Classifiche. Ecco i 10 wine bar in Italia
Com’è bello il vino
rosso rosso rosso,
bianco è il mattino,
sono dentro a un fosso.
E in mezzo all’acqua sporca
godo queste stelle,
(il vino P. Ciampi)
Dai Gastro bistrot alle gastrotrattorie, il passo è stato breve! La modernità ha sdoganato la qualità come requisito essenziale, ma anche la voglia di pagare il giusto e non dover necessariamente finanziare servizi orpellosi, cantine enciclopediche e piatti gioiello. In realtà qualche anno fa c’era già stata su questa stessa linea d’onda, l’esperienza dei Wine Bar.
I Wine Bar sono stati una creatura italiana, anzi romana. Abbiamo anche una data di fondazione, con l’apertura del mitico locale dei Trimani, i più antichi enotecari della capitale, nel 1991 aprirono il loro wine bar, da lì è stato il diluvio.
Ricordando la tipologia, ci sono stati due apripista romani, a cui va riconosciuto il merito di aver iniziato il servizio del vino di qualità con spuntini: il Cul de Sac di piazza Pasquino e il Cavour 313; ancora gloriosamente in attività anche se forse un poco appannati. E bisogna anche ricordare che la dicitura Wine Bar è apparsa in insegna per la prima volta alla cantinetta Antinori di Firenze. Ma date queste doverose precisazioni, è fuori di dubbio che l’idea moderna di questi locali è stata del locale in via Cernaia, diventato negli anni sempre più ristorante.
I wine bar da Roma hanno conquistato tutta l’Italia, come sinonimo di luoghi gioiosi e a buon mercato. La formula vincente è stata la sempre maggiore attenzione sul vino di qualità e la possibilità di un servizio spalmato nella giornata: da semplice aperitivo con vini a bicchiere, a spuntino con prodotti gastronomici di qualità, sino a diventare un vero e proprio locale da cena con proposte culinarie raffinate e golose. Il successo di questi locali è stato anche parte del problema, oramai sotto questo nome si identifica di tutto: basta una lavagna con qualche proposta a bicchiere e quattro salumi e formaggi equivoci per aprirne uno.
Ma in verità, quando l’intenzione originaria viene conservata, questi locali possono dare a noi golosi grandi soddisfazioni, sia enoiche, che gastronomiche.
Ma quali sono i Wine Bar doc, nello stivale? Seguendo il filo dei ricordi e la pratica quotidiana al consumo, a cui vado pericolosamente soggetto, ecco i primi indirizzi che mi saltano in mente:
- Il Goccetto, a Roma il salotto buono del vino. Da questo piccolo e scuro negozietto nel cuore della città eterna sono passati tutti! Agli scaffali il meglio dei vini italiani e stranieri. Al banco uno spettacolo continuo di lazzi e battute degli habituè, dirige l’orchestra il mitico Sergio Ceccarelli. Si mangiano solo salumi doc, formaggi da urlo e piccole preparazioni golose.
- Ju Boss, nel cuore dell’Aquila, un indirizzo storico che è rapidamente tornato alla vita, malgrado il terremoto. Ambiente rustico, salumi, qualche pizza. Una volta affollatissimo dai giovani dell’università dell’Aquila. Si beve benissimo, con etichette antiche.
- Godot, a Bologna, un indirizzo storico e mitico del mondo del vino. Negli anni si è spostato sempre più verso la cucina, con piatti interessanti e ambiziosi. Mantiene una carta dei vini spaziale.
- Ombre Rosse, la migliore selezione di vini di Treviso e probabilmente della regione. Grande selezione di bottiglie da piccoli produttori e una valida proposta di cucina. Bellissimo il pergolato estivo.
- Hosteria Giusti, ho un debole per questo tradizionale locale di Modena, una buona selezione di vini in mescita, adeguata offerta di champagne e qualche stuzzichino per accompagnare. L’aperitivo sotto i portici ad osservare lo struscio è una abitudine e una meraviglia.
- La Barrique, nella modaiola Monti, zona di Roma a ridosso del colosseo. Un indirizzo con grande attenzione ai vini di nicchi, ai piccoli produttori e agli champagne di piccoli reccoltant.
- La bottega del Vino, una vera istituzione veronese, oramai quasi un ristorante più che un’enoteca. Ma nei giorni del Vinitaly è il posto imprescindibile del vino italiano. Da qui continuano a passare tutti a tutte le ore, malgrado i prezzi certamente non a buon mercato.
- La Candarella, in un paese che è un gioiello, Pescocostanzo, un piccolo wine bar che è una gemma. Carta dei vini invidiabile, cortesie e passione per un locale nel cuore del barocco abruzzese figlio di una passione contagiosa.
- La cantina di Triunfo, sulla riviera di Chiaia, nella Napoli nobile e elegante, una cantinetta che dal 1890 serve buoni vini e qualche sfizio. Oggi anche una interessante proposta di cucina partenopea per una cena veloce. Di giorno funziona come enoteca.
- Picone, una istituzione a Palermo, insieme al pane ca meusa e ai cannoli, se volete un buon bicchiere di vino dovete venire qui. Semplicemente il meglio dell’offerta nazionale, francese e tedesca. Molto buoni anche gli spuntini serviti nei due locali.
Dieci indirizzi. I primi che mi sono saltati in mente, quelli a cui sono più affezionato. Non necessariamente i migliori, per decidere quelli aspetto un vostro contributo…
Fatemi chiudere solo con due doverosi omaggi nella mia vita di “santo bevitore”, quei luoghi da cui ho imparato a muovere i primi timidi passi nella bottiglia; uno esiste ancora anche se molto cambiato, l’altro non esiste più, purtroppo. L’Enoteca dell’Orologio a Latina: finivo il liceo e iniziavo ad assaggiare vino in questa enoteca con cucina che nei primi anni ottanta muoveva i primi passi in una Latina dechirichiana e rarefatta. Negli anni novanta a Roma al Pantheon, un amico che mi manca moltissimo, Lorenzo l’Ecrivan, gestiva l’enoteca Marchetti, un buchetto figlio della importante enoteca di via Flavia. Lì ho assaggiato i miei primi Borgogna e i primi Resling della Mosella e Lorenzo mi ha insegnato a bere grandi vini quotidianamente, si poteva ancora fare l’Italia viaggiave in lire. Poi è arrivato, per me, il Goccetto e il resto è storia…