Napoli. Tre pizze da stella Michelin a Palazzo Petrucci
La pizza si evolve: da cibo di strada a palcoscenico per incursioni di chef. Lo abbiamo visto a Caiazzo da Franco Pepe con Bruno Barbieri.
E lo abbiamo rivisto a Napoli con Michele Leo e Nino Di Costanzo, due stelle Michelin al Mosaico di Ischia. Luogo d’incontro, Piazza San Domenico Maggiore alla pizzeria di Palazzo Petrucci che già di solito può contare sull’apporto di Lino Scarallo, anch’egli chef stellato.
L’incontro non poteva che dare luogo alla creazione di “pizze gourmet” con tutte le virgolette al loro posto per la declinazione della pizza che qui a Napoli si traduce da buonissimo a eccezionale.
E non poteva che partire una classifica con un podio che potete solo immaginare dalle foto di cui vi facciamo omaggio. La raccomandazione di andarle ad assaggiare di persona è quasi superflua.
1. Pizza al blu di bufala e scarole
La seconda pizza, in ordine di apparizione, di Di Costanzo con blu di bufala (simile a un gorgonzola), scarola riccia tagliata a mano e a freddo, cipolla ramata di Montoro, olive nere, alici di Cetara e fiordilatte conquista per l’equilibrio dei sapori anche come retrogusto. Piacevolissima.
2. Pizza arrabbiata
Di Costanzo centra anche il secondo posto con una pizza ai 6 pomodori: san Marzano, riccio, datterino, pachino, pizzutello, piennolo e con aggiunta a crudo di stracciata di bufala e germoglio d’aglio. Un ottimo omaggio alla più classica delle marinare che ci ha ricordato la margherita ai 7 pomodori presentata in un paio di occasioni da Enzo Coccia. Ottima!
3. Pizza Margherita
Il classico di riferimento della produzione di Michele Leo che trovate sempre in carta. La regina qui è interpretata con mozzarella di bufala e pomodoro San Marzano.
Sono rimasto fedele in classifica al concetto di pizza classica, ma non posso certo dimenticare la bontà della montanara di Michele Leo che l’ha confezionata con crema di broccoli, peperoni cruschi e una grattata di provolone mandarano stagionato 36 mesi. Un provolone da e con “lacrima”.
Tasso spregiudicato di napoletanità che era già alto in apertura con o’ purp nel suo brodo e un coppetiello di gamberetti ed è salito alle stelle, anzi, è andato oltre con l’innovativo babà del pasticciere Alfonso Pepe.
Il sistema ideale per conservare e spedire in ogni dove il babà napoletano.
Volete conoscere la conclusione? Il valore aggiunto della mano di uno chef di valore come Nino Di Costanzo e la perizia di Michele Leo nel gestire un impasto (per i curiosi: farina Caputo Rossa da campionato e lunghissima lievitazione di 36/72 ore – ma si può arrivare addirittura a 7 giorni con 7 °C) creano le premesse per un’evoluzione della tradizionale pizza napoletana.
Che entrano nella carta diventando pizze “quotidiane”. Troverete la pizza al blu di bufala e scarole di Nino Di Costanzo e la montanara alla crema di broccoli e peperoni cruschi di Michele Leo.
Non vi resta che programmare una visita alla pizzeria nel cuore di Napoli. E dirci se le farciture innovative sono un nuovo piacere per il vostro palato.
Pizzeria Palazzo Petrucci. Piazza San Domenico Maggiore, 5. Napoli. Tel. +39 0815512460