Coronavirus. A Natale 2020 un nuovo Dpcm per bar, ristoranti, pizzerie
Cosa succederà in questo Natale 2020 per bar, ristoranti, pizzerie, pub, pasticcerie? Il Natale con il coronavirus che morde e l’Italia a zone non sembra promettere nulla di buono.
Premesso che ci vorrebbe la palla di cristallo per sapere cosa sarà dell’Italia tra 40 giorni, qualche riflessione sugli andamenti per identificare gli scenari in cui la ristorazione potrebbe muoversi è possibile.
Innanzitutto la divisione a zone. Delle tre zone in cui è stata divisa l’Italia, cioè Gialla, Arancione e Rossa, soltanto la gialla permette attività di ristorazione “in presenza”. Un’attività molto limitata. C’è solo il pranzo e le consumazioni a distanza interpersonale. Ai tavoli in regione Veneto bisogna stare seduti e non solo ai ristoranti a partire dalle 15. In pratica dopo le 15 è possibile prendere un caffè ma solo seduti. La regola era stata data anche dalla regione Emilia Romagna che poi è entrata in zona arancione e quindi ha dovuto chiudere il pranzo.
Le chiusure a zone mirano ad abbassare due numeri che sono identificati con lìormai famigerato Rt, cioè l’indice di trasmissione, e l’Rpt, cioè la percentuale di nuovi contagiati sui tamponi effettuati. I parametri che assegnano una regione a un colore anziché ad un altro sono 21. Ma in buona sostanza questi due indici riassumono l’andamento della situazione epidemiologica nelle regioni.
Che sono macro aree. La Campania è in zona rossa, ma probabilmente molte aree del Cilento sarebbero in zona gialla se non verde. Allo stesso modo di tante altre aree poco densamente abitate di altre regioni. Ai fini della valutazione vale però la media della regione e questo anche come conseguenza logica della localizzazione delle strutture sanitarie.
L’obiettivo del Natale 2020 non è il rosso
L’obiettivo quindi è il ritorno, o la permanenza, in zona gialla per tutte le Regioni. Una speranza che letta con il cannocchiale puntato sull’autunno da fine agosto sarebbe sembrato una punizione. Apertura solo a pranzo uguale impossibilità di svolgere un’attività economicamente sostenibile.
Ritornare allo stadio giallo è affare complicato in termini di calendario. Occorrono 15 giorni almeno di permanenza nel colore assegnato per consentire una valutazione migliore e il passaggio alla zona meno rischiosa. Il termine andamento positivo si presta a un maledetto errore di interpretazione considerato che lo status migliore è negativo.
Una regione in zona rossa o arancione deve quindi attendere il monitoraggio migliorativo della settimana a partire dal 15° giorno in cui sono entrate in vigore le misure più o meno restrittive. Trattasi di un’interpretazione delle parole del ministro e del viceministro della Salute.
La data iniziale da considerare è quello del nuovo Dpcm del 3 novembre che aveva disegnato la prima mappa. Aveva perché nel giro di 12 giorni la mappa è mutata rispetto alla situazione iniziale. E purtroppo le variazioni sono state tutte peggiorative.
La mappa a zone che cambiano
Il quadro iniziale era questo.
Zone rosse. Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Calabria.
Zone arancioni. Puglia e Sicilia
Zone gialle. Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Molise, Province Di Trento E Bolzano, Sardegna, Toscana, Umbria, Veneto.
Il 9 novembre, la provincia autonoma di Bolzano è entrata in zona rossa.
L’11 novembre Abruzzo, Basilicata, Liguria e Umbria sono entrate in zona arancione.
Il 15 novembre Toscana e Campania sono entrate in zona rossa.
La mappa dal 15 novembre
Ad oggi la mappa dell’Italia a zone è sensibilmente peggiorata.
Zona rossa. Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Alto Adige, Toscana, Campania, Calabria.
Zona arancione. Friuli Venezia Giulia, Liguria, Emilia Romagna, Marche, Umbria, Abruzzo, Puglia, Basilicata, Sicilia.
Zona gialla. Trentino, Veneto, Lazio, Molise, Sardegna.
Ulteriori modifiche si attendono da Abruzzo e Basilicata. Il Presidente della Regione abruzzese, Marco Marsilio, è pronto per firmare l’ordinanza che di fatto la farà diventare zona rossa tra martedì e mercoledì fino al 3 dicembre. Il Presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi, ha deciso lo stop alle scuole primarie e secondarie di primo grado che resteranno chiuse fino al 3 dicembre.
Per la ristorazione l’effetto è devastante poiché solo quattro regioni e la provincia di Trento (dove peraltro c’è una discussione in corso) permettono il pranzo.
Nelle zone arancioni e rosse è possibile solo l’asporto, fino alle 22, e la consegna a domicilio, senza vincoli di orario.
Al quadro va aggiunto l’impossibilità di varcare i confini regionali nelle zone arancioni e qualsiasi spostamento anche all’interno del proprio Comune in zona rossa.
Il Natale 2020 è giallo oro
Quindi, l’asporto è locale, rionale, e la consegna a domicilio è sostanzialmente circoscritto in un raggio di 3-4 chilometri. Fanno eccezione alcuni ristoranti che hanno immaginato e realizzato spedizioni di piatti da rifinire a casa. Cito per tutti Irina Steccanella (ora zona arancione).
