5 motivi per acquistare il caviale italiano degli storioni allevati a Calvisano
Il caviale italiano è buono. Non solo nel piatto ma perché si sposa con l’arte e la Vittoria Alata di Brescia. Raffigurata su una speciale confezione.
Un’idea promozionale dell’azienda Calvisius che ci vuole convincere che il suo caviale è speciale. Ecco perché.
1. Il caviale promuove l’Italia
C’è un collegamento tra un capolavoro del passato, un prodotto di eccellenza e la creazione di valore. Siamo stati a Brescia, dove La Vittoria Alata, statua-simbolo della città, è finita in effigie su una limited edition del Calvisius tradition di storione bianco. Cioè del caviale italiano prodotto poco lontano, a Calvisano, ed esportato in tutto il mondo.
Un’idea di Carla Sora, general manager Agroittica Lombarda, con Francesca Bazoli e Stefano Karadjov, presidente e direttore della Fondazione Brescia Musei.
Una parte della vendita di ogni latta di caviale italiano di questa edizione – 50 g, 99 €, target dell’operazione 1000 pezzi – contribuisce a finanziare la manutenzione della Vittoria Alata. La statua, da poco restaurata, è ricollocata nel Capitolium in uno spazio meraviglioso progettato dall’architetto Juan Navarro Baldeweg. Allestimento che da solo vale una visita in religioso silenzio.
Questa iniziativa congiunta non è un’operazione di packaging. È un modello di finanziamento del patrimonio d’arte italiano. E, con il veicolo del prodotto, un modello di promozione della città di Brescia e del Paese nel mondo. Insomma il bello attraverso il buono.
2. Il caviale italiano è il più sostenibile del mondo
Se i cinesi sono diventati il primo produttore di caviale del mondo (credevate fossero i russi o gli iraniani?), l’Italia ha il primato della sostenibilità. Che per Agroittica, casa madre di Calvisius, si traduce in una corporate social responsibility a tutta ampiezza.
Fin dalla nascita nel 1977, gli allevamenti di Calvisano mantengono a temperatura costante le vasche di allevamento grazie al calore residuo generato dalla contigua acciaieria. Un esempio di integrazione tra industria, allevamento ittico e rispetto dell’ecosistema. L’azienda lavora il pesce secondo protocolli a tutta filiera. L’estrazione delle uova e la trasformazione in caviale italiano malossol – cioè a basso dosaggio di sale – avvengono in camere bianche rispettando tempi brevissimi dalla pesca.
Ma, come spiega il presidente di Agroittica Giovanni Pasini, la corporate social responsibility si estende anche alla responsabilità e alla promozione del territorio. E alla creazione di valore culturale che ci riallaccia a quanto detto sopra.
3. Il caviale italiano crea piatti sorprendenti
Ben oltre la tartina proverbiale e ben oltre la perfezione essenziale degli spaghetti di Gualtiero Marchesi, il caviale italiano nell’alta cucina ispira piatti meravigliosi e accostamenti sorprendenti.
Il caviale fresco sposa anche sapori dichiaratamente dolci, anche se è strano da credere. Come melanzana cruda, caviale e banana in un piatto sperimentale pensato da Luigi Taglienti, come caviale e gelati cremosi, come gli sconfinamenti nella mixology.
O ancora caviale italiano e formaggio, intermediato dal pesce crudo, nell’entrée gustata al Classico di Brescia già in carta. Uno specchio di crema lievemente tiepida di Franciacorta – formaggio vaccino dolce del territorio omonimo – tartare di storione, caviale freschissimo, fogliolina decorativa.
4. Il valore del tempo
Il tempo ha molte pieghe. Non solo quelle perfette di una statua come la Vittoria Alata che ci è giunta, casualmente riscoperta, negli anni ’20 dell’800, dopo circa duemila anni.
Il caviale italiano si conquista col tempo. La lucida follia di allevare storioni per produrre caviale è quella di saper aspettare che le femmine raggiungano l’età per diventare primipare. E qui occorre prefigurarsi il mercato con enorme anticipo. Per esempio, dopo 12 anni è lecito aspettarsi caviale dallo storione bianco, dopo 7 dallo storione siberiano, dopo 20 dall’Huso Huso che ci dà il Beluga.
5. Un lingotto da grattugiare
Uova, di diverse sfumature di grigio o di diverso diametro. Sapete distinguere il caviale fresco? Non deve sapere o odorare di pesce, dev’essere delicato, burroso al palato. E se lo sentite scoppiettare sotto la lingua, sarà stato pastorizzato.
Se poi volete assaggiare il caviale italiano in altre forme, diverse dalle uova, c’è anche il lingotto, ottenuto “attraverso una tecnica di asciugatura particolare che permette di mantenere tutta la fragranza del caviale. Il gusto risulta infatti essere deciso e ideale per la realizzazione dei piatti più raffinati”
Il lingotto si può grattugiare grosso o finissimo, formando una sorta di nuvola, a lamelle, a fettine, sbriciolato. Ogni texture ha un esito diverso al palato, ogni palato può godere, ogni godimento è benvenuto.
[Immagini: iPhone di Daniela; Calvisius]
Il caviale italiano aiuta la Vittoria Alata di Brescia oreparando 1000 pezzi di una confezione speciale da 50 grammi venduta a 99 €