Novara. La meccanica delle emozioni al bistrot di Antonino Cannavacciuolo
Una giornata epica, intensa di emozioni al crocevia di passioni.
Da un lato, una tavola di un bistrot la cui formula sperimentale è diventata in brevissimo tempo la certezza di un modello di successo.
Dall’altro, il Centro Sperimentale Balocco che reca un numero: 1962, cioè la data di inaugurazione.
Due i marchi prestigiosi che la segnano: Alfa Romeo e Antonino Cannavacciuolo.
#GiuliaBeats è l’hashtag scelto per il lancio della nuova auto con le carte in regola per segnare il ritorno da protagonista della casa del Biscione sulle strade.
In linea con La meccanica delle emozioni, lo slogan che echeggia parole affascinanti per gli appassionati.
Giulia regala sensazioni a piene mani. È un mostro da 510 cavalli sprigionati, finalmente, dalla trazione posteriore. Ho assaggiato la versione Quadrifoglio in pista, il suo regno che ritorna prepotente nel logo da competizione, al volante e come passeggero per prestarmi al gioco delle emozioni registrate da una Go-Pro e dai sensori al polso.
Altissime aspettative concentrate in un manettino che seleziona le modalità di guida – dna, cioè Dynamic, Normal e All Weather – e nasconde la Race. Che vuol dire potenza senza controlli elettronici. Un flusso brutale che lascia senza fiato.
Capirete che dopo una sessione del genere, cui ho aggiunto un’ora e mezza abbondante di guida della 2.0 turbo da 200 cavalli su strade e autostrada tra Novara, Santhià e Biella – e un’altra oretta sul mistino – ci voleva qualcosa di forte e ancora sconosciuto (per me).
Balocco è a un passo da Novara (come la pista di Arese lo è da Gallarate). Il navigatore gastronomico segna Cafè & Bistrot Antonino Cannavacciuolo al Teatro Coccia.
L’assonanza c’è. All’Alfa Romeo hanno chiesto a noi 10 giornalisti di mezza Europa di definire in un aggettivo Giulia. Retro-contemporanea è la mia risposta. Retro ad indicare la trazione e il ritorno alle origini. Contemporanea perché si veste di un abito nuovo e parla il linguaggio dei nostri tempi.
Proprio come il Bistrot di Cannavacciuolo. Ricordate le parole di Sergio Lovrinovich, il direttore della Guida Michelin? Incrociamo tavole, volanti e pneumatici. Si cerca la tradizione. Si vuole la semplicità con un occhio al prezzo e zero concessioni sulla qualità che deve essere alta. Le prestazioni? Altissime. Speriamo di non restare delusi.
A Novara, Antonino Cannavacciuolo ha cercato casa al centro. L’immobile è di sicura bellezza con lo sviluppo su tre piani nell’edificio che ospita il teatro Coccia. E tra qualche giorno ci sarà a disposizione anche la terrazza.
Il locale è sempre pieno e noi non saremo mai troppo grati all’inventore del last minute e del telefonino.
Due posti sono disponibili a orario relativamente tardo per le abitudini a queste latitudini. L’albergo è poco distante e l’ho cercato con la logica dei raduni che officiamo noi di Alfa Roma, uno degli 11 Club RIAR di cui sono Presidente. Prima il garage che accoglie per il meritato riposo l’antenata di dna di questa Giulia: la 75 Twin Spark tra le ultime prodotte. Trazione posteriore e solo 148 cavalli, ma 25 anni fa.
Novara si anima nella piazza. Si sale all’ultimo piano. A colpire, oltre alla tanta gente, le due cucine a due dei tre piani. Un ristorante con caffè o, meglio, brasserie. Multifunzione. O biturbo come la Quadrifoglio Verde.
Tocco vintage senza esagerare, bella scelta di arredi e di corpi illuminanti che avrebbero bisogno di maggiore potenza per fotografare con il cellulare senza troppi pensieri.
Aspettative alte, come detto, anche se non siamo in un due stelle Michelin e nulla in verità spinge perché si abbia questa impressione.
Fino a quando arriva il menu. Non siamo a una tavola veloce nata per chiudere i morsi della fame. C’è un menu degustazione a un prezzo di 50 € per 5 portate. E non parliamo di piatti ritriti.
