Fao, nel mondo consumi di pesce record. Stock marini struttati in eccesso
Cresce il contributo dei prodotti ittici all’alimentazione della popolazione mondiale, aumenta il peso dell’acquacoltura ma non migliora lo stato degli stock ittici mondiali. E’ quanto emerge, in sintesi, dal rapporto Fao “Lo stato della pesca e dell’acquacoltura nel mondo”, dato alle stampe all’apertura della 29^sessione del COFI (Committee on Fischeries), l’organismo intergovernativo creato nel 1965 dalla Fao che si occupa di pesca e acquacoltura nel mondo.
“Il pesce rappresenta un nutrimento di buona qualità e ad alto contenuto proteico”, ha commentato Richard Grainger, esperto della Food and Agriculture Organisation, e il settore, che dà lavoro a 540 milioni di persone, “contribuisce in modo rilevante alla sicurezza alimentare mondiale. E se il consumo medio pro-capite ha raggiunto nel 2010 i 17 chili (145 milioni di tonnellate nel 2009), è merito anche dell’acquacoltura, in crescita al tasso del 7% annuo, destinata, si legge nel rapporto, a superare presto la pesca di cattura come fonte di approvvigionamento.
Risorsa economica e alimentare di primissimo piano (oltre a nutrire, i prodotti ittici sono la derrata più scambiata sui mercati mondiali), la pesca è però un malato che ha bisogno di cure. Gli stock marini, si legge nel rapporto, pur avendo raggiunto una certa stabilità, risultano per il 32% sfruttati in eccesso, esauriti o in fase di ricostituzione. Colpa, oltre che dell’aumento della domanda, di pratiche illegali che sfuggono spesso al controllo. Uno studio recente stima infatti in una cifra compresa tra 10 e 23,5 miliardi di dollari il valore della pesca illegale e non regolamentata.
Tra le soluzioni avanzate, la registrazione a livello mondiale di tutti i pescherecci con un’identificazione unica, indipendente dalla proprietà e dal cambio di bandiera. Ma anche buone pratiche come quelle assicurate dalle politiche di acquacoltura del sud-est asiatico. Che si tiene ben stretta una risorsa alimentare fondamentale per la sua dieta.
Fonte: Fao
Foto: wwf.it, fruttidimare.net