Cani nei ristoranti: io posso entrare, lo dice la legge. Capito?
“Vietare l’ingresso ai cani nei locali pubblici e quindi negli esercizi commerciali è illegale”
Eppure a Milano, nella città che si dice più europea d’Italia, è accaduto ben due volte.
Gli imputati? Bice, locale storico di Montenapoleone e Osteria Le Api, neonata con lo chef giapponese Matsumoto.
Ma partiamo prima da un altro assunto di base: qui non si tratta di essere più o meno amanti degli animali, credo sia un concetto ormai superato.
Il punto sta in una forma di rispetto universale verso una specie vivente, senza insopportabili adorazioni e adulazioni di cani e gatti, umanizzati e portati dai veterinari per raffreddori e gastriti.
Credo che la forma di rispetto principale verso un animale sia quello di trattarlo come tale, senza dargli acqua frizzante se scodinzola o l’osso se si mette a cuccia. Detto questo, sono fermamente convinta che sia poco carino anche nei confronti dei cani stessi, perennemente affamati in quanto loro caratteristica intrinseca, portarli fuori a pranzo o nei ristoranti per cena.
Perché? Semplicemente perché si annoiano e penso che preferiscano fare altro, ma magari sbaglio. Eppure, a volte, capita di non poter fare altrimenti, a me è successo innumerevoli volte di pranzare o cenare tete-à-tete con Laica.
Nel caso numero uno, da Bice, avere un cane è paragonabile ad una malattia estremamente infettiva. Inizialmente, si sono rifiutati di farci entrare. Poi, testarda come solo un capricorno sa essere, ho insistito e siamo stati giustamente posti in un angolo, molto carino.
Per tutto il pasto siamo stati guardati con disprezzo, labbra alzate, loro per il cane, io per il terribile pranzo (ahimè sono proprio ormai lontani e perduti i tempi della vecchia Bice) nell’attesa che ci alzassimo il prima possibile.
Nel caso numero due, invece, la mia caparbia è stata del tutto vana. Alla nuova osteria di Matsumoto, le Api, ci hanno tassativamente vietato proprio il solo ingresso, chissà, forse temevano che la malattia dell’avere un cane potesse contagiare o maledire il neonato locale.
Ribadiamo che: il D.P.R. 320/54, ovvero il regolamento della polizia veterinaria ammette l’accesso ai cani nei locali pubblici e mezzi di trasporto purché al guinzaglio e nessun commerciante può vietare l’ingresso ai cani – e io aggiungo – anche se non nutre verso questa forma vivente una particolare simpatia e anche se il cane stesso avrebbe scelto di stare altrove.
La legge continua così: se un cittadino si trovasse nella condizione di essere invitato ad uscire da un locale perché in compagnia del proprio 4 zampe può segnalarlo ai vigili urbani i quali si preoccuperanno di far rispettare la legge.
Via libera dunque ai cani e per gli esercenti che insistono a mettere alla porta i clienti con cane al seguito c’è l’eventualità di una denuncia per mancato rispetto delle disposizioni di legge.