La macchina del fango che vuole distruggere Salvatore Lioniello
Sarebbe stato un capitolo perfetto per la nostra saga della Pizza di Mezzo – La Guerra dei Pizzaioli.
Ma questa volta la realtà, neanche lontanamente immaginabile, merita un articolo di cronaca per comprendere a quale livello di degrado morale e professionale sia arrivata una fetta del mondo pizza in Campania.
Salvatore Lioniello, il pizzaiolo che in un anno ha costruito una solida realtà con la sua pizzeria Da Lioniello a Succivo ripetutamente premiata per il design e per la qualità della pizza agli Oscar della Pizza e in vetta alle classifiche di settore, è oggetto di una burla.
Tre persone in auto si divertono a creare un racconto verosimile. Un passatempo goliardico si trasforma nel materiale che verrà utilizzato per alimentare una incredibile macchina del fango.
Gianluca Sivo è l’amico del cuore di Salvatore Lioniello che tutto sa del pizzaiolo con il cappello: ha lavorato con lui, ha appreso molti segreti dell’impasto che applica nella sua pizzeria La Sorrentina, conosce i progetti. Un confidente, insomma.
Accanto a lui Ermenegildo Del Prete, barista con un passato da pizzaiolo che conosce Salvatore Lioniello di fama.
Il terzo è l’imitatore, giovane studente universitario di Arzano che ha il dono di riuscire a riprodurre le voci con verosimiglianza impressionante.
Non lo vedete in video perché non ha accettato di farsi intervistare. È terrorizzato dalla macchina del fango che la sua imitazione ha scatenato.
L’audio nascerebbe per scherzo, dunque.
Sivo interroga il finto Lioniello ben conoscendo l’attualità della visita di una giornalista del sito di Luciano Pignataro, Antonella Amodio, e il progetto televisivo del Boss delle Pizze. Il finto Lioniello esagera e si lancia in commenti poco edificanti arrivando a denigrare la sua stessa pizza.
Dal sedile posteriore, Del Prete registra il duetto degli ignari amici di burla.
E fa quello che nessuno dovrebbe mai fare: violare la privacy. Reato grave che in Italia è punito con la reclusione da uno a sei anni. Si finisce in galera, cioè.
Il destinatario Whatsapp della registrazione audio è un pizzaiolo che cova rancore nei confronti di Lioniello. È colpa dei giornalisti che osannano Salvatore Lioniello se lui non fa nemmeno una pizza. “Lioniello deve chiudere”, è il suo tarlo fisso.
Ascolta l’audio e pensa di inviarlo a un altro pizzaiolo che potrà occuparsi di diffondere il messaggio più efficacemente di lui. Un veterano dei video e della macchina del fango, un ambasciatore buono a portare zizzania nel mondo pizza per cercare di emergere e fare proseliti. Il pizzaiolo organizza questa volta una catena di Sant’Antonio. Pensa di sfuggire probabilmente alla legge della privacy e non pubblica come di consueto su Facebook un video acchiappa like. Continua a smistare per due giorni l’audio ai contatti della sua rubrica telefonica su Whatsapp in nome di una vaneggiante crociata contro le storture del sistema pizza.
L’audio è violento. Arriva anche a me e penso che Salvatore Lioniello, autore per Scatti di Gusto della migliore pizza canotto del momento, sia letteralmente impazzito. Non avevo mai ascoltato da lui parole così pesanti. È astemio. Lo chiamo a telefono e gli chiedo provocatoriamente da quanto tempo si ubriaca.
Giura che non è lui in quell’audio. Penso che sia impazzito due volte. Ma voglio indagare.
Non ve la faccio lunga. Chi ha ascoltato le follie di quell’audio avrà pensato che Lioniello si è bevuto il cervello sputtanando la farina del Mulino Caputo che utilizza da anni e prima di lui il padre, sparando a zero su legami professionali e amicali con i pizzaioli, instillando dubbi pesanti sulla moralità di colleghi e operatori del settore.
Un fiume di migliaia di euro scorrono nell’audio come se fossero noccioline. Numeri al di fuori di ogni ragione di mercato e di ogni realtà economica. Tutti folli.
L’audio della burla diventa realtà e Antonio Tammaro, in arte Lucifero, innesca un’altra miccia ventilando su Facebook l’ipotesi che qualcuno abbia violato le elementari regole della privacy.
L’audio viene pubblicato in un commento e rimosso velocemente dallo stesso Lucifero che diventa inconsapevolmente tra i primi propagatori pubblici. Seguono a ruota altri che lo condividono.
In un mondo che profuma delle storture eroiche di Gomorra, la macchina del fango ha avviato il motore con effetti devastanti.
Questo è diventato il mondo pizza. Un mondo florido che offrirebbe spazi per quasi tutti se ben coltivati. Ma è più forte l’erba maligna dell’invidia e la voglia di far cadere il pizzaiolo che è diventato famoso a suon di pizze, il mulino che è un fiore all’occhiello della produzione della Campania nel mondo, i giornalisti che fanno il proprio lavoro, le aziende che supportano la loro espansione e quella della pizza.
Un mondo che sa anche divertirsi, e spesso lo fa, ma che è anche marcio.
E diventa sempre più difficile distinguere la realtà dalla finzione, la burla dalla cospirazione.
AGGIORNAMENTO
Mai parole mi sono sembrate più azzeccate della (temporanea) chiusa di questo articolo.
Difficile distinguere la realtà dalla finzione.
Gianluca Sivo e Ermenelgildo Del Prete, intervistati da Attilio Albachiara, hanno rilasciato dichiarazioni diametralmente opposte.
Non esisterebbe quindi il misterioso imitatore di Arzano, ma la voce sarebbe proprio quella di Salvatore Lioniello e la registrazione sarebbe avvenuta per caso nella tasca dei pantaloni.
Mi tocca a mia volta riprendere l’aggiornamento di Luciano Pignataro che ha dedicato un articolo a questa vicenda confermando l’attenzione di Scatti di Gusto per questa intricata situazione:
Seguiremo a questo punto la vicenda che solo una azione giudiziaria può dipanare di fronte a due verità perché una cosa è sicura, Lioniello o non Lioniello, diffondere (non realizzare) una registrazione senza autorizzazione è un reato grave. Non mancherà alla polizia postale la possibilità di ricostruire i diversi passaggi. E alla fine si saprà questa catena che resta comunque una catena di grande tristezza per un mondo che dovrebbe fare competizione, non guerre.