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Cibo
31 Agosto 2020 Aggiornato il 1 Settembre 2020 alle ore 15:48

Il migliore olio extravergine di oliva: giro in 5 tappe tra Marche e Toscana

Il migliore olio extravergine di oliva non è più una comparsa sporadica a tavola ma un alimento di valore, un'esperienza e una tentazione
Il migliore olio extravergine di oliva: giro in 5 tappe tra Marche e Toscana

Un giro d’olio extravergine d’ oliva del migliore sta bene su tutto, anche su un viaggio a tema.

Ecco dunque qualche idea virtuosa per un viaggio tra la Toscana e le Marche.

Da applicare se amate l’olio, ma quasi quasi anche se non lo amate.

Perché potreste cambiare punto di vista o decidere di sposare, imitare, sviluppare ulteriormente le idee oleofile che qui registro per una nuova stagione di oleoturismo del cui potenziale dovremmo tutti essere più consapevoli.

1. Adottare ulivi a Castelfalfi per il migliore olio extravergine

olio a Castelfalfi

A Castelfalfi, che è una tenuta sulle colline di Firenze ma anche una specie di regno delle favole con colline, antichi uliveti, vigneti a perdita d’occhio e un nucleo ospitale di resort-ville-golf, potete adottare degli ulivi.

Ecco lo schema che ha per protagonista il “vostro olio”, un blend extra vergine bio IGP, franto a freddo in loco a poche ore dalla raccolta, come di dovere:

  • Adottate una fila di 10 ulivi per 1, 5 o 10 anni, con un investimento minimo di 500 €.
  • Le cultivar del blend? Le 4 principali toscane – Frantoio, Leccino, Moraiolo, Pendolino – e la più rara Leccio del Corno.
  • Avete diritto a 15 l di olio in latte da 5l, non recapitabile, ma da ritirare presso la tenuta, più sconti sui prodotti della tenuta e due degustazioni – vini e oli – per due persone a Castelfalfi.
  • Ricevete un bronzetto di Andrea Roggi, scultore che ha scelto la mitologia dell’ulivo come leit-motiv.

2. Premiare il migliore olio mettendo in tavola un olio da premio

premio olio

Come per un attore che vince l’Oscar o per un cuoco che conquista una stella, un olio da premio moltiplica le sue chances entrando in un ristorante che sa valorizzarlo.

Ed è una vittoria per tutti. Vince il cliente deliziato, che vorrà ritrovare quell’olio. Vince il ristoratore gratificato senza un eccessivo food-cost per il quantitativo d’olio che rifinisce un piatto. Vince il produttore selezionato, che vorrà fare sempre del suo meglio.

Sembra facile ma non lo è incoraggiare i responsabili a promuovere le eccellenze olearie. È talmente tanto una questione di forma mentis. Che forse sta cambiando.

Grazie per esempio ad AIRO –Associazione Internazionale ristoranti dell’olio – che, per missione, aggrega ristoranti capaci di rendere l’olio protagonista e premia gli chef che si distinguono sul campo, educando infaticabilmente anche consumatori e comunicatori.

Stefano Ciotti

Grazie allOrciolo d’Oro, il più antico concorso oleario del mondo, che con il Red Carpet Award acquista 60 bottiglie degli oli vincitori per promuoverli in contesti gastronomici di prestigio. Ed è così che i tre premiati 2020, cioè il Cortijo El Puerto Organic Biodynamic Hojiblanca dalla Spagna, il Monocultivar Nocellara della barese Soc. Agricola Torre Rivera e il Magnete Dop Cilento dell’Azienda Agricola Pietrabianca, Casal Velino, vedranno le stelle nei piatti di Stefano Ciotti al Nostrano di Pesaro, di Claudio Sadler al Ristorante Sadler e al Pont de Ferr di Maida Mercuri a Milano.

3. Conquistare gli ospiti con un campione

olive

Sembra scontato, ma non lo è. Tra le amenities destinate all’ospite di un B&B, di un appartamento, di un agriturismo o di un lussuoso resort, l’olio EVO è una possibile star. Quindi non solo sapone, shampoo, cremine, ma anche un flaconcino di olio da 100ml, trasportabile anche in aereo.

ulivi

Alla Fattoria La Maliosa, una tenuta in Maremma che ha puntato tutto sui vini naturali dei propri vigneti sul miele e sul migliore olio bio degli uliveti sia vecchi sia giovani allevati con eroismo, l’omaggio dell’EVO blend base è lo spunto che vi fa venir voglia di assaggiare (e acquistare con uno sconto) anche gli altri, come il premiato Aurinia o il monovarietale Caletra, tutto Leccio del Corno.

4. Avvicinare l’olio con stoviglie di design

Questa ispirazione nasce come collaterale-creativa-consequenziale a tante degustazioni volanti. Ne ho fatte sul pane. Su una spugnetta vegetale. Su un cucchiaino da caffè. In un piattino. Leccando un coltello. Nel bicchierino blu da concorso. Nel bicchierino da caffè anti-Covid.

O in stoviglie appositamente disegnate per l’oil tasting, come quelle che leggendo e documentandomi post-viaggio, ho notato nella mise en place di Nunzia de Angelis, patronne del D.ONE nel teramano.

E quindi, non solo l’oliera individuale piccola come un’ampolla di vetro e riempita sotto gli occhi del cliente, ma anche il piattino inclinato per il rituale assaggio di olio EVO della casa con sali diversi. Olio e sale: due beni antichi, dai quali far partire il percorso di un pasto.

5. EVOO festival a Pesaro per diffondere il buon olio

festival olio

In altre parole, l’olio a macchia d’olio.

A Pesaro, il prossimo 26 e 27 settembre, ci sarà il primo festival diffuso dedicato al migliore olio extra vergine di oliva. Diffuso, cioè in tutto il centro storico della città, con degustazioni, masterclass, menu speciali, premiazioni, tavole rotonde, focus sull’olio al femminile …

E noi? Noi ve lo racconteremo da insider. Come si suol dire, da mettere in agenda!

[immagini: iPhone di Daniela; TRC Castelfalfi; La Maliosa; Fabrizia Dalpiaz per D.ONE; FLE per EVOO festival]

Daniela Ferrando
Milanese, trent’anni di copywriting e comunicazione aziendale. Le piace che il cibo abbia le parole che merita: è cultura. Parlando molto e mangiando poco, non si applica nel suo caso il “parla come mangi”.
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