Sulla necessità di dotare Identità Golose di chiosco e sugli assaggi
Alcuni, infine, vorrebbero evitare di scrivere anche una sola riga su Identità Golose. E poi mettono mano alla tastiera e scrivono un post.
Confesso che al cospetto di qualche sbraccialettato pagante avevo già provato a identificare la pupilla anonima di Valerio M. Visintin prima ancora che fustigasse i costumi dei partecipanti a Identità Golose. E del muschio selvaggio.
Muschio selvaggio per la capacità di propagarsi in zona d’ombra con post servili, stati di Facebook idolatranti, cinguettii meravigliati e photobombing accondiscendenti. Un disastro, insomma.
@gaston_acurio Due scemi felici pic.twitter.com/pbKcilaNHp
— massimobottura (@massimobottura) 10 Febbraio 2014
La notorietà di Identità Golose è come la lancetta di un caricabatteria.
Rosso acceso degli strali visintiniani.
Verde intenso delle foodblogger che innalzano i 140 caratteri alla scoperta della terza via alla lievitazione perfetta.
Giallo indeciso dei critici scafati che riescono ad argomentare i distinguo sul banchetto di uno sponsor “che si sa, non è il migliore del settore (ovvio, senza fare classifiche)”.
(Non) Sarò una persona mediamente ragionevole, ma un grazie a Paolo Marchi lo invio. Non fosse altro che ha accreditato un folto gruppo di editor di Dissapore Media con tutti i rischi che ciò comporta.
Nel mare di elogi che si propagheranno di qui a una settimana, devo rendere indietro la mia critica (certo, costruttiva) per aumentare la mia credibilità.
A Identità Golose non si mangia.
Non è un buffet, è un congresso gastronomico. Ma anche in quelli più impegnati e impegnativi è prevista una pausa ristoratrice. Al MiCo ti fanno rimpiangere la postazione Autogrill del Salone del Gusto di Torino. Insomma, ti viene fame.
Quindi, in perentorio ordine di classifica, i ringraziamenti vanno a chi ha provato a mettere una toppa ai crampi scatenati dalle lezioni che contemplano la realizzazione di una e una sola portata a beneficio di telecamere e macchine fotografiche.
1. Scarpetta
Davide Scabin fa food design e mette alla prova le capacità fiaccate dal digiuno chiedendo di utilizzare i conchiglioni della Felicetti come pane nella salsa di carne e pesce. Ne avrei voluto un vassoio.
2. Mortadella
Il ricordo di un panino alla mortadella di Massimo Bottura agguantata allo stand della Berlucchi per accompagnare il Palazzo Lana Extrême 2006 ha sempre il suo fascino anche in versione street food e aringhe.
3. Fegatini di pollo
In chiaro conflitto di interessi poiché Bonaventura Maschio è tra gli sponsor del Gruppo, un grazie a Ezio Zigliani che ha mandato l’invito e a chi ha scelto gli chef di Al Mercato. Nespor e Roncoroni hanno portato i fegatini di pollo miscelati con acquavite (Chick / Crack&chic) e molti avrebbero voluto addentare gli strepitosi hamburger che figurano al secondo posto della classifica “definitiva”.
4. Culatello
L’Antica Corte Pallavicina è una sicurezza anche se l’ultimo giorno il culatello si era “surriscaldato” per la lunga esposizione in condizioni non certamente ottimali. Ripiegare sul prosciutto è stata un’ottima idea. Andavano di coltello anche allo stand della Selecta con un prodotto dal nome meno famoso ma ugualmente buono.
5. Pomodoro
Così Com’è di Battipaglia ha portato il datterino giallo. La sede in Campania si è arricchita di una Sala del Gusto per la degustazione firmata dall’architetto e designer salernitano Diego Granese. Qui ci siamo dovuti accontentare di un contenitore in plastica che non rendeva giustizia al prodotto. Sarebbe da mettere in produzione anche un contenitore da assaggio.
6. Carote
La carota novella di Ispica ha ottenuto l’IGP e ha festeggiato con piatti interpretati da chef siciliani. Corrado Assenza e Corrado Parisi che da Ragusa è andato al Qurinale, ristorante di Lugano, ma conserva attaccamento per la sua terra.
7. Formaggio
Sarà lui il piatto vincitore di Taglio Sartoriale @GranaPadanoDOP? L’annuncio nel pomeriggio in Auditorium #IGmi14 pic.twitter.com/UbyIUV7BI4
— Identità Golose (@identitagolose) 11 Febbraio 2014
Per gli operatori della stampa, il sicuro approdo nella sala stampa mentre si scriveva lo ha assicurato Grana Padano. Il colpo di genio è stata l’apparizione del pane di Princi. Sopravvivenza assicurata e se l’anno prossimo ci saranno anche i tavoli per appoggiare i portatili i grazie aumenteranno.
8. Manzo Bab
Si vedeva di più la lavagnetta con la data di apertura del nuovo Eataly Smeraldo che la coppetta di kebab di fassona nello stand dell’impero alimentare di Farinetti (Oscar, lo sai, i giornalisti hanno fame di notizie).
9. Pane
In attesa della pizza di Franco Pepe che speriamo di vedere l’anno prossimo a Identità Golose, il pane è stato un ottimo supporto anche in assenza di companatico. Pubblicità efficace la semplice scritta di Princi.
10. Pizza
Se non vi ostinavate a seguire solo il palco dell’auditorium, qualche piatto arrivava anche in sala. La pizza di Ciro Salvo, ad esempio, che tutti aspettavano per sapere se conserverà i suoi primati anche alla nuova pizzeria 50 Kalò a Napoli dove si trasferisce. Ricordiamo solo che a Identità di pizza non è previsto il forno a legna. Purtroppo.
Ecco, dopo questo breve excursus che potrete rimpinguare con le vostre sensazioni e i vostri assaggi, una richiesta a Identità Golose si potrebbe fare: un chiosco di piadine, di hamburger, di pizza al taglio a prezzo fiera si potrebbe mettere su?
Un prezzo fiera come menu degustazione, non quello da passamontagna che alligna in troppi saloni di altri settori. Mi raccomando.
[Immagini: Daniele Amato, Vincenzo Pagano]