva lavorato come mezzadro. Da allora la famiglia ha studiato il territorio, sperimentato e selezionato i cloni presenti, tra i quali i due che compongono il cru da cui si ricava il Reciso, sangiovese in purezza ottenuto in quantità limitata. Il nome non è casuale, e deriva dalla tecnica dell’interruzione linfatica, una particolare potatura che lascia al grappolo solo la linfa nobile che arriva dalle foglie, per il miglior equilibrio degli acini sulla pianta. Rese basse, meno di 1 kg di uva a pianta, e bottiglie numerate, per un vino che matura in botte grande di Slavonia per 24 mesi e poi in bottiglia almeno per altri 12. Importante, austero, dal naso molto intenso che vira sulle ciliegie mature, le more di bosco, e note di tabacco e cacao che in bocca sono sostenute da tannini e sapidità, finale lungo lievemente amarognolo. Costa circa 25 €

Pietro Beconcini, Via Montorzo, 13/A. San Miniato (Pisa). Tel +39 0571 464785

4. Unico Tenuta Benedetta, Terre Siciliane IGP

Saltiamo diverse centinaia di chilometri e un braccio di mare per un Sangiovese particolare che cresce a 700 metri lungo le pendici dell’Etna. L’azienda possiede tre vigneti in altrettante contrade della zona: le uve di Unico provengono da Vigna Benedetta, in frazione Passopisciaro, uno delle sette che formano il comune di Castiglione di Sicilia. Coltivate ad alberello etneo, che favorisce la penetrazione in profondità delle radici, le uve di Unico vanno a pescare negli strati più nascosti del suolo lavico, minerale e asciutto. Il mosto che se ne ottiene macera sulle bucce in tini troncoconici, poi evolve 14 mesi parte in barrique e parte in tonneau di rovere francese, per concludere la maturazione in bottiglia per altri 12 mesi. La prima cosa che mi ha colpito di questo vino è la mineralità, caratteristica che ci si aspetterebbe più da un bianco, e poi il nerbo, assolutamente vivace e ancora scalpitante nonostante i mesi nel legno. Il frutto, scuro, di bosco, ma ancora acidulo, note speziate di garofano ed evidenti sentori di china che spiccano rispetto alle tostature.  Beva molto piacevole, che unisce una struttura importante a una freschezza persistente, e un lungo finale. Il prezzo in enoteca si aggira intorno ai 47 €.

Tenuta Benedetta, Castiglione di Sicilia e Milo (Catania). Tel +39 334 2720047 – 392 1407691.

5. Riserva Gli Angeli, Brunello di Montalcino 2012 DOCG, La Gerla

Quando si dice Sangiovese impossibile non pensare al Brunello. Qui siamo proprio a Montalcino e la Riserva Gli Angeli proviene da uno dei vigneti più vecchi dell’azienda, piantato a metà degli anni Settanta. Le rese sono tenute volutamente basse, circa 65 quintali/ettaro, e non tutte le annate vengono imbottigliate con questa etichetta. Dalla spremitura soffice delle uve, raccolte comunque a mano, che effettuano la fermentazione malolattica in barrique, un invecchiamento in botti grandi di rovere (50 ettolitri) per tre anni, cui poi seguono altri 12 mesi in bottiglia, l’annata 2012 risulta equilibrata e accattivante. Nonostante il lungo periodo in cantina, i sentori fioriti sono ancora evidenti, così come è fresco il frutto, cui si aggiungono poi pepe, chiodo di garofano, ed erbe aromatiche della macchia mediterranea. Morbido e dalla struttura piacevolmente presente, è perfetto per l’abbinamento con i piatti della tradizione, ma anche da solo fa la sua figura (meditazione o no). Costa circa 60 €.

Fattoria La Gerla, Loc. Canalicchio Pod. Colombaio. Montalcino (Siena). Tel.+39 0577 848599

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