Ho capito che il futuro della pizza è surgelata, anzi è nNeafrozen
Il futuro della pizza è la pizza surgelata? Non vi fate prendere dal panico e leggete prima di lanciarvi in epiteti
Di nNea, la pizzeria ad Amsterdam di Vincenzo Onnembo e del suo successo in terra olandese, ne abbiamo scritto ben prima che esplodesse la pandemia di Coronavirus.
nNea, che sta per sta per New Neapolis, nuova Napoli, ha aperto giusto un anno prima dell’emergenza planetaria. In un tempo brevissimo è diventata un sicuro punto di riferimento per gli appassionati della pizza.
Una pizza napoletana nello stile e nella sostanza ma che guarda al futuro combinando tradizione partenopea e produzioni locali di eccellenza.
Chi è Vincenzo Onnembo della pizzeria nNea
Nemmeno il tempo di godersi il meritato successo e Vincenzo Onnembo si trova di nuovo a guardare al futuro prossimo, quello della ripartenza e della riapertura con tante incognite. In Olanda come in Italia.
E per farlo, Onnembo si avvantaggia della capacità creativa dovuta ai suoi trascorsi di designer, street artist e film-maker che arriva alla pizza da appassionato seguendo i corsi e gli incontri con pizzaioli come Salvatore Costa e Giuseppe Pignalosa.
È in questo terreno di coltura che nasce nNeafrozen, la pizza surgelata di nNea che diventa un laboratorio di idee.
La pizza è a un bivio. Il default della Campania
Tutti noi stiamo a discutere sulla liceità (in Campania) e sulle possibilità (in tutte le altre regioni d’Italia) di procedere nella prima fase con le consegne a domicilio corroborate in un momento successivo dall’asporto per poi arrivare al tanto agognato servizio al tavolo e riscrivere un nuovo capitolo della ristorazione anche facendo a meno di plexiglass, divisori, lancio di piatti e mascherine.
Ho detto che questa tattica, perché non si può parlare di strategia, è come azzeccare le figurine dei calciatori del campionato in corso nell’album di 10 anni fa. Non funziona. E lo confermo.
Siamo sprofondati in un’economia che ha riportato indietro le lancette dell’orologio, quasi da guerra, e dobbiamo ragionare con l’album nuovo usando i carri armati, altro che elicotteri della distribuzione di fondi perduti che diventerebbero persi, nel caso ci fossero, se utilizzati male.
Il delivery e l’asporto possono rappresentare una strada, strettissima, da seguire. Ma occorre alzare lo sguardo e andare oltre il muro del coronavirus. Muro, non siepe.
Ho apprezzato il progetto di Giuseppe Maglione della pizza surgelata che ha sollevato qualche critica sullo snaturamento della pizza come la conosciamo. Ad Avellino, come nel resto della Campania, il valore della tradizione, cioè della pizza fumante servita a tavola, è un valore assoluto.
Cosa c’è che non va nella pizza da asporto?
Ma guardando all’estero e a quanto sta facendo Vincenzo Onnembo, è possibile comprendere bene questa strada futuribile.
Due le premesse: dire adesso pizza surgelata fa venire in mente i peggiori freesbe del reparto congelati di un supermercato. Se si è contrari al delivery che fa arrivare a casa un disco gommoso, figuriamoci una pizza surgelata.
L’altra premessa è che in Olanda il delivery è ammesso ed è molto utilizzato. Ma a Onnembo non piace per gli stessi motivi che lo relegano a soluzione di indicibile ripiego a Napoli e dintorni.
Come si passa dalla pizza d’asporto alla pizza surgelata
Perché non ti piace la pizza consegnata a domicilio?
“E’ un periodo dove il cibo viaggia per arrivare alla bocca. In città il flusso è costante e denso e il cibo arriva spesso tiepido. I rider sono tantissimi ed è difficile accertarsi che consegnino con le dovute precauzioni”, spiega Onnembo.
“In Olanda non c’è il lockdown, ma noi di nNea siamo cauti come se vivessimo in Italia in questo momento delicato, anche se siamo un team internazionale”.
Perché preparare e commercializzare una pizza frozen e non affidarsi alle consegne a domicilio o all’asporto?
