Abbiamo mangiato nel nuovo, stupendo, bistrot di Cannavacciuolo
Antonino Cannavacciuolo ha aperto il suo Bistrot a Novara (ed è già sold out).
Oggi siamo in grado di dirvi come si mangia e quanto costa dopo le prime anticipazioni e i primi scatti.
Ci sono 120 coperti a disposizione ma alle 13.30 non era più possibile entrare.
La grande promessa di Antonino Cannavacciuolo è di mangiare con 50 €.
Credeteci, è verissimo. E non parlo della carta snack al piano terra del Bistrot, ma del vero e proprio menu del ristorante.
Un pranzo o una cena di influsso stellare a 50 € fa venire l’acquolina in bocca. Andateci. Ma, considerato il numero elevato di prenotazioni, iniziate a scrivere la lista dei desideri pregustando i piatti che ho assaggiato al ristorante.
Io ho iniziato con una tartare di fassona con mousse di parmigiano e tuorlo d’uovo, un classico. Impeccabile. (15 €)
E sono andata avanti con un’altra “ouverture”, più elaborata: una crema di burrata liquida, alici fritte, scarola alla partenopea con capperi, pinoli e uvetta, il tutto sormontato da una cialdina di polenta. Per metterci un po’ d’autunno. (14 €)
E poi ho assaggiato due “musical”, cioè due primi. Chiaramente il menu si rifà al linguaggio tipico del teatro, con cui è collegato, in una scelta di continuità che mette al centro anche la rivalutazione e il recupero di una zona dell’adiacente Teatro Coccia, che si era persa. Ma torniamo ai miei piatti.
Ecco la crema di topinambur che viene accompagnata dal gorgonzola dolce (visto? L’avevo detto io!), ma anche dal cioccolato amaro. Per controbilanciare i sapori. Salvato in corner grazie al cioccolato quindi. Antonino dovresti leggere i miei articoli! Faccio una battuta ma, seriamente, senza il cioccolato questo piatto non avrebbe la forza che invece ha (12 €).
E poi il piatto che più ho apprezzato. Sarà perché appena mi è stato servito sono stata investita da un profumino inebriante, sarà che mi stupisce sempre come una cosa tanto semplice, resa nella maniera giusta, riesca a stupire più di tanti piatti molto più elaborati. Era una pasta mischiata con patate, cozze e provola affumicata. Pasta mischiata perché era di tipologie diverse. Mi ha ricordato quando a casa, per finire più confezioni di pasta già iniziate, si fa un mix e si butta tutto in pentola. Nuova vita agli “avanzi”, che bella cosa. La provola, devo ammetterlo, non l’ho quasi riconosciuta. Ma si fondeva perfettamente con la patata tanto che nel piatto si è creata una cremina ottima. E pensare che, agli occhi, questo è il piatto che mi ha impressionata di meno (13 €).
È arrivato il turno dell’ “opera”, il mio secondo. Una guancia di vitello, cotta per 12 ore e tenerissima, con un pizzico di sale Maldon, accompagnata da una crema di sedano rapa, e poi dello scalogno, della rapa, e la puccia di cottura della carne. So che puccia è un termine lombardo, ma è bello e io lo uso. Per intenderci, è la salsa, suggeritemi pure quello napoletano! (18 €)
I dolci non potevano che essere presentati come il “balletto”. Due assaggi dalla piccola pasticceria del bar, immancabile la sfogliatella, che però è con la panna, per una scelta di leggerezza. Ma anche una composta di fragole con gelato alla vaniglia, sulla quale viene versata l’acqua delle fragole profumata al rabarbaro. Così che anche il gelato venga insaporito. (7 €)
La mano dello chef è presente in ogni portata. L’avete notato il disegno che compare su ogni piatto? È l’impronta della sua mano, davvero, mi ha fatto la prova del 9 mentre sbocconcellavo il vitello. Così se ve lo dimenticate, dovrete solo fissare il piatto per ricordarvelo, che edonismo! Ma no, lui stesso sostiene che non rappresenta il suo tocco, ma proprio la sua manata! Insomma se i suoi piatti non vi piacciono forse vi tirerà uno schiaffo.
