Errico Porzio: le mie pizze sono perfette e guai a chi me le tocca
S’addà sapè fà o in hashtag #saddasapefa è il grido di battaglia di Errico Porzio, conosciutissimo pizzaiolo napoletano eroe dei due mondi social. Ve ne abbiamo parlato più volte e non solo per le sue scorribande virtuali su Facebook e Tik Tok.
Con un tale sottotitolo, “si deve sapere fare”, sottinteso la pizza, le aspettative sono alte. Può capitare la giornata storta, questa volta a orario di pranzo, come nella sua pizzeria a Salerno. Una rondine non fa primavera, recita il vecchio adagio, e quindi pizze e foto finiscono nell’archivio storto.
Mi è capitato qualche tempo dopo di incrociare di persona Errico Porzio. E, conoscendo il suo percorso, volevo chiedergli un parere per comprendere come fa a gestire tante pizzerie. Proprio a Salerno, tra l’altro, aveva da poco ampliato la pizzeria.
Gli ho mostrato le foto senza specificare di chi fossero per un commento, ma ovviamente Porzio le ha riconosciute. E il suo commento, infastidito come se si trattasse di un delitto di lesa maestà, è stato fulmineo: “Le pizze sono perfette”.
Voi direte che chiedere all’oste se il vino è buono o all’acquafrescaio se l’acqua è fresca è operazione inutile. A questo punto devo convenire. Ma la risposta mi ha meravigliato non tanto per il giudizio apodittico. In fondo chiedere un commento guardando una foto invece che assaggiando la pizza si presta a errori di interpretazione.
La meraviglia, però, è sul percorso di comunicazione di Errico Porzio.
La trasformazione di Errico Porzio: da pizzaiolo a influencer
Bisogna riconoscere che Porzio ha sdoganato l’idea che un pizzaiolo possa commentare l’operato di un altro pizzaiolo. Più o meno. Con le critiche ai colleghi Carlo Cracco e Flavio Briatore, diciamo pizzaioli ma soprattutto imprenditori, il passo è compiuto. Prima era considerato inopportuno che ci fossero critiche tra colleghi. È l’applicazione del “Cane non mangia cane”. Un assunto con corollari imprevedibili. Tipo, non è possibile fare le classifiche perché le pizze sono tutte buone (salvo poi scannarsi per un posto in classifica). Oppure chi è costui per giudicare la mia pizza? Ha mai fatto una pizza? Un po’ come ritenere che tutti i critici cinematografici siano stati registi.
Ho scritto un post su Facebook senza menzionare di chi fosse la pizza perché mi era sembrato di cogliere la trasformazione di Errico Porzio. Comune ad altri pizzaioli che dal banco sono passati alla cattedra. E dispensano “imparature di creanza” (“come si vive” per i diversamente napoletani) a destra e manca. Un testo, lo confesso, un po’ criptico. Che vi riporto.
Il post
Vai in una #pizzeria di un famoso pizzaiolo e pensi che la delusione sia mangiare una #pizza mediocre.
Invece, la delusione è mostrare qualche tempo dopo le foto al #pizzaiolo, chiedergli cosa potrebbe essere andato storto e sentirsi dire che le pizze erano perfette.
Non mi sono mai sentito così bravo come fotografo
Non vi voglio tediare sul riferimento, ma una lettura di Apocalittici e integrati di Umberto Eco potrebbe soddisfare la curiosità sui mezzi di comunicazione di massa. Per farla breve, anzi brevissima, chi usa i social cerca consenso e non fa (quasi mai) informazione. Cerca il consenso della tifoseria ed è poco incline al confronto. Vale per la pizza come per la politica.
Ed il consenso tra i suoi supporter è quello che Errico Porzio ha cercato commentando e condividendo il mio post. La sua tesi è “Faccio pizze buonissime, ho file interminabili davanti alle mie 11 pizzerie, come si permette questo signor giornalista di fare una critica (che nemmeno capisco)?”.
