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8 Dicembre 2024 Aggiornato il 8 Dicembre 2024 alle ore 12:13

Cagli Tutto Fungo, buona la prima edizione tra arte e gastronomia

La prima edizione di Cagli Tutto Fungo ha messo insieme una mostra espositiva per le vie del borgo delle Marche e una cena a più mani
Cagli Tutto Fungo, buona la prima edizione tra arte e gastronomia

La prima edizione di Cagli Tutto Fungo ha debuttato nel borgo delle Marche, contraddistinto dal Torrione dell’architetto Francesco di Giorgio Martini e dalle opere di Eliseo Mattiacci (Cagli 1940 – Pesaro 2019).

La manifestazione di art food and wine si è tenuta nel weekend del 30 novembre – 1 dicembre 2024. Un evento che punta a crescere nei prossimi anni grazie al sostegno del Comune, del sindaco di Cagli Alberto Alessandri, dell’assessora alla cultura Benilde Marini. È stata concepita in collaborazione con l’artista Giovanni Gaggia, con il critico enogastronomico Antonio Paolini e con l’Associazione Pro Loco di Acquaviva.

Il fungo è visto come un simbolo ibrido, un unicum né vegetale né animale. Inoltre qui è vero il detto “vedere solo la punta del’iceberg. Il fungo non è solo il frutto che cogliamo ma tutto ciò che si sviluppa sotto terra come una rete vitale in simbiosi con il terreno. È una Metonimia: una parte per il tutto.

Come scrive Antonio Paolini, possiamo trovarlo dov’è la «natura meno antropizzata, terra poco “chimicizzata” da sostanze e composti invasivi che (come per il “cugino” tartufo) ne impediscano la riproduzione». E Cagli effettivamente ha un suolo ricco di funghi. Proprio lì vicino si nasconde l’amato Tartufo Bianco di Acqualagna, celebre quasi quanto il fratello di Alba.

La manifestazione ha due nature: artistica ed enogastronomica. Per la prima parte è il curatore della mostra open air “Mushrooms. Le stanze della materia”, l’architetto Francesco Perozzi, a guidarci in un percorso di 20 tappe dal Comune alla Piazza del Teatro.

La mostra dedicata al fungo

installazioni nel borgo per Cagli Tutto Fungo

Il percorso è scandito da alcuni manifesti appesi alle facciate del Palazzo del Comune e di altri edifici importanti per il borgo. A parte per il formato (troppo piccolo) dei manifesti, le immagini scelte sono coerenti con il tema trattato. Si parte da Nevio Mengacci con La mia Alba, una sorta di Incipit universale, un caos primordiale dal quale la materia emerge e si distingue da un tuffo indifferenziato. Forme particellari e accenti figurativi appaiono infatti nell’opera di Angelo Bellobono per poi articolarsi in un “Iperumano micologico cosciente” (Paola Tassetti).

O in forme singolari (Simona Pavoni, ceramiche) ove diventa evidente che il fungo, uno dei corpi più antichi a emergere, esprime in sé l’idea del binomio complessità-semplicità.

L’aspetto umano

Dopodiché, in relazione con il fungo inizia a emergere l’umano ma non si è ancora separato dal grembo naturale (Michèle Cotelli). Andrea La Rocca rappresenta un uomo che si sta trasformando in un vegetale o viceversa. Rievoca una leggenda riportata da Marco Polo di un re asiatico che nasce da un fungo, nutrito a sua volta dalla linfa di un albero. Si guarda poi al rapporto intimo dell’uomo con i luoghi.

Se in Maria Elena Ricciuto in “Le cose di casa” il paesaggio assume il colore che vive nella mente dell’artista, Arianna Pace con la sua fotografia cattura la metafora della crescita e della spinta verso l’alto: il bisogno umano di andare oltre il terreno, aspirare alla trascendenza. La natura che preserva e suggella la memoria viene rappresentata da Edoardo Loi “8 luglio” (carboncino su tela), Alex Urso “Lontano da dove” (collage), Filippo Forlani in “Il ricordo della casa che brucia” in cui i segni mortiferi si manifestano nella natura.

Lo scontrino per dirti ti amo

L’opera di Teresa Satta parla del cibo come veicolo di connessione umana e amore. Il retro dello scontrino di un ristorante con la scritta vergata a penna “ti amo”. Poi in “Supernova IV” di Ernesto Morales la natura inizia a eludere la comprensione, sfugge alla scala umana entra nel campo del Sublime. Michele Alberto Sereni cattura lo specchio d’acqua del Laghetto di Parco Miralfiore a Pesaro, il cui colore è “virato”  per la presenza di microrganismi che lavorano sulla superficie.

Alicya Ricciuto (il manifesto è sgranato e non si può apprezzare) pone l’essere umano come interprete e anello di congiunzione tra cielo e terra con una donna prostrata che abbraccia l’inconcepibile bellezza del paesaggio e dell’orizzonte. Dal macro si ritorna al microcosmo fino a che l’identità del singolo non si perde nel bosco, in un’adesione totale con i fusti degli alberi, il suolo, le radici, i miceli. Megx “Il Popolo della Corteccia”, Thomas Cesaretti, Eleonora Cutini “Sogno ctonio”. Riccardo Aleodor Venturi con “CONCHIGLIO – A mezzanotte un sasso e una conchiglia si incontrano” (olio su carta vetrata e legno) riflette sulla temporalità e sulla processualità in natura, su come la proficua contaminazione origini nuove forme di vita originali e sorprendenti.

