Black Mamba e il Crotalo alla cantina della Pergola del Rome Cavalieri Hilton
A Roma abbiamo una delle cantine più importanti del mondo, quella della Pergola dell’Hotel Hilton e io cerco di frequentarla più che posso, mi prodigo affinchè questa piacevole abitudine non abbia fine, avendo fede che possa un giorno tramutarsi in vero e proprio vizio. Anzi, vi dico che se fossi ricca eleggerei domicilio proprio all’Hilton, così, per fare casa e bottega. Ammetto di avere un debole per Anna, Umberto e Simone della Pergola, per la loro professionalità e per l’affettuosa, mai affettata, benevolenza con cui mi accolgono e si curano di me ogni volta che ho il beneficio di fargli visita. Aggiungo che Marco Reitano fra i sommelier, per me è il numero uno. Ha un palato formidabile, è fulmineo ed efficace nei giudizi, talento ed esperienza perfettamente armonizzati in una figura di altissima caratura professionale che mi fregio di annoverare fra le mie amicizie di vecchia data. Ieri la serata è stata memorabile, degna di Black Mamba, una che farebbe carte false per una bottiglia di vino buono. Per fortuna non è stato necessario perché il conto l’ha saldato il suo fidanzato. Sapete chi è il fidanzato di Black Mamba? Il Crotalo, ovvio!
E così la serata, dopo una cena indimenticabile preparata da Heinz Beck oramai definitivamente proiettato verso la perfezione assoluta, si è svelata in tutta la sua magnificenza, grazie ai prodigiosi prelevamenti dalla cantina del prode Reitano. Il diapason ha autorizzato il “La” su un bianco di tutto rispetto di un produttore che conosciamo e amiamo alla follia: Meursault Les Perrier 1988 di Coche Dury. Black Mamba ha approvato a pieni voti, Crotalo e Reitano concordi nell’apostrofare un corpo un po’ magrolino, una struttura esile. Non sono d’accordo ma il bello della passione per il vino è anche il rispetto dei gusti altrui oltre all’approccio laico e al sacrosanto diritto al dissenso.
La serata è proseguita in grande stile e ci siamo divertiti con Musigny 1966, Richebourg ’67 dalle parcelle rispettivamente dei Domaine Hudelot e Gros, selezionate da Remoissenet, e Leoville Las Cases ’61.
Musigny inizialmente faticava a concedersi, ma, come le signore belle ed eleganti ma nel contempo brillanti e spiritose, ha compreso da sè che in qualche modo di fronte all’entusiasmo del trio gli correva l’obbligo di una certa cedevolezza. Infatti ha cambiato registro in breve tempo e nel bicchiere, più flessibile, si è rivelato un grandissimo vino, con un leggero e nient’affatto sgradevole sentore di acidità volatile. Vino molto territoriale, giovane e raffinato.
Più potente invece Richebourg, come sempre è questo vino, che nella sua tipologia, è risultato sia al naso che in bocca, più pulito di Musigny. Attenzione amici, vi ricordo che l’annata 1967 non è stata grande, la ’66 invece sì!
Dulcis in fundo Leoville Las Cases 1961: all’unisono abbiamo commentato con un 100/100 e non se ne parli più! Annata potente, fantastica. Il Crotalo ha giustamente colto senza indugi un evidente sentore di peperone verde arrostito, a me hanno colpito l’equilibrio e la freschezza, Reitano addirittura si è lanciato in un affermazione audace ma comprensibile per noi che assaggiavamo questo vino fantastico, assimilandolo a un Borgogna.
E’ stata una serata unica, in una cornice preziosa e in compagnia di persone in sintonia perfetta per condividere queste emozioni. Solo appassionati come voi possono comprendere che questi vini lasceranno un segno indelebile nel nostro cuore. Io comincio ad averne qualcuno anche sul fegato, ma questo è un altro paio di maniche. Non dimenticatevi di Black Mamba, mi raccomando… a proposito, toglietemi una curiosità, ma alla storia del fidanzato Crotalo avete creduto?