Chiude dopo 51 anni la pasticceria Vecchia Milano
La Vecchia Milano, storica pasticceria in zona Acquabella – Argonne, due passi dalla nuova stazione della M4 della metropolitana, chiude per sempre. L’annuncio, secco, in un paio di striscioni appesi alle insegne: “CHIUSO PER CESSATA ATTIVITÀ”.
La cler è calata definitivamente sulle vetrine della pasticceria Vecchia Milano il 31 dicembre. In sordina, così come in sordina era avvenuta l’apertura, appunto 51 anni fa, quando Orazio Parisi, il titolare, hapreso le redini del negozio, aperto nel 1960.
Spente le luci dei lampadari e il neon dei banconi e dei frigoriferi, Parisi ha appeso una lettera di commiato all’esterno.
«Gentili Signori,
Vi informo che dal 1° gennaio 2023 ho deciso di cessare l’attività del Bar Pasticceria Vecchia Milano.
Sono stati 50 anni di grandi soddisfazioni. E di questo desidero ringraziare tutti i clienti che ci hanno sostenuto e che si sono rivolti a noi per accompagnare – con i nostri prodotti – eventi speciali, momenti esclusivi o quotidiane occasioni di ritrovo. Per una colazione in compagnia o anche solo per un caffè al volo.
Ora potrò prendermi un po’ di riposo e dedicarmi alle mie passioni, portando sempre con me il ricordo di una vita lavorativa ricca e interessante.
Cordiali saluti
Orazio Parisi»
“Ho compiuto 83 anni, è tempo di andare in pensione dopo quasi 70 anni di lavoro,” ha dichiarato Parisi al Corriere della Sera.
“Sono arrivato a Milano da Messina insieme alla mia famiglia quando avevo 10 anni. Ho iniziato a lavorare come fattorino per la Motta quando avevo 15 anni, in piazza V Giornate. A 21 ero vice direttore nel punto vendita Duomo. Poi ho lavorato per Dulciora e Frontini. Finché, a luglio del 1971, ho deciso di mettersi in proprio rilevando la pasticceria Vecchia Milano che esisteva già da 11 anni.”
La pasticceria Vecchia Milano all’insegna della tradizione
Distese di pasticcini mignon, praline, biscottini da tè, panettoni (Parisi è stato uno dei primi a proporre i suoi panettoni tutto l’anno) e lievitati. E bellissime torte classiche e decorate.
Era stata a lungo la nostra pasticceria di famiglia, a due passi da casa. Assieme a un’altra pasticceria, Mozzanica (poi Michelangelo), che era di strada a papà tornando dall’ufficio. Più tardi, mia madre aveva iniziato a frequentare la pasticceria Reina, lì vicino (aperta questa nel 1949).
Vecchia Milano nel nome, ma “vecchia” anche nelle proposte, all’insegna della pasticceria più classica. L’idea di Parisi era di farsi paladino della tradizione. Un esempio: per lui non era concepibile un panettone altro da quello classico. E l’amore per la tradizione si spingeva fino a guardare con sospetto il cliente che voleva pagare il caffè con la carta.
Rimaneva comunque un locale celebrato per la qualità e bontà dei prodotti (confermo) e per le belle frequentazioni. Fra i clienti, oltre al Comune di Milano e al Milan di Silvio Berlusconi, una serie di cantanti, che gravitavano in zona. Franco Battiato, Fiorella Mannoia, Mia Martini, Loredana Bertè, Mario Lavezzi. E anche Milva, la “rossa di via Lomellina”, come la canzone che Enzo Jannacci scrisse per lei – ma lui frequentava un’altra pasticceria, Gattullo, in Porta Ludovica.
I motivi della chiusura
I giornali e i social riportano i motivi della chiusura della pasticceria Vecchia Milano, come enunciati da Parisi. Oltre alla stanchezza, ammessa nella letetra di commiato, c’è anche la difficoltà a trovare personale preparato e appassionato.
«Le scuole non sfornano più niente di buono: ragazzi che sanno a malapena riempire un cannoncino hanno pretese da professionisti». Per un posto da cameriera «Abbiamo ricevuto 400 curriculum ma non siamo riusciti ad assumere nessuno. L’unica candidata papabile, non voleva perdere il sussidio.»
Inutile dire che i commenti sui social si sono scatenati, partendo da quse dichiarazioni. In sostanza, tutta colpa della pasticceria Vecchia Milano, che non paga i giovani, li sfrutta, e così via. Senza che nessuno abbia le prove della disonestà eventuale della pasticceria, che al bar e al bancone presentava personaggi attempati, gli stessi da anni, indubbiamente pagati regolarmente. Non ce lo vediamo il signor Parisi nei panni dello schiavista. Facciamo più fatica a immaginare baldanzosi giovanotti e ragazze laboriose intente a impastare brioche all’alba.
Insomma: si colpevolizza un anziano signore per non aver trovato eredi capaci, che proseguissero la sua attività. Non ci si ferma al dispiacere per una chiusra che impoverisce senz’altro il quartiere e la sua vita sociale.
Qualcosa di simile successe all’annuncio della chiusura di un’altra insegna storica della città, la pasticceria Supino in Porta Genova – giusto un anno fa. Che però scontava la presenza di una proprietà particolarmente scorbutica (potete leggere il nostro articolo qui). Anche alla pasticceria Vecchia Milano lo stile comunicativo era simile, fra il burbero e lo scontroso – un po’ all’antica, diciamo, ma sempre corretto e gentile. Tutta la dolcezza del caso era riversata nei dolci.
Per la cronaca – ha chiuso da qualche tempo un’altra pasticceria della zona, Gloria, in via Negroli.
Cosa ne sarà dei locali del bar-pasticceria Vecchia Milano? Per ora non si hanno notizie. Il signor Parisi ipotizza l’apertura di un ristorante.
[Immagini: iPhone Emanuele Bonati]