Scorte alimentari: allarme per la paura della guerra in Ucraina
La paura della guerra in Ucraina dopo la paura del lockdown hanno in comune le scorte alimentari. Se due anni fa la necessità di chiudersi in casa ha prodotto la razzia nei supermercati (e la guerra delle penne rigate), ora abbiamo l’allarme per quello che accade in Ucraina.
È vero, il Covid lo abbiamo (ancora) in casa, mentre l’Ucraina e le secessioniste repubbliche del Donbass sono lontane dai nostri confini. Eppure gli ipocondriaci (come me) ci stanno pensando. Sarà il caso di fare scorte di generi alimentari per preparasi al peggio?
Che sia chiaro, l’allarme e l’invito a rifornirsi di cibo è stato lanciato dai diplomatici dei Paesi della UE ai connazionali che si trovano in Ucraina. Fare scorta di alimenti, di acqua e fare il pieno di benzina all’auto. Meglio ancora mettere nel portabagagli un supplemento di carburante in tanica. Con l’evidente obiettivo di avere l’essenziale per fuggire dall’Ucraina e mettersi al riparo dalla guerra.
Gli inviti a predisporre scorte alimentari
Il primo invito è stato dell’ambasciatore francese a Kiev, Etienne de Poncins. Ai cittadini francesi in Ucraina ha consigliato ai connazionali di “fare scorte di acqua, cibo e indumenti caldi e di assicurarsi di avere il serbatoio dell’auto pieno”.
Poi sono intervenute qualche giorno dopo, il 18 febbraio, le autorità della repubblica separatista Donetsk. Che hanno preferito inviare ai residenti un sms con le istruzioni per l’evacuazione in caso di necessità, cioè di guerra. Secondo ‘Ukraine War Report’, il messaggio sui telefonini invitava la popolazione a non farsi prendere dal panico e a recarsi nei vari centri di evacuazione. Tutti muniti di documenti ma anche di beni di prima necessità e scorte alimentari e di acqua.
E la fibrillazione nel consultare il report di AdnKronos mi è aumentata.
Ma il colpo di grazia mi è arrivato leggendo nello stesso paragrafo italiani e scorte alimentari.
Le scorte alimentari degli Italiani in Ucraina
Oggi, L’ambasciata italiana a Kiev ha indicato ai connazionali “i centri di raccolta prestabiliti” in caso di evacuazione dell’Ucraina. La mail inviata ai nostri connazionali (eh sì, hanno intervistato anche più di un ristoratore italiano in Ucraina) indica i centri di raccolta da raggiungere individuati in base agli indirizzi di residenza. Centri che andranno raggiunti “unicamente in caso di assoluta emergenza e sempre qualora gli spostamenti fossero consentiti”. L’ambasciata italiana ha ribadito “a quanti fossero tuttora presenti” in Ucraina “l’invito a lasciare il Paese con i mezzi commerciali al momento disponibili”. “Ai connazionali che dovessero comunque decidere di non lasciare il Paese, si raccomanda di usare la massima prudenza, di assicurarsi di avere documenti d’identità validi ed aggiornati e si suggerisce, a titolo precauzionale, di valutare l’opportunità di predisporre alcune scorte di acqua, cibo e vestiti caldi e di carburante per le auto”.
È una guida alla sopravvivenza e alle scorte alimentari per Italiani in Ucraina, chiaramente. Che graficamente è in conflitto con tutte le cartine con le frecce che indicano i possibili movimenti di truppe verso l’Ucraina e la capitale Kiev. Le frecce in questo caso andrebbero da Kiev verso la Polonia. O dal sud del Paese verso la Romania. Provo a immaginare le vie di fuga dei nostri connazionali.
Il caro bolletta alimentare
Noi non abbiamo nulla di cui preoccuparci se non che dopo l’ansia da Covid potremmo diventare preda dell’ansia da guerra e da scorte alimentari. Sì, perché alcuni articoli hanno fatto comprendere che anche a distanza gli effetti di quella che sembra una guerra sono arrivati da noi. Una guerra in Ucraina spingerà inesorabilmente verso l’alto i prezzi del gas e dei carburanti. Il caro bolletta diventerà (o diventerebbe) carissimo. Se guardavamo alla primavera come linea di confine tra maledizione del contagio da Covid, ora la vediamo come traguardo per fare a meno del riscaldamento in casa. Restano le docce e i fornelli da alimentare, ma consumeremo di meno.
Quanto valgono le esportazioni di cibo da Ucraina e Russia
Lo so, questa delle scorte alimentari è economia spicciola da ignorante delle grandi leggi del mercato. Probabilmente la transizione ecologica subirà un’accelerazione. Tutti a piedi o in bicicletta perché fermarsi al distributore sarà un salasso micidiale.
Ma anche la bolletta del cibo è in pericolo. L’Ucraina e la Russia sono grandi fornitori di grano. Più di un quarto delle esportazioni nel mondo arrivano da lì. Facile immaginare che il sacchetto di farina così faticosamente conquistato durante il lockdown diventerà nuovamente una rarità. E sono importanti anche per il mais e per l’olio di girasole (anche se per friggere possiamo utilizzare altro). La UE compra circa la metà della produzione di mais dell’Ucraina. Mica bruscolini. Se ci mettiamo che il mais è utilizzato per i mangimi degli animali che alleviamo, la frittata è fatta. Bobitski, direttore dell’ufficio di Bruxelles dell’Associazione ucraina degli affari e del commercio, ha sottolineato che l’88% dell’olio di girasole europeo, il 41% della colza e il 26% del miele provengono dall’Ucraina.
Quali voci da considerare per le scorte alimentari
Fare scorte alimentari in Italia per la crisi dell’Ucraina è più un fatto economico, dunque.
E quindi guardo alla spesa in tempi di allarme.
- Farina
- Pasta
- Prosciutto e insaccati
- Parmigiano Reggiano
- Scatolame
- Olio
- Cioccolato
- Confetture di frutta
- Miele
- Pane di segale
Poi spero di dimenticarmi il foglietto tra qualche giorno come puntualmente accade con ogni lista della spesa dimenticata sul tavolo a casa.
L’allarme per la crisi Ucraina – Russia porta con sé il timore per il cibo: aumento dei prezzi per minori esportazioni e corsa alle scorte alimentari