Il menu a “occhi chiusi” conta 7 portate e costa 70 €. Con 7 vini in abbinamento si sale a 100 €. Sento che continueremo a fare traversi.
Ma intanto iniziamo con le focaccine, le chips di riso con una deliziosa crema di gorgonzola.
E con un crudo di ricciola con cipollotto profumato al limone su letto di papaya e cialda di sesamo che inizia a scavare subito un fossato tra questo bistrot e altri locali che si intitolano al mangiare a piccoli prezzi.
Finiremo con il parlare di bistrot-gourmet anche considerato il petto di anatra marinato su foglia di lattuga alla griglia, fegato grasso in tempura, taccola e lemon grass. Tanto buono.
Gli uomini e le cucine del sud hanno una predilizione per la pasta e l’ago del contagiri si sposta verso la zona rossa con i cappellaci di melanzana con maggiorana e base di ricotta con colatura fredda di pomodoro (sbollenatto, pelato, condito con olio, aceto e sale). Il gazpacho si avvicina a quello dei Gamberi di Sicilia alla pizzaiola, piatto cult di Villa Crespi.
Siamo fortunati. Dopo l’anteprima della Giulia, l’anteprima del piatto che aprirà la terrazza: uno spaghettone trafilato in bronzo con guazzetto di triglia scottata e pomodoro confit. Cristallino nell’esecuzione. Per gli amanti delle specifiche, è del Pastificio dei Campi cioè la pasta inevitabile per chi voglia affiggere l’aggettivo gourmet al re dei piatti mediterranei.
Il maialino da latte è preparato a bassa temperatura e la glassatura al miele è contrastata dal tarassaco e dal cipollotto in agrodolce. Un altro piatto da segnare in agenda.
Il pre dessert è una tartare di fragole con gelato al basilico e rabarbaro.
Il trittico è composto da una spugna al limone, da un gelato al pistacchio e da una mousse con terra di cacao magro salato su yogurt magro. Più buono da mangiare che da guardare, mentre l’estetica è premiante per l’altro dolce al tavolo con la sfera rossa che ammicca alla giornata di emozioni.
Il combustibile in forma liquida della serata lo ha assicurato Ivan Famanni, bravissimo nell’accoglienza e stra-bravissimo negli abbinamenti che hanno colpito anche un palato giovanissimo.
Nonostante il brulichio, il servizio riesce ad accontentare tutti e anche la cucina risponde bene. Intorno alle 23:30 la sala ha iniziato a svuotarsi e noi con il tavolo vicino siamo stati gli ultimi ad alzarci.
In cucina c’è un allievo di Cannavacciuolo, il sorridente – nonostante una serata spezzapolsi – Vincenzo Manicone che è stato per 5 anni ai fornelli di Villa Crespi. A lui è affidata la gestione dalla colazione al dopo teatro.
È la filosofia di Cannavacciuolo: vivaio e poi aprire un bistrot da affidare a uno dei suoi ragazzi che si sono fatti le ossa nella cucina di Villa Crespi. E lo chef è pronto ad aprire altri bistrot da qui a un anno poiché la formula è replicabile con successo.
Se i risultati sono questi, chapeau. La cucina del bistrot è interessante, divertente e friendly. Va in sbandata controllata per regalare emozioni e non è mai ingessata al pari della sala. Insomma, mangiate Cannavacciuolo a prezzi ben più abbordabili rispetto al due stelle Michelin.
Mi viene solo un dubbio: vuoi vedere che Cannavacciuolo farà prima a conquistare una stella Michelin a questo indirizzo piuttosto che a issare il terzo vessillo sul Lago d’Orta?
Intanto io vi consiglio una visita a Novara. E se la raggiungete con una Giulia Alfa Romeo avrete da sommare altre sensazioni.
Io vi regalo le mie così come me le hanno consegnate al Centro Sperimentale Balocco. Che alla fin fine vuol dire divertirsi.
Voto: 8/10
Cannavacciuolo Café & Bistrot. Via Fratelli Rosselli. Novara. Tel. +39 0321 612109
Alfa Romeo Giulia. Nei concessionari sabato 28 e domenica 29 maggio
P.S. se volete sapere come va la Giulia anche da un’altra voce, eccovi accontentati