Con queste premesse, il pranzo è diventato oro. Malvisto nella fase iniziale (e stiamo parlando di nemmeno due settimane fa) aveva anche ingranato e, per qualche ristorante lungimirante che ci ha puntato con decisione, era diventato una svolta. Cito per tutti Pescheria a Salerno (ora zona rossa)
Lo stesso effetto che hanno registrato ad esempio le pizzerie concentrandosi su asporto e consegne a domicilio. Cito per tutti La Gatta Mangiona a Roma (ora zona gialla).
Il fattore tempo e l’8 dicembre
Il puzzle del Natale 2020 che si va componendo ha come unica sicurezza il calendario. E una sua data psicologica: l’8 dicembre.
La domanda è come arriveremo all’8 dicembre? Il Dpcm dispiega i suoi effetti fino al 3 dicembre, quindi a partire da quella data (ma si spera qualche giorno prima) dovremmo conoscere le misure che regoleranno almeno altri 15 giorni e dunque arrivare al 18 dicembre. In piena zona Cesarini per il Natale 2020.
Almeno quello consumistico che è stato messo in secondo piano proprio dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte: «Natale è raccoglimento spirituale, in tanti non viene bene». Il tanti è riferito ai familiari non conviventi riuniti allo stesso tavolo per cenoni e pranzi. Il sistema migliore per contagiare parenti, nonni in primis. Lo ha espresso in maniera peggiore solo Galli del Sacco di Milano che ha invitato alle videoconferenze augurali. E hanno messo le mani avanti anche dal ministero della Salute.
Il Natale 2020 va salvato in Europa
Quello che sembra condizionare è dunque l’elemento tempo. Come dimostrano decisioni drastiche di lockdown assunte da Francia e Germania che sono partite a ottobre e dunque prima delle nostre zone. L’Austria partirà con un lockdown generalizzato che è come la nostra zona rossa in termini di ristorazione e che sarà in vigore fino al 6 dicembre.
Anche il premier Sebastian Kurz, come i suoi omologhi francese e tedesco, ha spiegato che il lockdown – fino a un mese fa categoricamente escluso – serve per cercare di salvare il Natale 2020.
Il Natale 2020 in Italia è a rischio?
Salvare il Natale però non è nelle parole di Giuseppe Conte che ha assicurato un bambino rispondendo alla sua lettera. Babbo Natale non ha bisogno di autocertificazione per muoversi con la slitta e i regali.
Più precisa la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa ospite di Lilli Gruber a Otto e Mezzo: “Se da qui al 25 dicembre avessimo risultati discreti delle misure messe in campo, non possiamo immaginare che ci sia un allentamento dei comportamenti tale da ripetere i comportamenti dell’estate. E quindi si metteranno dei limiti alla larghezza dell’incontro familiare (a Natale), non credo che si potrà andare oltre alla famiglia con i parenti di primo grado”.
Il 25 dicembre è già Natale, sarebbe la prima obiezione guardando il calendario.
L’indice Rt e Rpt devono fornire le prime indicazioni rassicuranti prima del 3 dicembre per sperare nel ritorno in zona gialla delle regioni messe peggio. E se abbiamo visto passaggi in un solo balzo da giallo a rosso non è detto che il contrario sia salto facile.
Altri 15 giorni a disposizione dal 3 dicembre portano alla settimana di Natale. Veramente poco per pensare ad una riapertura dell’attività del settore.
A dare un colpo deciso alle nostre attese per un Natale 2020 meno negativo è Agostino Miozzo. Il coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico ha rilasciato un’intervista a Fiorenza Sarzanini del Corriere della Sera. Alla domanda se sia possibile pensare a qualche allentamento per Natale ha risposto che le priorità sono altre, cioè riaprire le scuole. “Abbiamo davanti una maratona che non si concluderà il 25 dicembre, ma molto più avanti. Se tutti insieme spegnessimo un po’ le luci delle aspettative, saremmo di grande aiuto al sistema e a quanti sperano di far ripartire la vita economica e sociale del Paese per quella data”.
L’unica soluzione al momento per pranzi e cenoni
Tutto si gioca dunque nei prossimi 15 giorni quando in vista della scadenza del Dpcm a zone potrebbero essere introdotte novità che permettano la riapertura delle attività di ristorazione nella finestra delle feste natalizie.
Quindi anche di più del solo pranzo per poter scommettere sui cenoni. Insieme alla caduta del limite dei 4 posti a tavola. E del coprifuoco alle 22 da spostare più avanti.
Qualcuno già ci scommette. Come il Mirabelle a Roma che ha diffuso menu e prezzi per Natale. Cena della Vigilia, 195 € a persona. Pranzo di Natale, 175 € a persona. Cenone di Capodanno, 350 € a persona.
Fiducia nel calendario e nelle curve Rt e Rpt? No. C’è il “trucco” della staycation. I ristoranti degli alberghi possono funzionare anche in zona rossa per gli ospiti dell’albergo. E il Mirabelle è il panoramico ristorante dell’Hotel Splendide Royal di Roma.
Per festeggiare Natale e Capodanno al ristorante, al momento è l’unica carta su cui puntare. Dormire nell’albergo della propria città per pranzare e cenare senza limiti.