“La nostra pizza in un box dovrebbe andare in giro per Amsterdam anche per 40 minuti. E questa considerazione ci fa dire no. Non sarebbe il nostro prodotto. E allora come risovere? Con una pizza surgelata di qualità che possa essere “conclusa” dal cliente, a casa. Calda come a nNea e non fredda da riscaldare”.
C’è differenza tra una pizza da riscaldare e una che necessita di un fine cottura?
“Credo che il 90% delle persone riscalda la pizza d’asporto consegnata tiepida, quindi esiste già il passaggio di accensione del forno a casa. Da questa osservazione, l’idea di portare a casa una pizza la cui cottura è al 90%”.
Quali sono i limiti della pizza surgelata?
“Gli ingredienti non sono cambiati e il menu si amplierà presto dando comunque centralità alla stagionalità e al reperimento locale degli ingredienti. Esiste del buono anche qui”.
“L’idea che abbiamo è di alternare le pizze di un menu ampio per creare una percorso: un po’ come costruire una serie composta da episodi che si susseguono”.
Qual è la sfida?
“nNeafrozen e’ interattivita’ allo stato puro. Alcuni hanno gia’ “rovinato” la pizza con extra ingredienti ma, devo essere sincero, mi ha fatto gioire perché in questo momento è meglio giocare che pensare di vivere un brutto periodo. Alcuni si aspettavano esattamente lo stesso prodotto che offriamo in pizzeria e devo dire che in molti sono rimasti sorpresi in ‘positivo'”.
Il ruolo della comunicazione e l’interattività
In un momento di crisi il primo pensiero è tagliare le spese inutili. E tra queste ci sono quelle di comunicazione. Invece è il momento di investire per far risalire la curva dei consumi ed evitare di entrare nel loop meno mi vedono meno acquistano.
nNeafrozen si è avvantaggiata del lavoro di comunicazione del periodo ante COVID-19.
Come si comunica l’artigianalità della pizza surgelata? C’è ancora spazio per la comunicazione?
“True Pizza Never Dies è ispirata alla crew di graffiti Capras, amici fraterni. Io sono stato un graffiti artist tanto tempo fa. In nNea si rivede un po’ la mia infanzia, fatte di strada e di arte”.
Il sistema grafico e la brand identity sono stati ideati da 17studio che propone una serie di icone tratte dalle strofe di Odissea del gruppo rap La Famiglia.
“Siamo partiti in fretta, ma sapendo di avere un brand solido, facile da declinare, anche grazie all’ottimo lavoro che e’ stato fatto da 17studio. Veramente il top. In Olanda ‘siamo famosi” quindi è bastato poco per “fare comunicazione” partendo da nNeafrozen che è un marchio derivato da nNea. Nel nostro sistema grafico esiste già la possibilità di ampliare il brand e declinarlo come abbiamo fatto con il nostro pane nNeabread o il nostro lievito mandre nNeamadre”.
“Abbiamo gridato che nNeafrozen è meglio di una pizza tiepida. Il valore aggiunto del progetto è che siamo contro l’asporto non per via del virus ma perché non vogliamo che il nostro prodotto finisca in un box in giro per la città”.
“Credo questa sia la vittoria della comunicazione: uno statement solido, un’idea vera e decisa.
Sicuramente faremo dei “pizza challenge” della serie Chi riuscirà a fare infuriare di più lo chef con dei topping improponibili? “Rovina una margherita”, insomma, in senso ironico”.
Intanto i clienti rispondono senza sollecitazioni a giudicare dalle foto che riprendono la nNeafrozen
“Sì, il nostro canale è vivo, abbiamo molti follower per quanto siamo nuovi e il nostro dipartimento social media è molto attivo”.
E tra le foto vedete i risultati fotografati dai clienti.
La definizione di pizza nNeafrozen
Le fasi della lavorazione
La pizza nNeafrozen viene preparata come una normale pizza con un impasto studiato per consentire l’abbattimento e la conservazione. Cotta al 90% nel forno a gas a cupola e quindi confezionata.
Una pizza artigianale, ma surgelata. Migliore di quella da asporto. Incredibile trovare termini così antitetici sulla stessa riga per definire la pizza nNeaFrozen.
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Non vi sembra che sia arrivato il momento di sdoganare definitivamente la pizza surgelata?