Tralascio il registro di scrittura sbeffeggiante che è quello normale di attacco per generare consenso. E taccio sui commenti partoriti, vado random, da social media manager che vorrebbero partecipare ad Amici di Maria De Filippi, da laureati che vorrebbero spiegare come gira il mondo della pizza e hanno chiuso la propria pizzeria, da pizzaioli indicati come “tarallari” da colleghi uniti per l’occasione nella difesa e nell’offesa. Ma colgo l’occasione per ricostruire l’interessante cambiamento della postura (oggi si usa questo termine) di Errico Porzio in termini di comunicazione.
Errico Porzio e Carlo Cracco
Errico Porzio ha sempre subito il fascino di Carlo Cracco. Ma se ora dice che la sua pizza è buona, prima lo attaccava. La sua video recensione della pizza di Cracco ha fatto il botto con milioni di visualizzazioni. Tanto che ha annunciato che uno chef stellato lo ha invitato a un evento. La trasformazione è netta.
Nel 2015 pubblicava un post dal titolo “Chef Cracco: e subito ti spacco”.
Nel 2018, c’è lo scandalo della margherita di Cracco e delle polemiche per il prezzo della pizza: 16 € e non è nemmeno napoletana. Errico Porzio si accoda e attacca con veemenza lo chef reo di essere entrato in un campo non suo, la pizza. E quindi rispetta il Cane non mangia cane. Cracco è chef stellato, mica pizzaiolo del popolo come lui. E per dimostrarlo offre gratis la sua pizza sfornandone una con il ritratto di Cracco.
È tutto un florilegio di attacchi e di così non si fa (non è ancora il tempo del #saddasapefa). Il supporto è offerto anche dai parenti (Errico Porzio non ha ancora il seguito planetario) che riassumono per lui le tappe della guerra. Il confronto è tutto sul prezzo: 16 € la margherita di Cracco, 4 € la margherita di Porzio. Curiosità, nel confronto tra foto utilizza le foto di Scatti di Gusto e la pizza margherita più copiata del web (che non è la sua e diventa la pizza borbonica).
Ma le cure del social media manager che lo segue e gli fa da cassa di risonanza sono giuste. Porzio passa da pizzaiolo a recensore e va ad assaggiare la pizza di Cracco ottenendo il boom. Lo fa da imprenditore e giustifica finanche il prezzo di 51 €. Il Cane non mangia cane non riguarda più il pizzaiolo, ma l’imprenditore di successo.
La pizza di Porzio con salsiccia e nutella per accontentare il cliente
Sempre nel 2018, Errico Porzio è protagonista di una querelle sul web. Sforna una pizza salsicce patatine e nutella. E si chiede fino a che punto abbia ragione il cliente e quanto bisogna accontentarlo. Anche perché sono soldi.
Ecco, il mio post faceva riferimento a questo cambio di atteggiamento nel 2022. Dal cliente che non ci capisce niente ma va accontentato al cliente che non ci capisce niente e va attaccato. Per il suo bene. E per evitare che si generino crepe nel consenso dei supporter. Se non fosse una cosa divertente – perché la pizza è un fatto divertente – potremmo parlare di dittatura pizzesca.
Le pizze della pizzeria Errico Porzio a Salerno
Per la cronaca, le due pizze di Errico Porzio (ma non fatte da lui) mangiate a Salerno erano indietro di maturazione, crude e “avvampate”. E, come avranno notato dalla foto gli appassionati di pizza, strappavano. Niente scioglievolezza né crunch che sono i requisiti più gettonati sui social. Ma solo una sensazione di “chiummo”, di piombo. Quelli dei piedi che si dovrebbero usare – lo dico a me stesso – sui social. Perché bisogna cercare il consenso, non l’informazione. Quindi assentire e non chiedere, avere certezze e non esporre dubbi. In una parola, uniformarsi. Volando a stormi o camminando in gregge.