Si inizia con La mia Alba di Nevio e si chiude con l’alba di Edoardo Cialfi “La presenza sul fondo”, la cui matrice pittorica è resa in maniera dettagliata utilizzando bombolette spray.

La cena di Cagli Tutto Fungo

gli chef della cena Cagli Tutto Fungo

Il richiamo è veramente irresistibile. Una cena che ha celebrato il fungo al costo di 70 € (bevande comprese), con 5 chef che si giocano la partita facendo squadra. La serata è ospitata dal ristorante Le Fontane (Strada Cagli Pergola, 126/A 61043) diretto da Valerio Ferri.

i gyoza con funghi a Cagli Tutto Fungo

L’antipasto è curato da Luca Di Marcantonio e dagli chef di Oishi. La “sede madre” è a Teramo, lo “split” a Pescara. La cucina è di ispirazione giapponese ma con materia il più possibile mediterranea.
Luca Di Marcantonio propone dei Gyoza ripieni di Aglio nero, Cardoncelli, Togarashi (mix di 7 spezie nipponiche). Il tutto è imbevuto con un brodo di Miso e alga Kombu, sotto una foglia di Shiso da mangiare alla fine per prepararsi al prossimo piatto. Il sapore della foglia, usata nella cucina giapponese per le guarnizioni del sashimi, esplode in bocca. La cresta del raviolo risulta un po’ secca per colpa del viaggio e del gelo, c’è da immaginarne la bontà consumata nel ristorante di Pescara! Infatti, il brodo e il ripieno sono molto buoni.

Il piatto del ristorante L’Arcade che purtroppo chiude

il rombo alla cena di Cagli Tutto Fungo

Dopo i Gyoza arriva il rombo ricoperto da una gratinatura di cavolfiore (di stagione), combinazione di rape bianche e rosse disposte come petali di una rosa, salsa molto concentrata di funghi (quasi un succo). La ricetta e la messa a punto è nelle mani di Nikita Sergeev, di famiglia russa (Mosca, 1989) ma “marchigianizzato”, con base a Civitanova. L’Arcade a Porto San Giorgio ha una Stella Michelin ma purtroppo lo chef ne ha annunciato la chiusura. Nikita, da quando aveva 15 anni, ha sempre creduto di essere un cuoco ed è subentrato al rinomato chef Aurelio Damiani — uno degli artefici della cucina creativa marchigiana — andato in pensione a 67 anni.

i passatelli con funghi a Cagli Tutto Fungo

Il primo piatto è a cura del padrone di casa, Valerio Ferri, titolare del ristorante Le Fontane. Nato in  Svizzera, cagliense d’adozione. Sono passatelli con noce moscata parmigiano, uova, pepe, con un Ragù di colombaccio e funghi di bosco come galletti, ovuli e porcini.

I funghi di Davide Di Fabio a Cagli Tutto Fungo

la carne marchigiana a Cagli Tutto Fungo

Per il secondo ci affidiamo alle abili mani dello chef patron de Dalla Gioconda a Gabicce, una Stella Michelin e tra i nostri indirizzi consigliati. Davide Di Fabio, abruzzese di nascita, marchigiano d’adozione. Braccio destro di Massimo Bottura alla celeberrima Francescana, ambasciatore del gusto poi si è innamorato di una donna di Gabicce. Se La Gioconda tratta pesce, Di Fabio ci stupisce con una carne di vitello “marchigiana” tenerissima, cotta per 4 ore, adagiata su un crostino con funghi trombette, Cantharellus cinereus (dal colore nero/grigio scuro), fingerli, porcini, carboncelli, Pleurotus (chiamata anche ostrica indiana).

Il gelato e la pizza a Cagli Tutto Fungo

il gelato al fungo a Cagli Tutto Fungo

In ultimo, il dessert è a cura di Paolo Brunelli che ha una bottega dedicata al gelato a Senigallia e Marzocca di Senigallia, proprio vicino alla Madonnina del Pescatore.

Qui propone una cialda al tè matcha, il cui profumo si sente da lontano mentre si opera l’impiattamento. Sopra alla cialda gelato al Gianduia, scorza di arancia, brodo di funghi: un abile gioco di sapori e consistenze che strega il palato.

A catturare il cuore sono però i -12, cioccolatini che si conservano nel congelatore a questa temperatura. Al posto del burro vaccino, viene usato un burro di cacao 100% vegetale, un amplificatore di sapori con gli stessi grassi brevettato da Brunelli. Poi è aggiunta frutta secca fermentata e l’acqua di fungo.

Le sorprese non sono finite! Per chi si è fermato a Cagli la notte, è stato possibile partecipare a una raccolta funghi con micologi professionisti e mangiare alla Pro Loco di Acquaviva una polenta al sugo con i funghi trovati la mattina stessa nei boschi. La sera, invece, a orario aperitivo c’è chi è stato coccolato dalla pizzaiola (ma anche ristoratrice e sommelier) Marzia Buzzanca.

[Foto di Michele Alberto Sereni, Giorgia Basili]

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