QuarantunoDodici a Fiumicino, il bistrot che conquista
Capacità, coraggio ma anche un po’ di sana follia hanno spinto Lele Usai e Claudio Bronzi a rimettersi in gioco per dare vita ad un progetto molto ambizioso: l’apertura del nuovo Tino e del bistrot QuarantunoDodici a Fiumicino.
[Aggiornamento: la recensione del 2024]
Dopo la stella Michelin (ottenuta nel 2015) con Il Tino di Ostia, i due hanno deciso di spostarsi al Nautilus Marina Yacht Club di Fiumicino.
Al piano terra del complesso lungo il Tevere c’è il bistrot.
La grande cucina affaccia sulla zona adibita a bar/colazione, sempre al pianterreno.
Mentre il primo piano è interamente occupato dal ristorante.
Attira subito l’attenzione una grande vetrata specchiata e nel mezzo è posizionato un bancone che si affaccia sul bar.
Non solo ristorante ma anche bar
C’è anche un piccolo negozio dove poter comprare alcuni prodotti utilizzati dalla cucina e i vini – seppur non molti – che Claudio ha selezionato e scelto con cura.
Accanto, una porta e un piccolo corridoio nascondono le scale che portano al ristorante Il Tino al piano di sopra.
Sull’isola davanti al bar ci sono i lievitati e i dolci per la colazione. Tra le proposte estratti di frutta fatti al momento, sempre piacevoli e rinfrescanti.
Il bistrot è una grande sala molto luminosa, arredata in stile nautico (come ricordano le coordinate che danno il nome al locale) e minimalista. C’è un pianoforte posto in un angolo a sottolineare che al Quarantunododici ci sono anche gli eventi musicali.
E l’affaccio sul fiume è un plus invidiabile, anche se difficilmente utilizzabile nelle giornate troppo afose e soleggiate nonostante la presenza degli ombrelloni.
Quando lo chef è di riposo, la guida della cucina e della brigata passa nelle mani di Claudio Prossomartiri che ha curato il pranzo che abbiamo assaggiato.
Come si mangia al bistrot QuarantunoDodici
Ceviche di pesce spada e insalata di pomodori datterini e avocado (13 €): ottima la qualità degli ingredienti e la consistenza del pesce in un piatto che forse avrebbe bisogno di una parte croccante.
Tre i primi assaggiati (13 € ognuno): semplici ma da manuale gli spaghettoni alle conchiglie della Lucia Madre. Abbondanti i molluschi nella porzione (fasolari, cozze e vongole).
Interessanti i fusilli limone e menta con ombrina affumicata: il burro acidulato dona freschezza al piatto insieme all’erba aromatica. Ottimo il pesce lasciato crudo, forse troppo leggera l’affumicatura.
Ricca, anche grazie alla pasta all’uovo, e gustosa la fettuccina al ragù di polpo, piccante al punto giusto. La consistenza del polpo è perfettamente bilanciata dalla croccantezza dei gambi di prezzemolo tritati.
La frittura del QuarantunoDodici
Per secondo le tappa è obbligata con la frittura di calamari e gamberi (17 €).
Ben eseguiti i tre dolci al barattolo proposti nel menu (6 €). Il cremino con i suoi diversi strati di cioccolato è il migliore. Classico il tiramisù. Piacevoli le pesche al vino.
Ad accompagnare il pranzo un biancolella di Ischia Kalimera della Cantina Cenatiempo: vino di sapidità spiccata che si sposa con le varie portate.
Per la scelta del vino il consiglio è di affidarsi all’esperienza ed alle capacità di Claudio Bronzi, sempre alla ricerca di piccole realtà che offrono grande qualità al giusto costo.
Servizio attento, ci si sente a proprio agio durante tutta la durata del pranzo, rapporto qualità/prezzo giusto anche se perde l’equilibrio sulle pesche al vino del dessert (per le quali 6 € diventano un po’ troppi).
Anche se aperto da tre mesi, il Quarantunododici è già una bella realtà che punta su piatti semplici, porzioni abbondanti e ingredienti di qualità.
Chi ha già avuto la fortuna di conoscere Claudio e Lele avrebbe tranquillamente scommesso sulla buona riuscita di questa nuova avventura.
Noi abbiamo scoperto il locale in anteprima, abbiamo assaggiato il bistrot e al più presto assaggeremo il nuovo Tino. Voi su quale fareste rotta immediatamente?
[Testo e Immagini: Matteo Bizzarri]