Insight Eatery, recensione del ristorante sul mare dei trabocchi in Abruzzo
Una giornata stupenda per percorrere la statale 16 Adriatica in Abruzzo e restare incantati dagli scorci panoramici sul mare reso famoso anche dai trabocchi.
Una costa a tratti selvaggia, ricca di calette e soprattutto di interessanti proposte ristorative. Luoghi magici, poetici, non a caso fonte d’ispirazione per Gabriele D’Annunzio.
E’ qui che troverete Insight Eatery una chicca gastronomica dal nome altisonante che alla lettera sta per “visione interna-ristorante”. Non un nome scelto a caso. Io me lo traduco in cucina visionaria.
La carta di identità di Insight Eatery
Il ristorante ha una struttura architettonica studiata nei minimi particolari, grazie all’ausilio di Leonardo De Carlo, l’architetto del tristellato Niko Romito.
Legno fuori, legno dentro, arredi minimal con lampade e tavoli di cemento. Tutto ben incastonato.
All’interno oggi circa venti coperti con qualche posto in più d’estate, nella piccola metratura esterna.
Fatto sta che cielo, terra e mare sono lo sfondo naturale. Ti siedi, li fissi e li ammiri da ogni angolazione, con le tende naturalmente mosse dal vento. Nulla è casuale.
Qui Simone Parisotto, chef milanese ormai trapiantato in Abruzzo ha trovato la sua dimensione di cucina. Energica e sprizzante.
I suoi sono piatti di respiro internazionale, esteriorizzano contaminazioni arricchite dalla sua permanenza negli States.
Assieme alla sua brigata canta e si diverte mentre cucina. Ha un talento invidiabile, una carica che sforna piatti virtuosi, gourmet e ricchi di armonia.
Benvenuto dello chef
Che siamo di fronte ad una cucina distinta lo si nota già nell’amuse bouche.
Tartelletta con birra doppio malto, fritta e ripiena di zabaione salato, lattuga sottaceto, rifinita con polvere di alga wakame.
Pralina di baccalà mantecato rifinita con del nero di seppia.
Cialda di pane soffiato ottenuto con del pane di recupero (che bella idea), poi soffiato, con su una purea di cavolo nero ed una foglia di cavolo nero essiccato. Sì perché lo chef non butta nulla, dalla pelle del pesce alle erbette selvatiche circostanti, sino ad altri scarti alimentari. Bravo.
Immancabile dell’ottimo pane a lunga lievitazione ed appena sfornato. Leggerissimo.
Per iniziare ho scelto di abbinare un Franciacorta Nature di Enrico Gatti, 85% chardonnay, 15% pinot noir. Buona struttura e freschezza, bella e progressiva mineralità. Perfetto.
Non aspettatevi una cucina che punta alla tradizione o a rivisitazioni di piatti locali.
Qui c’è un approccio meramente internazionale. Uno studio continuo, fatto di sperimentazione, abbinamenti forti e sfidanti. Senza compromessi.
L’offerta à la carte è abbastanza rotativa mentre i menù degustazione sono due. Io ho scelto quello completo, quanto mai opportuno per verificare la reale spinta dalla cucina.
Carta dei vini abbastanza ampia, la spumantistica verrà arricchita, specie sul versante champagne.
Come si mangia da Insight Eatery
Si inizia a fare sul serio con l’ostrica con olio di rucola e fiori di finocchio selvatico. Un olio profumatissimo che ammorbidisce sia al naso che al palato la salinità del mollusco bivalvo. Combinazione delicatissima.
Pancia di ricciola con salsa di ponzu e bottarga grattuggiata. La prima vera esperienza d’oltreoceano del pranzo. Soia e yuzu della salsa che innalzano la suadente carnosità del pregiato taglio di questo pesce. Io ci ho percepito continue note umami, in soccorso per smorzare la grassezza. Sapidità sempre onnipresente con la bottarga. Irresistibile.
Più soft l’approccio della tartare di gamberi con insalata portulaca, rifinita con una polvere di pelle di pesce fritta ed essiccata. Mescolando tutti gli ingredienti il palato è avvolto da una bella delicatezza. Fresco, scioglievole, perfettamente abbinato alla croccantezza e delicatezza della magica erba spontanea.
Poi un fuori programma che ho richiesto per una mia curiosità. Non è facile trovare un uovo 65° perfetto. Qui ci siamo pressoché vicini. Servito con una salsa ai ricci di mare, tartufo nero e sedano rapa. Mi inchino.
Siamo all’ultimo antipasto. La mano dello chef mette in risalto ulteriori contrapposizioni, giocate su un abbinamento di terra e di mare, osato sì ma con un risultato da primato.
Totano (tenerissimo) ripieno di salsiccia di fegato condito con salsa al nero di seppia e grasso della stessa salsiccia. Incredibile. Un classico piatto di pancia. Chiudo gli occhi e sogno. Un loop di grassezza infinito e buonissimo.
I primi piatti
Con i primi si azzarda ancora di più. Ritrovo la carne ed il pesce nel riso (carnaroli) con gamberi rossi, castelmagno, animelle di vitello e gel ricavato dal brodo di gamberi. Mescolo tutto, le papille godono. Ripenso ancora all’incredibile gusto, al perfetto equilibrio del piatto. Animelle e gamberi, in piacevole combinazione, ora sono amici. Sensazionale.
Data l’impostazione della cucina ho deciso di non stravolgere troppo la bocca scegliendo sempre un Franciacorta. Questa volta il dosaggio zero di Andrea Arici. Percentuali di uvaggio leggermente diverse: 90% chardonnay e 10% pinot noir. Ottima spinta minerale, sorso asciutto ed energico. Come i piatti. To be continued.
Si “vola” nuovamente in oriente con i tortelli ripieni di astice, burrata e carote in agrodolce, serviti in brodo tiepido di prosciutto crudo. Buona la sfoglia, ripieno di mare arricchito dalla docilità e piacevolezza della burrata, appena percepibile. Cottura a puntino. Un piatto gustoso, molto profondo e persistente. Quasi come il mare.
Ci si avvia verso la chiusura con la ricciola cotta a bassa temperatura e rifinita con olio alle olive nere, accompagnata con caponata di melanzane. Un piatto semplice, piacevole alla vista e disinvolto in bocca. Non poteva essere diversamente in un crescendo di sapori, un viaggio intorno al mondo.
Il dolce
Il menù a mano libera termina con uno zabaione ghiacciato, arricchito con croccante alla nocciola e riduzione al vino rosso e mirtilli. Temperatura di servizio perfetta per un dolce buono. Gradevole ed equilibrato, con quel tocco di mirtilli e vino rosso dal sapore tipicamente autunnale, quasi a richiamare la vendemmia.
Il tocco dolce si protrae con una gradevole assaggio di piccola pasticceria, qualitativamente eccelsa.
Quanto costa Insight Eatery
Le due degustazioni prevedono rispettivamente cinque portate a 60 € ed otto portate ad 80 € (questa a mano libera dello chef).
Alla carta gli antipasti sono a 15 euro, i primi a 15/18 euro ed i secondi a 25/28.
Oggi a pranzo, o un domani a cena, quando l’incubo pandemico sarà finito.
Scegliete voi, l’importante è che segniate in rubrica questo indirizzo dall’ambientazione poetica e dalla cucina esuberante. Ne vale davvero la pena.
Insight-Eatery. Contrada Vallevò, 266. Rocca San Giovanni (CH). Tel. +393293820346