So che avete fatto il conto e che sfora i 50 €. Io ho mangiato quasi per due e le mie porzioni erano un filo ridotte, per cui regolatevi. Gli antipasti vanno da un minimo di 12 a un massimo di 15 €, i primi al massimo 14, e i secondi dai 16 ai 20 €. Tutti i dolci sono a 7 tranne uno che costa 9.
Sono i prezzi di un qualunque ristorante della fascia medio alta. Questo però ha le stelle. O meglio, Cannavacciuolo le ha.
E comunque, al piano inferiore, la scelta è vastissima. Ci sono insalate (la più cara vi costerà 14 €), panini che si aggirano intorno agli 8 €, da quello col prosciutto cotto alla brace e toma del Mottarone, a quello con la parmigiana, con la trippa, con la cotoletta vegana (tutti i menu sono infatti anche modificabili per vegetariani e celiaci). E poi paccheri al ragù napoletano, ravioli del plin di gorgonzola novarese e cozze, taglieri, hamburger, salsiccia coi friareielli, per un media di 13 € a piatto. Non mi stupisce che il tema scelto dallo chef sia l’incontro tra la cucina partenopea, quella cioè di casa sua, e quella della sua nuova casa, che è quella del Piemonte.
Caffè golosi, centrifugati, pasticceria e aperitivi completano l’offerta del locale.
Senza dimenticare la varietà di alcolici per il post cena: cognac, brandy, armagnac, gin, rum, tequila, mezcal, pisco, cachaça, vodka, e whiskey: blended, single malt, o bourbon. Oltre ai vari cocktail. Insomma, se non riuscite a prenotare, venite a farvi un giro anche solo per bere qualcosa alla sera o ad orario aperitivo. Forse forse è più tranquillo, dato che alla mattina vanno via già 300 sfogliatelle e si fanno caffè ininterrottamente per tre ore, ma proprio senza staccarsi dalla macchinetta, come la ragazza di turno stamattina, mi ha spiegato Cannavacciuolo.
L’argomento arredamento è già trito, dato che per mesi abbiamo potuto parlarvi solo di quello. Ma forse vi dico qualcosa in più.
Antonino Cannavacciuolo mi ha raccontato che questo bistrot doveva essere l’eco di casa, di una casa qualsiasi, della propria o di quella di amici, e mi ha fatto l’esempio delle sedie. Mi ha spiegato che sono tutte diverse, sia nella sala ristorante che in terrazza, perché quando si organizza una cena, a casa appunto, e si è in tanti, quando mai capita che le sedie siano tutte uguali? A tavola arrivano quelle del locale studio, lo sgabello della cucina, quella della scrivania. Ecco ricostruita una storia, più che un ambiente. E ora mi spiego anche la pasta mischiata che ho mangiato!
E la trasparenza è un altro imperativo: “Io sono pulito”, mi dice Cannavacciuolo, “non ho niente da nascondere”. Ed ecco la cucina a vista del piano terra, la principale, nessun tipo di stacco dalla zona snack a quella ristorante, porta a scomparsa di vetro per collegarsi al teatro, così come anche per accedere alla cucina del piano superiore, anch’essa a vista, proprio sulla tromba delle scale.
Spero solo che, per la prossima primavera-estate, decidano di aprire la terrazza anche per sorseggiare un cocktail serale, senza dedicarla esclusivamente al ristorante. L’atmosfera, tra i vari odori, come la salvia, che decorano il tutto, insieme a graziosi divanetti, sarebbe perfetta.
Vi ho convinti a fare una prenotazione più velocemente di tutti gli altri che già la fanno?
Cannavacciuolo Café & Bistrot. Via Fratelli Rosselli. Novara. Tel. +39 0321 612109
[Alessia Manoli]